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  • Martedì 25 novembre 2025

Cos’è il “Cártel de los Soles” in Venezuela

Gli Stati Uniti dicono che è un'organizzazione terroristica e che Maduro è il suo capo, ma non è nemmeno chiaro se esista

Un soldato venezuelano davanti a un murales di Hugo Chávez a Caracas, 2020
Un soldato venezuelano davanti a un murales di Hugo Chávez a Caracas, 2020 (AP Photo/Matias Delacroix)
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Lunedì gli Stati Uniti hanno designato come ”organizzazione terroristica straniera” il “Cártel de los Soles” (“Cartello dei soli”), un’organizzazione venezuelana che, a detta dell’amministrazione di Donald Trump, si occuperebbe di narcotraffico e sarebbe guidata direttamente dal presidente del Venezuela, Nicolás Maduro (che quindi è stato indicato come capo di un’organizzazione terroristica). Gli Stati Uniti impongono da anni una taglia per l’arresto di Maduro, che di recente è stata aumentata a 50 milioni di dollari. Il segretario di Stato Marco Rubio ha definito Cártel de los Soles «una delle più grandi organizzazioni criminali dell’emisfero occidentale».

C’è solo un problema: molti esperti sono scettici sul fatto che questo Cártel de los Soles esista davvero. Per molti, l’insistenza dell’amministrazione Trump sul Cártel de los Soles è un altro modo per fare pressione sul regime di Maduro, che però si basa su presupposti errati e che anzi rischia di distogliere l’attenzione dall’effettivo problema di corruzione e narcotraffico che esiste nel paese.

I primi riferimenti all’esistenza di un Cártel de los Soles furono fatti in Venezuela negli anni Novanta, ma il termine diventò popolare nel paese negli anni Duemila e ha cominciato a essere usato all’estero soltanto negli ultimi anni. Il primo documento ufficiale statunitense che ne fa menzione è del 2019.

Con “Cártel de los Soles” in Venezuela si intende in maniera abbastanza lasca il fatto che molti importanti funzionari del regime venezuelano, e in particolare ufficiali militari, si arricchiscano tramite il narcotraffico. I “soli” del nome sono le mostrine a forma di sole che gli ufficiali della Guardia Nacional Bolivariana, una delle componenti delle forze armate venezuelane, portano sulle spalline.

Il ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino López, anche lui ricercato dagli Stati Uniti, con i soli sulle spalline

Il ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino López, anche lui ricercato dagli Stati Uniti, con i soli sulle spalline (Jesus Vargas/Getty Images)

Sul fatto che ampi settori dell’esercito venezuelano siano coinvolti nel traffico di droga non ci sono veri dubbi: le prove sono ampie e ben circostanziate. L’avvicinamento cominciò negli anni Duemila. In quegli anni il Venezuela – al tempo guidato da Hugo Chávez, il predecessore di Maduro e fondatore dell’attuale regime – si stava isolando a livello internazionale, e questo fece sì che molti ufficiali cominciarono a cercare fonti di guadagno nei traffici illegali. Inoltre in quegli anni alcuni gruppi delle FARC, la guerriglia colombiana che per finanziarsi si occupava di narcotraffico, trovandosi in difficoltà nel proprio paese instaurarono legami con i militari del vicino Venezuela.

I militari dapprima si limitarono a offrire ai trafficanti protezione in cambio di denaro, poi cominciarono a trafficare droga direttamente, usando le infrastrutture dello stato, come gli aeroporti.

Man mano che il regime prima di Chávez e poi di Maduro si faceva sempre più isolato e paranoico, questi comportamenti anziché essere repressi furono incentivati: più gli ufficiali dell’esercito si compromettevano con il narcotraffico, più avevano da perdere se il regime fosse caduto, perché senza la protezione governativa avrebbero rischiato di essere catturati come narcos. Con l’economia in crisi, inoltre, il narcotraffico era un modo per mantenere i militari soddisfatti anche se la paga era bassa.

– Leggi anche: Come e perché gli Stati Uniti stanno provando a rovesciare Maduro

Negli anni sono stati arrestati all’estero molti ufficiali militari venezuelani accusati di narcotraffico, alcuni dei quali sono stati estradati negli Stati Uniti e hanno subìto condanne pesanti. Tra questi il più noto è Hugo Carvajal, ex capo dei servizi segreti del Venezuela, che a giugno si è dichiarato colpevole di traffico di droga e altri reati.

Oggi alcune organizzazioni stimano che dal Venezuela passi il 24 per cento di tutta la cocaina del mondo. I militari gestiscono inoltre miniere illegali, traffici di carburante e altri affari illeciti simili.

Nicolás Maduro passa in rassegna i militari, gennaio 2025

Nicolás Maduro passa in rassegna i militari, gennaio 2025 (AP Photo/Ariana Cubillos)

Davanti alla chiara partecipazione di settori delle forze armate venezuelane nel narcotraffico, però, è difficile dire se questi settori siano davvero così coordinati e connessi da costituire un cartello del narcotraffico.

I cartelli, come per esempio quelli messicani e colombiani, hanno una leadership definita, una gerarchia rigida e operazioni solitamente centralizzate. Il presunto Cártel de los Soles, invece, sarebbe costituito da vari settori delle forze armate che, in modi diversi, fanno soldi con il narcotraffico. «Non ci sono mai state prove certe che un’organizzazione di questo tipo esista», ha detto al quotidiano spagnolo El País Phil Gunson, analista sul Venezuela del centro studi Crisis Group.

InSight Crime, uno dei più importanti siti che si occupano di narcotraffico, sostiene che vari settori dentro alle forze armate venezuelane «si comportano di fatto come organizzazioni di traffico di droga» ma che «non è chiaro se questi gruppi si coordinino gli uni con gli altri, o perfino se interagiscano». Nonostante questo, InSight Crime utilizza la denominazione di Cártel de los Soles per far capire la pervasività del fenomeno. Alcune analisi considerano invece il Cártel de los Soles come un cartello del narcotraffico atipico.

C’è una certa diffidenza anche nel considerare Maduro come il capo di questo cartello. Quasi tutti danno per certo che Maduro sappia dei traffici dei propri sottoposti e che ne approfitti per arricchirsi, ma questo è ben diverso da essere il capo di un gruppo criminale centralizzato.