Una lunga giornata in edicola
Dalle sei meno un quarto del mattino alle sette di sera, per capire come funzionano e come sopravvivono
di Riccardo Trabattoni

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È un venerdì mattina di inizio novembre e alle sei meno un quarto Maria Sironi apre la sua edicola. Lo fa ogni giorno, anche se volendo potrebbe andare in pensione: dice che le piace. Abita di fronte all’edicola da quando era bambina. Già allora capitava che aiutasse il proprietario a vendere i giornali, quando lui doveva andare a ritirare i “pomeridiani”, cioè i giornali che si stampavano di mattina e si distribuivano nel primo pomeriggio. Oggi, che ha circa 70 anni, l’edicola è sua e la gestisce da sola: non ci sono più i soldi per assumere una seconda persona, come si poteva fare vent’anni fa. E non ci sono più i quotidiani del pomeriggio.
L’edicola di Sironi si trova a Seregno, in provincia di Monza e Brianza. È un piccolo chiosco, verde come quasi tutti e con quattro lati. L’edicolante si affaccia su quello rivolto verso la strada, dove sono esposti i giornali e le riviste più vendute, insieme a calendari e a pacchetti di carte collezionabili. Gli altri tre lati invece sono vetrati: lì, ammassati gli uni sugli altri, ci sono altri calendari e altre riviste, alcune delle quali ingiallite con il tempo.
A Seregno ci sono sempre meno edicole: in vent’anni sono passate da 13 a 6, nonostante la città sia piuttosto popolosa (ha circa 45mila abitanti). Quella di Sironi resiste anche perché è in una buona posizione, su una via molto trafficata e di fronte a due bar frequentati. Ha perlopiù clienti abituali.

I lati vetrati dell’edicola di Sironi a Seregno (Riccardo Trabattoni/il Post)
Dopo aver aperto il chiosco, tirando su le saracinesche e sistemando gli espositori all’esterno, Sironi di solito apre una cassa: è quella dove ogni notte un addetto alla distribuzione, che passa con un camion, le lascia i quotidiani che poi verranno messi in vendita. Sironi fa affidamento a una sola società di distribuzione, che raccoglie e smista tutto quello che può vendere un’edicola. Non solo giornali e riviste, ma anche giocattoli, fumetti, libri e qualche CD.

La suddetta cassa dove vengono lasciati i quotidiani e le altre cose (Riccardo Trabattoni/il Post)
Questa mattina, però, il camion del distributore non è ancora arrivato. Può capitare che il venerdì ci sia un po’ di ritardo, con tutti gli inserti che ci sono: Sette e Motori per il Corriere della Sera, il Venerdì di Repubblica, l’enigmistica del Sole 24 Ore e il G Magazine della Gazzetta dello Sport. È anche il giorno di uscita di un settimanale piuttosto richiesto come Internazionale.
Mentre Sironi aspetta l’arrivo dei giornali, alle 6:06 arriva la prima cliente. È una donna sulla cinquantina, che prima di andare al lavoro compra l’ultimo numero della rivista mensile National Geographic. Il secondo cliente, che arriva subito dopo, vorrebbe invece comprare Repubblica, ma i quotidiani non sono ancora arrivati.
Il camion con il carico del giorno arriva cinque minuti dopo. Ritira la “resa”, cioè quello che è rimasto invenduto dal giorno precedente (una sessantina di copie di quotidiani, insieme a un po’ di riviste e ad alcuni giocattoli), e lascia tre grosse cassette di plastica. Dato che è novembre, le cassette contengono un sacco di calendari del 2026; per Sironi sono addirittura «troppi».

