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  • Sabato 18 novembre 2023

Cosa succede nei quotidiani locali del Nordest

Il gruppo GEDI ha ceduto il suo patrimonio a una nuova società composta da diversi protagonisti del potere economico ed editoriale veneto

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Lo scorso agosto l’editore GEDI, che pubblica tra le altre cose i quotidiani nazionali La Repubblica e La Stampa, ha definito la cessione per 38 milioni di euro a una società chiamata Nord Est Multimedia (NEM) di sei quotidiani locali: Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova VeneziaIl Corriere delle Alpi di Belluno, Il Messaggero Veneto di Udine, Il Piccolo di Trieste. Quattro quotidiani del Veneto e due del Friuli Venezia Giulia, a cui si aggiunge la testata online specializzata Nord Est Economia. Alle sei redazioni lavorano complessivamente 137 giornalisti e circa 400-500 collaboratori: la nuova società NEM si è presentata ai lettori il 3 novembre.

Si tratta di giornali che, pur nel contesto del costante declino della carta stampata, hanno una presenza rilevante nelle relative città: ad agosto 2023 raggiungevano complessivamente circa 70mila lettori e hanno una buona diffusione online. Ancora ad agosto il Messaggero Veneto era il più visitato tra i sei siti con circa 60 mila utenti unici quotidiani. Alcuni hanno una lunga storia: Il Piccolo è stato fondato nel 1881, il Messaggero Veneto nel 1946 mentre gli altri sono nati tra gli anni ‘70 e ‘90.

L’uscita di GEDI
Il gruppo GEDI, che ha ceduto i giornali, è controllato dalla holding olandese Exor di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann, che è editore, oltre che di Repubblica e della Stampa, anche del Secolo XIX di Genova, del sito di news HuffPost Italia, di Radio Deejay, Radio Capital e Radio m2o: fino a pochi anni fa possedeva anche il più grande patrimonio italiano di giornali locali, quasi una ventina, creato nel tempo dal gruppo Espresso, prima che venisse acquistato da Exor nel 2019 e rinominato GEDI.

Tra le scelte della nuova proprietà c’è stata la dismissione di quasi tutto quel settore (restano oggi in GEDI solo la Provincia Pavese e la Sentinella del Canavese), che ha portato nei mesi scorsi al cambio di proprietà dei quotidiani del Nord Est, dopo una serie di accorpamenti di funzioni iniziata già negli anni scorsi. Pier Vittorio Buffa – vice direttore tra il 1989 e il 1993 di Mattino di Padova, Tribuna di Treviso e Nuova Venezia – parla di come i tre quotidiani veneti all’inizio degli anni Novanta avevano una copertura «iperlocale, perché c’era un direttore che seguiva soprattutto Padova, un vicedirettore per Treviso e l’altro vice per Venezia: ciascuno dei tre membri della direzione seguiva un giornale. Non era solo una questione formale, ma una questione di attenzione alla cronaca locale e di rapporti con i poteri locali»: questo ha garantito alle diverse testate una identità singolare e un radicamento sul territorio.

Enrico Marchi e NEM
La società NEM che ha acquistato i giornali da GEDI è nata recentemente, e la figura più rilevante che ha coordinato le operazioni dei soci è Enrico Marchi, imprenditore con diffusi interessi in vari settori commerciali ed economici. Marchi è di origine trevigiane ed è nato nel 1956: una volta ha detto che da giovane gli sarebbe piaciuto diventare pilota o giornalista. Si è laureato in economia aziendale alla Bocconi di Milano e ha fondato nel 1980 Finanziaria Internazionale: oggi è una holding che opera nei servizi finanziari (come Banca Finint), nelle infrastrutture (come Save) e nell’esternalizzazione delle attività aziendali (come Finint Bpo).
Come spiega il Corriere della Sera, il gruppo Banca Finint «amministra circa 10 miliardi di attivi e occupa oltre 550 persone, più 200 consulenti finanziari»; Save invece amministra uno dei più importanti sistemi aeroportuali italiani, controllando gli aeroporti di Venezia, Treviso, Verona e Brescia e ha quote anche nella società di gestione dell’aeroporto di Bruxelles South Charleroi.

Il rinnovato interesse di Marchi per il giornalismo è probabilmente nato dalla vicinanza con Paolo Possamai, giornalista nato nel 1960 che ha lavorato per molti anni nel gruppo Espresso e in GEDI. Possamai è di origine vicentina (suo figlio Giacomo è stato eletto sindaco di Vicenza quest’anno), ha spesso coperto argomenti di economia scrivendo per l’inserto di Repubblica, Affari e Finanza, per sette anni ha diretto Il Piccolo di Trieste e successivamente ha diretto tra il 2016 e il 2021 i quattro quotidiani veneti adesso acquistati da NEM. Da qualche tempo Possamai è diventato consulente strategico di alcune operazioni di Marchi. Sempre come consulente Marchi ha assunto il politico Federico D’Incà, originario della provincia di Belluno ed ex ministro per i Rapporti con il parlamento del Movimento 5 Stelle.

Marchi viene descritto come una persona che raramente si espone mediaticamente, e, proprio per questo, è significativa la sua presenza nella costituzione e guida delle operazioni di NEM, che è stata probabilmente una garanzia per gli imprenditori entrati a far parte di NEM: i quali hanno interessi in diversi settori infrastrutturali, commerciali, industriali o siderurgici. Non sembra però probabile che l’operazione possa portare direttamente Marchi a una candidatura politica (il secondo mandato del sindaco di Venezia Brugnaro e il terzo mandato del presidente della regione Veneto Zaia terminano nel 2025), mentre potrebbe essere possibile un suo interesse per la presidenza di Confindustria (il mandato di Carlo Bonomi termina nel 2024), dentro un confronto più generale a proposito di ruoli sempre più rilevanti degli industriali veneti nell’associazione nazionale.

