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  • Giovedì 11 dicembre 2025

Qualcosa si è mosso nell’ECOWAS

L'organizzazione degli stati dell'Africa occidentale è intervenuta per sventare un golpe in Benin, dopo anni di critiche per la sua inefficacia

Una riunione dell'ECOWAS a Bissau, la capitale della Guinea-Bissau, dove a fine novembre c'è stato un colpo di stato, 1 dicembre 2025 (AP Photo/Bubacar Camara)
Una riunione dell'ECOWAS a Bissau, la capitale della Guinea-Bissau, dove a fine novembre c'è stato un colpo di stato, 1 dicembre 2025 (AP Photo/Bubacar Camara)
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Il tentativo di colpo di stato in Benin del 7 dicembre è durato poche ore. Durante la mattinata un gruppo di militari aveva annunciato in televisione di aver deposto il presidente Patrice Talon. Poco dopo la Nigeria è intervenuta mandando aerei da guerra in appoggio al presidente e l’ECOWAS, l’organizzazione che riunisce i paesi dell’Africa occidentale, ha inviato in Benin truppe provenienti dal Ghana, dalla Nigeria, dalla Costa d’Avorio e dalla Sierra Leone. Poco dopo mezzogiorno Talon aveva detto di aver ripreso il controllo del paese e le cose sono tornate alla normalità: il golpe era stato sventato.

L’intervento dell’ECOWAS è stato un fattore determinante per il fallimento del colpo di stato, seppure non l’unico (per esempio i golpisti avevano poco sostegno tra la popolazione e nell’esercito). Ha anche contribuito a ridare credibilità all’organizzazione, che in più occasioni è stata criticata per la sua inefficacia e negli ultimi anni è stata molto indebolita anche dall’uscita di alcuni stati.

L’ECOWAS è la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, un’organizzazione regionale fondata nel 1975 da 15 stati africani della costa Atlantica e dell’entroterra occidentale. Nel tempo la sua conformazione è cambiata, e oggi ne fanno parte Benin, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo. Nacque esplicitamente con lo scopo di favorire la cooperazione economica e il libero passaggio di merci e persone tra gli stati membri, ma fin da subito è stato chiaro che dovesse avere un ruolo anche nel mantenimento della pace e della sicurezza nella regione.

L’Africa occidentale è una delle regioni più politicamente instabili del continente. C’entrano molto l’eredità lasciata dalle potenze coloniali, l’arbitrarietà con cui hanno stabilito i confini degli stati e hanno favorito la distribuzione diseguale delle risorse, ma anche la debolezza delle istituzioni democratiche di questi paesi e la presenza di milizie jihadiste anche molto potenti. Soltanto negli ultimi cinque anni in questo pezzo di continente ci sono stati otto colpi di stato riusciti (e molti altri falliti): l’ultimo in ordine di tempo è stato quello in Guinea-Bissau, a fine novembre.

Negli anni Novanta venne creato l’ECOMOG, chiamato anche gruppo dei “caschi bianchi”, una forza militare che divenne permanente nel 1999. È formato da più di 20mila soldati degli stati membri, che hanno principalmente un ruolo di peacekeeping e negli anni sono intervenuti in diversi conflitti. Le critiche all’ECOWAS però si concentrano soprattutto sui conflitti in cui l’organizzazione non è intervenuta, o non lo ha fatto con sufficiente tempestività ed efficacia.

Da sinistra: il presidente dell’ECOWAS Omar Turay, il presidente del Benin Patrice Talon, e il ministro degli Esteri della Nigeria Yusuf Tuggar a un incontro dell’ECOWAS in Nigeria, a giugno 2025 (AP Photo/Olamikan Gbemiga)

Un caso recente è stato il colpo di stato in Niger del 2023, con cui una parte dell’esercito destituì il presidente eletto Mohamed Bazoum e instaurò un regime militare. In quel caso la risposta dell’ECOWAS era stata lenta e per alcuni versi controproducente: aveva minacciato fin da subito un intervento militare che poi non si era concretizzato, lasciando il tempo ai golpisti di insediarsi e consolidare la presa sul paese; poi aveva annunciato delle sanzioni economiche ritirate poco dopo, e infine aveva scelto di agire solo per via diplomatica. L’organizzazione si era già mossa in modo simile anche nel colpo di stato in Mali del 2021, e in quello in Burkina Faso del 2022.

Questi tre paesi (Niger, Mali, Burkina Faso), dove nel frattempo si sono instaurati regimi militari, sono gli stessi che a gennaio del 2024 hanno annunciato il ritiro dall’ECOWAS: la loro fuoriuscita ha indebolito molto l’organizzazione, sia da un punto di vista politico che pratico (per esempio peggiorando la tenuta del confine tra Niger e Nigeria, dove sono aumentate le incursioni jihadiste e il traffico di armi). Molti analisti ritengono che la responsabilità per questo danno sia stata proprio dell’ECOWAS e della sua strategia inefficace di fronte alle crisi.

In Benin le cose sono andate diversamente. L’organizzazione ha operato in circostanze favorevoli, per vari motivi: da un lato il presidente Talon non è mai stato arrestato o realmente deposto, e ha potuto richiedere formalmente l’intervento degli alleati. Dall’altro come detto il tentativo di golpe non ha trovato l’appoggio della popolazione. Inoltre la Nigeria aveva tutto l’interesse a evitare una nuova crisi in Benin, con cui condivide un lungo confine.