Come sta andando il disarmo di Hezbollah
Dovrebbe completarsi entro fine anno nel sud del Libano: per ora procede, ma poi arriverà la parte difficile

Sabato il primo ministro libanese Nawaf Salam ha annunciato che nel giro di qualche giorno l’esercito libanese avrebbe completato la prima fase del programma di disarmo di Hezbollah, uno dei gruppi politici e militari più potenti del Medio Oriente, sostenuto dall’Iran. Il disarmo è previsto dal cessate il fuoco concordato fra Israele e Libano nel novembre del 2024, dopo un anno di attacchi e una invasione israeliana del sud del territorio libanese.
L’accordo con Israele, mediato dagli Stati Uniti, prevedeva che entro la fine del 2025 l’esercito libanese sequestrasse le armi e smantellasse le basi del braccio armato di Hezbollah a sud del fiume Leonte, quindi nella fascia territoriale del Libano che confina con Israele (e in parte con la Siria). In cambio Israele si impegnava a interrompere ogni attacco in territorio libanese.
Non c’è modo di verificare in maniera indipendente l’affermazione di Salam, ma diversi giornali l’hanno presa per buona: anche perché già a fine aprile un funzionario libanese aveva fatto sapere ai giornali che il 90 per cento del disarmo di Hezbollah a sud del Leonte era stato completato.
«Il paese è pronto per la seconda fase», ha detto Salam sabato, riferendosi al fatto che a partire dal 2026 in teoria il governo e l’esercito libanese dovranno disarmare Hezbollah anche nel resto del paese. Non sarà semplice: sia perché il gruppo rimane radicato e popolare in diverse zone del paese – peraltro non ha mai detto di volersi disarmare del tutto – sia perché le istituzioni nazionali del Libano non sembrano sufficientemente forti per imporsi. Nel maggio del 2026 poi in Libano sono previste le elezioni parlamentari: alcuni analisti che hanno parlato con Reuters ipotizzano che durante la campagna elettorale il piano di disarmo possa rallentare, per evitare problemi.
«La situazione è estremamente precaria, piena di contraddizioni e per far sì che esploda basta soltanto che qualcuno accenda la miccia», ha detto a Reuters un diplomatico che ha preferito rimanere anonimo.
Prima dell’ultima fase di attacchi con Israele, Hezbollah era considerato il gruppo paramilitare più potente del Medio Oriente, se non del mondo. Uno studio del 2020 aveva stimato che potesse contare su 20-30mila miliziani attivi e altrettanti riservisti, oltre che su un arsenale simile a quello di un esercito convenzionale: piccoli carri armati, droni, missili e razzi.
Negli ultimi due anni però Hezbollah è stato pesantemente indebolito, sia sul piano politico che su quello militare.

Un soldato israeliano posa con alcune armi sequestrate a Hezbollah nell’ottobre del 2024 (AP Photo/Maya Alleruzzo)
I suoi principali dirigenti sono stati uccisi da Israele in una serie di attacchi, così come molti miliziani sono morti negli scontri con l’esercito israeliano durante l’invasione del sud del Libano avviata a fine settembre del 2024. È stato un periodo pessimo anche per gli alleati internazionali del gruppo: il dittatore siriano Bashar al Assad è stato deposto, mentre l’Iran è uscito molto indebolito da una guerra di 12 giorni con Israele e una crisi economica e sociale difficilissima da gestire.
Questa situazione ha consentito all’esercito libanese di disarmare piuttosto rapidamente le postazioni e le milizie di Hezbollah più vicine al confine con Israele. Secondo una stima dell’esercito statunitense citata dal New York Times, finora sono stati confiscati a Hezbollah circa 10mila razzi e 400 missili.
Al contempo proseguire nel disarmo sarà complicato, dato che Hezbollah può contare su un consenso ancora piuttosto ampio nella comunità musulmana sciita in Libano. Secondo un sondaggio realizzato la scorsa estate dalla società statunitense Gallup, circa un libanese su cinque non ritiene che l’esercito libanese debba essere l’unico gruppo armato del paese. La percentuale sale al 69 per cento fra gli sciiti.
Hezbollah stessa non si è impegnata in alcun modo a disarmarsi completamente. Intervistato dal New York Times, un analista vicino al gruppo ha fatto una dichiarazione piuttosto criptica: «Da una parte ci stiamo rafforzando e preparando alla guerra, dall’altra stiamo cercando di prevenirla e trovare soluzioni per il Libano».
Anche Israele in realtà sta mantenendo una posizione piuttosto ambivalente: da un lato partecipa agli incontri con i funzionari libanesi e collabora allo sforzo per disarmare Hezbollah (sembra anche che l’intelligence israeliana abbia fornito a quella libanese la posizione di alcuni depositi di armi del gruppo), dall’altro si lamenta del fatto che il governo libanese non stia facendo abbastanza, e bombarda quelli che definisce obiettivi di Hezbollah su base quasi quotidiana.
Lunedì il ministero della Salute libanese ha fatto sapere che tre persone sono state uccise nel bombardamento di un’automobile nei pressi di Sidone, nella zona centrale del Libano. Israele si è limitata a dire di avere colpito alcuni membri di Hezbollah.



