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  • Lunedì 22 dicembre 2025

Nel Regno Unito sei attivisti pro Palestina stanno facendo lo sciopero della fame

Sono in custodia cautelare e tre sono stati portati in ospedale: sta diventando un problema per il governo Laburista di Keir Starmer

Una manifestazione in sostegno dello sciopero della fame a Londra, di fronte all'ingresso del ministero della Giustizia, 18 dicembre 2025 (Photo by Martin Pope/Getty Images)
Una manifestazione in sostegno dello sciopero della fame a Londra, di fronte all'ingresso del ministero della Giustizia, 18 dicembre 2025 (Photo by Martin Pope/Getty Images)
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Nel Regno Unito attivisti e membri delle opposizioni stanno criticando il governo Laburista di Keir Starmer per il modo in cui sta gestendo lo sciopero della fame a cui sei attivisti per la Palestina si stanno sottoponendo da settimane. Gli attivisti sono in custodia cautelare in diverse carceri del paese, e hanno richieste ben precise: la chiusura delle fabbriche di armi che operano nel Regno Unito e che riforniscono Israele; la rimozione di Palestine Action – l’associazione di cui fanno parte – dalla lista delle organizzazioni terroristiche; migliori condizioni per i detenuti; la scarcerazione su cauzione e un giusto processo. Quest’ultima richiesta include anche la pubblicazione di una serie di documenti che secondo gli attivisti proverebbero che il governo britannico ha interferito con le indagini e i processi relativi agli attivisti di Palestine Action.

Gli attivisti che stanno facendo lo sciopero della fame sono Qesser Zuhrah, 20 anni, al 51esimo giorno di sciopero; Amu Gib, 30 anni (51 giorni); Heba Muraisi, 31 anni (50 giorni); Teuta Hoxha, 29 anni (44 giorni), Kamran Ahmed, 28 anni (43 giorni); Lewie Chiaramello, 22 anni (29 giorni). Umer Khalid, 20 anni, e Jon Cink, di 25, hanno interrotto lo sciopero rispettivamente dopo 13 e 41 giorni.

Alcuni di loro erano stati arrestati e sono in custodia cautelare in carcere per aver fatto irruzione nella sede britannica della fabbrica di armi israeliana Elbit Systems, altri per lo sconfinamento nella base militare di Brize Norton, vicino a Oxford. In quell’occasione vennero sporcati con vernice rossa due aerei militari, per un danno stimato di otto milioni di euro. Il governo britannico ha designato Palestine Action come organizzazione terroristica lo scorso luglio, dopo i fatti contestati agli attivisti arrestati.

Zuhrah e Gib scioperano da più tempo degli altri. Hanno iniziato lo scorso 2 novembre, una data simbolica perché ricorda il 2 novembre del 1917, il giorno in cui il Regno Unito si disse favorevole alla formazione di uno stato ebraico in Palestina. La lettera divenne nota come dichiarazione Balfour, dal nome del ministro degli Esteri che la scrisse, Arthur Balfour.

Nei giorni scorsi Zuhrah, Gib e Ahmed sono stati portati in ospedale per le conseguenze della privazione di cibo. «Detto in modo semplice, stanno morendo» aveva detto giorni prima del ricovero James Smith, un medico che ha incontrato gli attivisti ed è in contatto con le famiglie.

Poco prima Gib aveva scritto una lettera aperta al Guardian in cui aveva denunciato discriminazioni e maltrattamenti, tra cui la negazione di tempo con gli altri detenuti e l’esclusione dal corso di attività manuali per aver scritto «Palestina libera» con il punto croce su un cuscino. Nella lettera descriveva anche le sue condizioni: «Ho perso 11 chili e mi muovo al rallentatore. I livelli di zucchero nel mio sangue sono molto bassi, e quelli di chetoni […] sono molto alti.» (I chetoni sono sostanze di rifiuto prodotte dall’organismo quando non ha a disposizione abbastanza zuccheri da bruciare).

La conferenza stampa tenuta a Londra il 18 dicembre da attivisti e persone vicine ai detenuti in sciopero, 18 dicembre 2025. Il secondo da sinistra è Jeremy Corbyn (Photo by Carl Court/Getty Images)

Nei giorni scorsi un gruppo di 800 persone tra cui medici, giuristi e persone vicine agli attivisti avevano chiesto un incontro il vice primo ministro e segretario alla Giustizia David Lammy, che però l’aveva rifiutato. Lo stesso esito aveva avuto una richiesta simile da parte di più di 50 parlamentari, che volevano discutere con il governo del caso degli attivisti. Molti stanno criticando il governo sostenendo che gli attivisti abbiano ricevuto cure mediche troppo tardi, e che la comunicazione con le loro famiglie sia stata insufficiente.

Tra questi c’era anche Jeremy Corbyn, parlamentare ed ex leader dei Laburisti che ha da poco fondato un nuovo partito di sinistra. Interrogato direttamente da Corbyn durante un question time in parlamento, Starmer aveva risposto: «Esistono regole e procedure per quanto riguarda gli scioperi della fame [in carcere], e sono quelle che stiamo seguendo».

Nel paese il tema degli scioperi della fame è molto sentito perché ricorda quelli fatti da alcuni membri dell’IRA, il gruppo armato che tra gli anni Settanta e Novanta combatteva per l’unificazione di Irlanda e Irlanda del Nord: furono tra i più lunghi della storia britannica, portarono alla morte di due persone dopo 46 e 66 giorni, e misero in grave difficoltà l’allora governo della prima ministra Conservatrice Margaret Thatcher.