I calendari vendono ancora, anche quelli un po’ più discutibili: in una settimana Sironi ha venduto tra gli altri due calendari dedicati a Benito Mussolini (ma anche uno dedicato a Ernesto “Che” Guevara) (Riccardo Trabattoni/il Post)
L’edicolante, dal canto suo, può restituire ciò che non vende oppure chiedere altri prodotti. Sironi, per esempio, si fa consegnare ogni giorno il New York Times International, l’edizione che la testata americana distribuisce fuori dagli Stati Uniti. È poco diffusa tra le edicole della provincia brianzola, ma a lei serve, perché spesso passa dal chiosco un «americano della Virginia che ha fatto il Vietnam» (nel senso che ha partecipato alla guerra in Vietnam), che gliela chiede.
Mentre arrivano i primi clienti bisogna spacchettare e contare i giornali, per vedere se corrispondono ai numeri indicati dal distributore sul foglio messo abitualmente in cima al pacco dei quotidiani. Una volta stabilito il numero di copie, i quotidiani vengono sistemati: Corriere, Repubblica e l’edizione del Giorno dedicata alla provincia di Monza e Brianza sono messi in posizioni facili da raggiungere, perché sono i più venduti.
Sironi non sistema tutti i giornali: ne lascia qualcuno da parte per gli abbonati che si fanno arrivare i giornali in edicola, per i clienti abituali e per la biblioteca comunale, che ogni giorno acquista otto quotidiani diversi. Fa lo stesso anche con le riviste, le collezioni di modellismo e i pochi fumetti che le arrivano: ormai le edicole ne vendono sempre di meno, perché «per quelli, ormai, ci sono le fumetterie», dice Sironi.
Anche la carta che avvolge i pacchi di giornali viene conservata. Di solito la regala a chi ha bisogno di imbiancare o a chi ha un gatto a casa. Prima la prendevano anche gli arrotini, per avvolgerci i loro coltelli molto affilati; ma sono sempre meno, proprio come gli edicolanti.
Sironi tiene tutte queste cose dentro al chiosco, dove lo spazio è pochissimo ma sfruttato al massimo. Gli scaffali sono ovunque, e nei rari punti in cui mancano sono appesi fogli di ogni tipo: numeri di telefono, appunti sulle pubblicazioni da mettere da parte per qualcuno, e altre note più personali. Dopotutto un edicolante trascorre la maggior parte della settimana in questi pochissimi metri quadrati.
Per liberare un po’ di spazio, fin dalla mattina si iniziano già a organizzare i primi resi. Sono soprattutto i giocattoli, i libri e le riviste che sono arrivate il giorno stesso e che Sironi è sicura di non vendere, come i giornalini di enigmistica fatti con software di intelligenza artificiale.
Nel frattempo i clienti continuano ad arrivare. Sono una ventina ogni ora e sono soprattutto settantenni e ottantenni che comprano giornali, qualche fumetto di Tex (questo venerdì ne ha vendute 4 copie) e un bel po’ di riviste. La più ricercata è la Settimana Enigmistica, di cui Sironi ha venduto 12 copie.
Le riviste di enigmistica, anche quelle meno conosciute, sono in generale molto richieste. Alcuni ne comprano persino più di una copia alla volta. Intorno alle 10 e mezza, per esempio, arriva una signora molto anziana accompagnata dalla figlia. Dato che è una cliente abituale, Sironi sa già cosa fare: prende una decina di riviste di enigmistica e gliele porge tutte. La signora sceglie quelle che non ha ancora completato e, alla fine, ne acquista sette.
Tra i clienti che comprano i quotidiani, invece, molti prendono anche i supplementi del venerdì: non tutti, ma anche non prendendoli il prezzo del giornale resterebbe comunque maggiorato, e quindi è raro che qualcuno rifiuti le cose in più che ha pagato. Il venerdì per esempio la Gazzetta dello Sport costa 2 euro e 50 anziché 1 e 50.
I pochi supplementi lasciati dai clienti finiscono per essere messi insieme alla carta che Sironi mette da parte, perché non possono essere rimessi in vendita né essere resi (ai fini statistici e commerciali è come se fossero stati venduti). Quelli rimasti dentro i quotidiani invenduti, invece, potranno essere venduti separatamente per una settimana, come se fossero delle riviste a sé stanti. Alla fine, però, non li compra quasi nessuno.
Capita spesso, poi, che le persone che passano in edicola – soprattutto le più anziane – si fermino a chiacchierare, anche senza acquistare nulla. A Sironi non dà fastidio: alcuni sono amici, altri sono «persone sole che hanno bisogno di parlare», dice.
Le persone sotto i 50 anni che frequentano l’edicola sono molto poche. Quando acquistano un giornale, spesso scelgono quello più locale di tutti, il Giornale di Seregno, un settimanale che esce il martedì: questo venerdì una donna lo ha comprato nella speranza di trovare «la foto di mio figlio che partecipa alla corsa campestre».
Di persone molto giovani ne passano ancora di meno. Per dare l’idea, durante la mattinata sono arrivate solo due ventenni: una ha comprato una cosa a metà tra un pupazzo e un portachiavi, mentre l’altra, un’influencer, ha preso due quotidiani che oggi riferivano di un evento che aveva presentato.
Alle 12:30 l’edicola chiude fino alle 16:00. Se non fosse per pochi altri clienti abituali, Sironi dice che terrebbe sempre chiuso il pomeriggio. Ma lo fa una volta sola a settimana, il lunedì.
Durante le tre ore del turno pomeridiano passano appena quindici persone, e vengono venduti solo due quotidiani. È proprio nei lunghi turni pomeridiani in cui non succede nulla che un’edicolante come Sironi riesce a trovare il tempo per leggere i giornali; la mattina invece i ritmi sono più intensi.
Secondo Sironi le edicole sono ormai poco frequentate di pomeriggio anche perché i bambini hanno smesso di andarci dopo la scuola. Dice che succede perché i giocattoli venduti sono diventati troppo costosi, ma è difficile ricondurre tutto a un singolo motivo. I pochi bambini che frequentano l’edicola comprano per lo più carte collezionabili, soprattutto quelle della linea “Italian Brainrot” o dei Pokémon. Alcune carte dei Pokémon possono arrivare a valere migliaia di euro, e per questo sono molto ricercate anche da ragazzi di venti o trent’anni, che vanno in edicola chiedendo di farsi tenere da parte intere scatole di pacchetti.

