Quasi tre miliardi di euro per l’Ucraina sono bloccati su un conto inglese
L'oligarca russo Roman Abramovich li ricavò dalla vendita del Chelsea, e poi doveva devolverli a una fondazione benefica

Il governo del Regno Unito ha dato 90 giorni di tempo a Roman Abramovich, oligarca russo ed ex proprietario della squadra di calcio del Chelsea, per trasferire a un ente umanitario a favore dell’Ucraina i 2,5 miliardi di sterline (2,9 miliardi di euro) ottenuti dalla vendita della squadra, altrimenti gli farà causa. Abramovich vendette la squadra nel 2022, dopo l’inizio dell’invasione russa su larga scala: il trasferimento del ricavato era previsto da un accordo fatto con il governo al momento della vendita, ma non è mai avvenuto.
Abramovich ha 59 anni, un patrimonio di alcuni miliardi di dollari ed è molto vicino al presidente russo Vladimir Putin, come sostanzialmente tutti gli oligarchi. Nel 2003 acquistò per 140 milioni di sterline il Chelsea, storica squadra di Londra che da quel momento sarebbe diventata tra le più ricche e vincenti in Inghilterra, arrivando anche a vincere due edizioni della Champions League, la principale competizione europea.
Quando la Russia invase l’Ucraina, nel febbraio del 2022, il governo britannico e l’Unione Europea misero lui e altri oligarchi russi sotto sanzioni. Abramovich allora decise di vendere il Chelsea, anche per via delle molte pressioni fatte dal governo britannico.
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Il governo gli diede il permesso di vendere il Chelsea a patto che non ne beneficiasse personalmente, ma devolvesse la somma ricavata ad attività umanitarie per l’Ucraina. In breve tempo il Chelsea fu venduto a un gruppo di investitori rappresentato da Todd Boehly, co-proprietario delle squadre di baseball e basket di Los Angeles, i Dodgers e i Lakers, fra le più ricche e redditizie nel mondo dello sport. Il ricavato, pari a 2,5 miliardi di sterline, fu depositato su un conto congelato in una banca inglese, controllato da Fordstam, una società di proprietà di Abramovich. L’accordo prevedeva la creazione di una fondazione benefica apposita su cui trasferire i soldi, che poi avrebbero dovuto essere usati per cause umanitarie in Ucraina.

Roman Abramovich durante una partita della squadra femminile del Chelsea a Göteborg, Svezia, 16 maggio 2021 (AP Photo/Martin Meissner)
Da quel momento però Abramovich ha ritardato l’invio del denaro, che è ancora fermo in quel conto, e la fondazione non è nemmeno stata creata. Sia a marzo sia a giugno il governo britannico aveva detto che avrebbe valutato azioni legali se Abramovich non avesse spostato i soldi dal conto, ma le cose non sono cambiate. Abramovich insiste sul fatto che i soldi dovrebbero andare a beneficio di «tutte le vittime della guerra», quindi anche quelle russe.
La ministra delle Finanze britannica Rachel Reeves ha descritto il ritardo nella trasmissione dei soldi come «inaccettabile», e il primo ministro Keir Starmer ha detto in parlamento che «il tempo stringe». Starmer ha anche chiarito che il governo ha dato il permesso ad Abramovich di spostare i soldi dal conto, normalmente congelato, ma sta a lui adoperarsi per creare la fondazione e trasferirci i soldi.
Come molti oligarchi, Abramovich ha sempre mantenuto un profilo riservato. A marzo del 2022 partecipò ai primi negoziati tra Ucraina e Russia nell’ambiguo ruolo di intermediario, e nello stesso periodo si parlò di un caso di sospetto avvelenamento contro di lui, sulle cui circostanze sono rimasti vari dubbi. Oltre al Chelsea aveva molte altre proprietà e investimenti nel Regno Unito: tra le altre cose una residenza da 15 stanze, dal valore di almeno 150 milioni di sterline, in una delle zone più esclusive di Londra. Tutti sono stati congelati per via delle sanzioni.



