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  • Lunedì 8 dicembre 2025

Le ipotesi sulla vendita di GEDI

Da mesi girano voci, ora confermate, che la famiglia Elkann stia trattando per liberarsi del gruppo che possiede tra le altre cose La Repubblica e La Stampa

John Elkann, presidente del gruppo Exor (Giulio Lapone/LaPresse)
John Elkann, presidente del gruppo Exor (Giulio Lapone/LaPresse)
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Da mesi girano indiscrezioni su presunte trattative per la vendita del grande gruppo editoriale GEDI da parte della società Exor. GEDI è di Exor dal 2019, ed è la società che possiede, tra le altre cose, Repubblica e la Stampa (rispettivamente il secondo e il terzo quotidiano più diffusi in Italia), il sito di news HuffPost, e le radio Deejay e Capital. Exor ha sede in Olanda ed è di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann: ha al suo interno molte altre imprese oltre GEDI, tra cui soprattutto l’azienda automobilistica Stellantis. Exor vorrebbe liberarsi di GEDI sia per la gestione complicata della testata maggiore, Repubblica, sia perché insoddisfatta di come va il business dei suoi giornali, un’insoddisfazione che il presidente di Exor John Elkann non ha mai nascosto.

Negli ultimi mesi diversi giornali, tra cui soprattutto Domani e il Fatto Quotidiano, hanno pubblicato ricostruzioni più o meno dettagliate sullo stato delle trattative, su chi fossero gli interessati, su chi avrebbe comprato cosa, arrivando talvolta a ipotizzare anche per quanti soldi. Finora erano rimaste solo voci, ma domenica una nota di GEDI affidata alle agenzie per smentire l’ennesima ricostruzione ha finito per confermare davvero l’esistenza di una trattativa in corso: «Le trattative con il gruppo Antenna proseguono positivamente; le ipotesi di discussioni alternative con altre controparti non hanno alcun fondamento».

Il gruppo Antenna è un conglomerato editoriale internazionale di proprietà dei Kyriakou, nota famiglia greca di imprenditori con affari nel settore dei media, delle navi, della finanza e degli immobili. Il gruppo Antenna, molto importante nel mondo dei media in Grecia, è già molto presente all’estero: nell’Europa dell’Est soprattutto, ma anche in Australia e negli Stati Uniti.

Effettivamente i giornali – il primo dei quali è stato il Foglio – scrivevano da mesi che i più interessati a comprare GEDI fossero proprio i Kyriakou: del gruppo Antenna e del suo presidente Theodore Kyriakou, il giornale Domani ha anche raccontato di presunti legami con l’Arabia Saudita e con il principe Mohammed bin Salman.

Allo stato delle cose si sa solo che una trattativa tra i Kyriakou e gli Agnelli-Elkann effettivamente c’è. Su cosa precisamente e per quanti soldi ci sono solo ipotesi.

Quella più condivisa è che il gruppo greco sia interessato solo a una parte delle testate di GEDI: le più redditizie, cioè le radio (Capital, Deejay, m2o) e One Podcast, l’azienda che si occupa dei prodotti podcast; e il quotidiano più letto e influente del gruppo, cioè Repubblica.

Domenica, dopo la conferma di GEDI sull’esistenza delle trattative, proprio la redazione di Repubblica ha scritto un duro comunicato, in cui dice di aver appreso la notizia sulle trattative dalle agenzie, dopo mesi in cui ne chiedevano conto alla stessa GEDI. I giornalisti hanno parlato di «ennesima umiliazione» e di «scientifica distruzione di un gruppo editoriale». I giornalisti hanno concluso il comunicato dicendo: «Non resteremo in silenzio a guardare l’orribile spettacolo che ci viene propinato». È prevista per martedì un’assemblea dei giornalisti della testata.

All’acquisto della Stampa, storicamente della famiglia Agnelli-Elkann, anche prima che comprassero GEDI, sarebbe invece interessata NEM, società creata da un gruppo di imprenditori veneti, che nel 2023 aveva già acquistato da GEDI un gruppo di quotidiani del nord est: Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova VeneziaIl Corriere delle Alpi di Belluno, Il Messaggero Veneto di Udine, Il Piccolo di Trieste, oltre al sito Il Nord Est Economia.

L’ultimo giornale locale rimasto a GEDI, la Sentinella del Canavese di Ivrea, sarebbe oggetto di interesse del gruppo pugliese degli imprenditori Ladisa, che vorrebbe anche l’HuffPost. I giornalisti della Sentinella del Canavese scrissero qualche settimana fa di aver ottenuto una smentita da GEDI.

Tutte queste ipotesi si basano sulla presunta volontà dell’azienda di vendere il gruppo pezzo per pezzo a diversi acquirenti. Domani scrive però che è possibile anche che il gruppo greco decida di prendere tutta GEDI, visto che Exor starebbe in realtà facendo fatica con gli altri possibili compratori.

E sempre secondo Domani ci sarebbe poi un altro potenziale interessato a comprare tutto il gruppo insieme, per 140 milioni di euro pareggiando l’offerta dei Kyriakou: Leonardo Maria Del Vecchio, figlio di Leonardo Del Vecchio, cioè il fondatore dell’azienda di montature di occhiali Luxottica (che ora si chiama EssilorLuxottica, dopo la fusione con un’azienda francese). La sua proposta prevederebbe il coinvolgimento della sua società, Lmdv Capital, e non della potente holding di famiglia, cioè il gruppo Delfin.

La sua offerta non sarebbe però in considerazione, e anzi sarebbe proprio l’oggetto della smentita che GEDI ha fatto domenica, quando ha ammesso la sola esistenza delle trattative col gruppo greco. Secondo Domani la trattativa con i Kyriakou sarebbe proprio nelle fasi finali, e dovrebbe concludersi nel giro di qualche settimana.

Exor comprò i giornali del gruppo GEDI nel 2019 dalla famiglia De Benedetti: Carlo De Benedetti è stato tra i soci storici di Repubblica fin dai suoi primi anni (ora è editore di Domani). Da allora, nonostante molte promesse di investimenti e innovazione, i giornalisti delle testate del gruppo hanno sempre lamentato una tendenza alla riduzione dei costi e del personale, una scarsa visione per il futuro, una tendenza a fare cassa, e anche pressioni per trattare con favore i temi legati alla crisi di Stellantis (sempre di proprietà di Exor, il cui conflitto di interessi è solo occasionalmente dichiarato sui giornali del gruppo): il tutto, unito all’epocale crisi dei giornali, ha contribuito a loro dire al declino del gruppo.

– Leggi anche: Charlie, una newsletter sul dannato futuro dei giornali