Una canzone di Willy Mason

«Stanotte non ho chiuso occhio»

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Stasera mi è passata sotto le orecchie He’s the greatest dancer delle Sister sledge, classico della discomusic con Nile Rodgers che fa le solite meraviglie con la chitarra (quelle che poi saranno recuperate , Nile Rodgers compreso, dai Daft Punk: dico per voi non boomer): e quando sono arrivato a quel punto in cui per me e mio fratello ragazzini hanno sempre detto “Cugi, Chiarugi”, citando l’indimenticata ala della Fiorentina, del Milan e del Napoli (che al tempo della canzone era già alla Sampdoria), ho deciso dopo 43 anni di controllare cosa dicesse davvero la canzone:
Halston, Gucci, Fiorucci.
Batussi .
Andando dietro a dei link dopo avere visto questo video di Springsteen che si era unito ai Coldplay in un loro concerto in New Jersey, ho scoperto che ciclicamente iniziano dei dibattiti su internet a proposito del dubbio che qualcuno abbia “booed” Springsteen (cioè gli abbia urlato “buu”), dubbio fugato da chi spiega che in realtà stanno urlando “Bruce!”.

I can’t sleep
Willy Mason

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Del dormire, l’attività che occupa più tempo nelle nostre vite, si parla troppo poco: o meglio, se ne parla poco sul piano del dibattito comune e condiviso, perché poi privatamente ognuno di noi del suo dormire o no parla moltissimo. È il principale argomento di conversazione mattutino (e per alcuni oltre che mattutino): come hai dormito, ho dormito malissimo, ho sognato questo, e il racconto dei sogni, eccetera (non credo ci sia stato giorno che abbia passato con mio padre in cui non mi abbia detto “non ho chiuso occhio”: probabilmente era pure vero). Tutto noiosissimo per chi ascolta – non succede mai niente di eccezionale in questi racconti -, ma c’è una specie di accordo implicito di scambio per cui tolleriamo i racconti sul sonno altrui per poter noi stessi annoiare altrui con i racconti sul sonno nostro; oltre al fatto che siamo persone gentili e premurose, e lo chiediamo per gentilezza, “come hai dormito?”: implicando che la risposta sia laconica e che poi si possa passare ad altro.
Però ci si informa e si discute poco sul sonno, e se state pensando che sia un tema troppo abituale e banale in cui non succede niente di nuovo, guardate quanto ci impegnamo invece in attenzioni e studi sul tempo che fa: certo, il tempo è pubblico, di tutti, il sonno è privato. Vabbè, l’ho messa lì: ci possono essere modi di far diventare il sonno un argomento sexy?

Le canzoni se ne sono occupate non poco, invece. Il caso più insistente che mi viene in mente è quello dei Beatles, che a distanza di solo un paio d’anni fecero sia I’m only sleeping che I’m so tired (e anche Golden slumbers un anno dopo, anche se sui sogni e sulle ninne nanne allora c’è un mondo: Last night I dreamt degli Smiths, toh). Degli Smiths invece vale Asleep , e forse anche Wake up little Susie degli Everly brothers. anche Mentre direi non valide Wake me up before you go-go dei Wham e Daysleeper dei REM, per lateralità.

Willie Mason è un cantautore americano quasi quarantenne, che ebbe una limitata notorietà quindici anni fa con questo disco quando fu promosso da Conor Oberst dei Bright Eyes , e che poi ha tenuto una onesta carriera di rincalzo, piccoli tour, cantare e suonare con questo o quello, un disco suo ancora l’anno scorso. Il disco del 2007 invece si chiamava When the ocean gets rough , che sembra un bel modo di dire “quando fossimo in cattive acque”, ma non sono sicuro che lo sia. Comunque, nella dondolante canzone lui non riesce a dormire: non per sofferenze o che so io, è che proprio non riesce a dormire. Certo, gli succede quando non c’è lei (o lui).
I can’t sleep
When you’re gone
Nighttime speaks
And I’m too proud to break the firing line
I’m waiting for the gods to take my eyes
Take them out beyond the border line
Show me the road through eagles eyes
I know that way we haven’t far to ride
Books and hooks and paper cups
Oh help me I can’t sleep


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