Vendola sulla frontiera

Facile, automatico, pigro, il cortocircuito politicista è scattato non appena, sulla Tav, Bersani ha preso una posizione e Vendola ha preso la posizione opposta. Dunque il Pd vuole rompere a sinistra e volgersi verso Casini, e anche verso Fini. E giù le polemiche.

C’è questo semplice principio che si fa fatica ad accettare: che un grande partito si senta libero – anzi si senta in dovere – di assumere le posizioni che ritiene giuste senza prima misurare la temperatura degli alleati, o addirittura dei potenziali alleati visto che non esiste ancora una coalizione definita. Se Bersani lunedì, prima di esprimersi sui lanciatori di pietre della libera repubblica della Maddalena di Chiomonte, avesse dovuto concordare la linea con Vendola e misurare le parole che, invece, sono state giustamente molto dure e nette, forse i fautori dell’unità a sinistra a ogni costo sarebbero stati più tranquilli. Il Pd però avrebbe abdicato al proprio compito e al proprio dovere.

Piuttosto c’è un insegnamento da trarre dalla manifestazione ostile rapidamente convocata dal “popolo viola” sotto le finestre della direzione democratica a Roma (come sotto quelle del sindaco di Torino e altrove: a Mantova con assalti ai circoli Pd). È un insegnamento che riguarda il futuro, quel futuro post-berlusconiano sul quale tanti si interrogano: adesso sappiamo meglio come potrà essere.

Sappiamo che una quota di radicalismo di sinistra non si integrerà mai, non accetterà mai le scelte di un centrosinistra di governo come non l’ha fatto in passato (e a ragione, dal suo punto di vista: per esempio la Tav, nel bene e nel male, è anche figlia di Prodi). Questo non è un problema del Pd, anzi vale da conferma della sua linea. Casomai potrebbe esserlo per il tipo di riformismo di cui Vendola è portatore, e che senza dubbio dovrà avere uno spazio nel futuro centrosinistra. Perché alla fine ci si troverà Nichi, lungo quella frontiera con l’estremismo. La sua opzione non-violenta è antica e fuori discussione, ma per il resto ci saranno tante scelte non facili da fare. Come gli è capitato, recentemente, sulle tariffe dell’acqua pugliese.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.