Le carte collezionabili che si vendono di più in edicola (Riccardo Trabattoni/il Post)
Quando suonano le sette di sera (l’edicola si trova accanto a una chiesa), Sironi inizia a fare concretamente il reso dei giornali avanzati. Divide quelli rimasti dai supplementi, li conta e li annota su un foglio di carta. Anche se ha già registrato tutto sulla cassa preferisce fare un controllo in più.

I giornali rimasti poco prima della chiusura e della resa (Riccardo Trabattoni/il Post)
Questo venerdì a Sironi sono arrivate 172 copie di quotidiani, senza contare i supplementi e le tre copie che, per sbaglio, non le erano state consegnate. Di questi 172 ne ha venduti 124, contando anche gli 8 comprati dalla biblioteca. Il giornale più venduto è stato Il Corriere della Sera, 34 copie, seguito dalla versione locale del Giorno e da Repubblica.


I fogli dove si segnano i giornali arrivati, e quelli resi. Si tratta di un controllo extra e ufficioso: tutti questi numeri vanno inseriti sul computer collegato alla cassa dell’edicola (Riccardo Trabattoni/il Post)
Non esiste una stima attendibile dei giornali venduti mediamente ogni giorno dalle edicole in Italia (le variabili da considerare sono troppe), ma è ragionevole dire che i numeri dell’edicola di Sironi siano molto buoni. A questo comunque non corrisponde un buon guadagno. Uno dei motivi di crisi per le edicole, infatti, è il mancato rinnovo dell’accordo nazionale, scaduto da quindici anni, che comprende il cosiddetto “aggio” per gli edicolanti, ovvero il guadagno percentuale che spetta loro per ogni copia venduta. L’accordo non viene rinnovato dal 2005, e quindi è da allora che l’aggio non viene aumentato. Nel frattempo, però, è aumentato il costo della vita, i giornali venduti sono molti meno e i guadagni continuano a diminuire.
Se l’edicola di Sironi continua a resistere e a funzionare — per quanto possa “funzionare” un’edicola nel 2025 — lo deve insomma ai suoi clienti molto fedeli, di cui conosce perfettamente le abitudini e per i quali, a volte, è una compagnia preziosa.