Allo stesso tempo l’elevato numero dei soci di NEM – diciotto – potrebbe rassicurare su una maggiore indipendenza delle redazioni dagli interessi di un singolo editore. L’intento presentato più volte dal gruppo editoriale appare quello di fare informazione per «raccontare e interpretare il Nord Est attraverso giornali cartacei, digitali, radio, Tv» e portare avanti gli interessi di «una parte di Paese – il Triveneto appunto – che pesa per il 15 per cento del PIL nazionale e, non di meno, esprime una formidabile vitalità sul versante della cultura, della solidarietà sociale, della spinta all’innovazione nell’impresa».

Il “Nordest” cosiddetto
Nel nome della società editoriale – Nord Est Multimedia – torna un concetto che riprende quanto espresso in passato dal giornalista e storico direttore del Gazzettino di Venezia Giorgio Lago, che parlava, tra le altre cose, di riformare in modo federalista (semplificando: per una maggiore autonomia di regioni o porzioni di territorio) l’Italia e l’Europa e anche dei molti punti in comune tra le varie regioni del nord est. Parte di queste riflessioni sono state riprese anche in un’intervista a Massimo Cacciari il giorno della presentazione del nuovo gruppo editoriale. I giornali rilevati da NEM possono avere la funzione di trasmettere gli interessi economici, sociali e politici di quel territorio a livello nazionale.

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I giornali saranno integrati in uno schema editoriale che era già esistente in GEDI e che NEM vuole estendere: alle testate di carta si affiancheranno eventi dal vivo, una maggiore attenzione al digitale, nuovi prodotti online ed è possibile che NEM si interessi anche alla free press, come ha accennato Possamai al festival Link. Accanto al ruolo di direttore editoriale di Possamai, tutte le testate hanno un unico direttore responsabile, Luca Ubaldeschi (direttore del Secolo XIX fino a settembre) e sei vice direttori che non si divideranno solo in base al territorio ma per temi: Fabrizio Brancoli si occuperà di cultura ed eventi e della supervisione del Piccolo, Paolo Cagnan si occuperà del digitale di NEM, Luca Piana di economia, Giancarlo Padovan di sport, Paolo Mosanghini della supervisione del Messaggero Veneto e Alberto Bollis della supervisione delle quattro testate venete. Tutti i ruoli dirigenziali sono quindi ricoperti da uomini, tra i quali il più giovane, Luca Piana, ha 53 anni e il più anziano, Giancarlo Padovan, 65 anni: tale contesto è stato fatto notare dai giornalisti nelle redazioni così come da alcuni utenti sui social media.

Le redazioni e lo stato economico
L’arrivo di NEM è stato visto finora come un cambiamento incoraggiante da parte delle redazioni dei giornali, a partire dalle insoddisfazioni per la gestione recente di GEDI: negli ultimi anni sono mancati investimenti, ci sono stati diversi pensionamenti con poche assunzioni e i collaboratori sono diminuiti. Pratiche legate anche alla prolungata crisi del settore giornalistico in generale: a causa dei bassi compensi (fenomeno che riguarda tutto il giornalismo italiano) e delle poche prospettive di assunzione, c’è chi sceglie di collaborare altrove o più spesso di cambiare mestiere. Dal punto di vista di molti nelle redazioni la speranza è che ci possano essere alcuni investimenti per rafforzare il lavoro giornalistico, e i comitati di redazione (gli organi di rappresentanza sindacale dei giornali) hanno detto di attendersi che alle parole seguano dei fatti, e di voler capire le direzioni editoriali e industriali che saranno intraprese.

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Tra i sei giornali quello più in salute sembra essere il Messaggero Veneto di Udine, che è in utile e che aveva iniziato ad attraversare meglio di altri le transizioni digitali con la direzione di Omar Monestier, morto improvvisamente l’anno scorso. È probabile che NEM cercherà nuovi modelli di ricavo: l’organizzazione di eventi e corsi di formazione avrebbe anche questo intento.

Athesia e Athesis
È possibile – se ne parla molto negli ambienti giornalistici del Triveneto – che NEM possa estendere ulteriormente i propri interessi nel nord Italia, dove ci sono altri gruppi editoriali locali assai rilevanti. Nel Trentino-Alto Adige il gruppo editoriale principale è Athesia, che possiede la quasi totalità dell’informazione locale; per cercare di fare concorrenza a Athesia è stato fondato da poco più di un anno il T Quotidiano, nato dal sostegno di associazioni di industriali (tra cui Confindustria Trento) e commercianti locali, ma che non sembra finora essersi guadagnato la presenza e il ruolo auspicati. Nel prossimo futuro NEM potrebbe estendere i suoi interessi proprio verso Trento.

Tra la Lombardia e il Veneto il gruppo editoriale Athesis – i due nomi vengono spesso confusi, ma sono due società diverse – possiede l’Arena di Verona, il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi, la casa editrice Neri Pozza e di recente ha acquistato – anche in questo caso da GEDI – la Gazzetta di Mantova, il più antico giornale d’Italia. Tra Athesis e NEM esistono dei punti di contatto a livello societario: Confindustria Vicenza ha investito, con la società Videomedia, in NEM, dove ha una quota del 9% circa, e ha quote anche in Athesis; lo stesso vale per la Fondazione Cariverona che ha quote in entrambi i gruppi editoriali. Questi elementi potrebbero successivamente evolvere: secondo il quotidiano economico Milano Finanza a lungo termine potrebbe esistere l’ipotesi di una: «fusione fra Athesis e NEM, nozze caldeggiate da Marchi e dagli industriali che hanno aderito al suo progetto».