La storia del marchio Fiorucci
Gli angioletti, i nanetti, molti sederi, e una comunicazione riconoscibilissima per quasi cinquant'anni

Gli angioletti, i nanetti, molti sederi, e una comunicazione riconoscibilissima per quasi cinquant'anni

Aveva creato uno dei marchi italiani di moda più conosciuti al mondo, quello con gli angioletti: aveva 80 anni

Aveva 82 anni ed è stato uno dei più conosciuti fotografi italiani, noto per le pubblicità di Benetton e per le sue collaborazioni con varie riviste di moda

Una per piedi, due per barbe e una per zaini

«Stanotte non ho chiuso occhio»


Prima degli anni Settanta, gli stilisti si dividevano fra Firenze, Roma e Napoli: poi cominciarono ad aver bisogno di fabbriche

Il loro modo di vestire e acconciarsi mescolava diverse sottoculture britanniche, era economico e facilmente replicabile, e per questo fu imitatissimo

Una storia di soldati russi, vestaglie trapuntate, alta sartoria e articoli da montagna, fino ad arrivare a quello che è oggi


Molti millennial vorrebbero rispondere di no

Alle elezioni amministrative crolla il PdL, perde la Lega malgrado Tosi vinca a Verona al primo turno, e svanisce il Terzo Polo; molto bene il M5S e il PD se la cava

I padiglioni e gli artisti che si stanno facendo notare all'importante esposizione artistica appena inaugurata, aperta fino al 24 novembre

Il ministro dell'Interno Piantedosi vuole procedere con una serie di sgomberi, mentre la giunta pensa a come aiutare gli inquilini

«Il 2 aprile 1984 i Queen, travestiti da casalinghe inglesi, lanciarono una canzone che era un grido di liberazione: "I Want To Break Free". Poi arrivarono gli Smiths, i Pet Shop Boys e i Culture Club. Ma la vera esplosione arrivò a ottobre, quando uscirono i Bronski Beat, Depeche Mode, Frankie Goes To Hollywood e Madonna. Nel giro di pochi mesi “l’amore che non si può dire”, come lo aveva battezzato un secolo prima Oscar Wilde, si dichiarava orgogliosamente al mondo. Fu la vera nascita del “pride”. Attraverso quelle canzoni l’omosessualità maschile entrava in scena in quanto esplicita produttrice di musica, cultura e immaginario. L’inizio di quell’onda continua ancora oggi, ma è talmente sovrapposta al paesaggio culturale e ai consumi da esserne ormai indistinguibile»
