Si vota in Puglia, Campania e Veneto, ed è già tutto previsto
Una guida rapida a queste importanti elezioni regionali, con scontri soprattutto dentro alle coalizioni

Il Post sta seguendo i risultati in diretta e tutte le notizie di queste elezioni regionali in questo liveblog.
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Domenica 23 e lunedì 24 novembre si vota per le elezioni in tre regioni: Puglia, Campania e Veneto. I seggi resteranno aperti fino alle 15 di lunedì. Non ci si aspettano grandi sorprese perché in ciascuna regione c’è un candidato presidente che i sondaggi danno come ampiamente favorito. In Puglia e in Campania ci si aspetta che vincano i candidati del centrosinistra, in Veneto quello del centrodestra. Un risultato diverso avrebbe del clamoroso. Anche per questa assenza di competizione esterna, gli scontri più accesi in campagna elettorale sono stati soprattutto all’interno delle coalizioni, o addirittura tra esponenti dello stesso partito.
In Campania e in Veneto la responsabilità è stata dei presidenti uscenti, rispettivamente Vincenzo De Luca del Partito Democratico e Luca Zaia della Lega. Entrambi avrebbero voluto ricandidarsi per un nuovo mandato consecutivo alla presidenza della regione, ma non potevano per legge: ci hanno provato finché potevano e alla fine hanno cercato almeno di condizionare pesantemente le trattative per scegliere i loro successori.
In Campania la coalizione di centrosinistra ha scelto come candidato l’ex presidente della Camera Roberto Fico, del Movimento 5 Stelle. Gli ultimi sondaggi lo danno tra il 49 e il 53 per cento, in vantaggio rispetto al candidato della coalizione di destra Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri di Fratelli d’Italia, che si stima possa prendere tra il 42 e il 46 per cento.

Vincenzo De Luca e Roberto Fico alla chiusura della campagna elettorale del centrosinistra a Napoli, 20 novembre 2025 (ANSA/Ciro Fusco)
Oltre a Fico e Cirielli ci sono anche altri quattro candidati in Campania. Nicola Campanile si candida per la lista cattolica PER le Persone e la Comunità, Stefano Bandecchi per il movimento politico di destra Dimensione Bandecchi, Giuliano Granato per la lista di sinistra radicale Campania popolare. Carlo Arnese, medico contrario all’obbligo vaccinale e al green pass ai tempi del coronavirus, si era candidato con il partito Forza del Popolo, ma ha deciso di continuare come indipendente per via di screzi con il segretario generale.
De Luca ha a lungo criticato la candidatura di Fico, che non riteneva adatto al ruolo di presidente e che è stato a lungo uno dei suoi maggiori avversari politici in Campania (insieme a Luigi Di Maio) quando Fico era più in vista nel M5S (poi era stato un po’ in disparte per via della regola del limite dei due mandati del partito, abolita solo lo scorso giugno).
Ha accettato di farsi da parte solo dopo aver stretto un accordo con Elly Schlein, segretaria del PD: lui non avrebbe intralciato Fico e in cambio lei avrebbe fatto eleggere come segretario del PD in Campania Piero De Luca, suo figlio. L’accordo ha funzionato solo in parte: dopo l’annuncio della candidatura di Fico e dopo le sue prime dichiarazioni, per esempio, De Luca ha detto al programma L’aria che tira di La7 che le affermazioni del candidato erano state «maleducate» e «ricche di banalità». Ciò nonostante nella coalizione di centrosinistra che sostiene Fico c’è anche la lista A testa alta, composta da molte persone vicine a De Luca.
– Leggi anche: Rita De Crescenzo fa campagna elettorale per Forza Italia, e Forza Italia sta a guardare
Il patto tra Schlein e De Luca, però, ha creato un certo malcontento tra alcuni esponenti del PD. Per esempio secondo Pina Picierno, europarlamentare e vicepresidente del Parlamento europeo, non è stato dignitoso che il congresso della Campania sia stato usato come moneta di scambio per altri accordi.
Quella in Campania è comunque l’elezione più in bilico delle tre, e probabilmente la più interessante da guardare per la politica nazionale: un’eventuale vittoria risicata di Fico sarebbe sintomo di ulteriori cose che non funzionano nell’alleanza tra PD e M5S e potrebbe indebolirla; al contrario una vittoria convincente sarebbe incoraggiante dopo un periodo tutt’altro che positivo.

Luca Zaia, Alberto Stefani e Matteo Salvini durante una manifestazione sull’autonomia in Veneto a Montecchio Maggiore il 21 giugno 2024 (ANSA/Francesco Dalla Pozza Colorfoto)
In Veneto è praticamente certo che vincerà il candidato della destra Alberto Stefani, deputato e vicesegretario della Lega. I sondaggi stimano che possa prendere tra il 58 e il 64 per cento, praticamente il doppio del suo avversario di centrosinistra, Giovanni Manildo, che è dato tra il 27 e il 35 per cento. Gli altri candidati sono Fabio Bui per i Popolari, Marco Rizzo per Democrazia sovrana popolare e Riccardo Szumski per Resistere Veneto.
Anche per la destra è stato difficile scegliere il successore di Zaia, che in Veneto ha un consenso enorme (nel 2020 vinse con quasi il 77 per cento dei voti). Forza Italia e Fratelli d’Italia non hanno mai sostenuto del tutto la possibilità di un suo quarto mandato e la Lega ha dovuto accordarsi con Fratelli d’Italia per poter presentare Stefani. Due condizioni di questa trattativa erano che Zaia non presentasse una sua lista personale e che il suo nome non comparisse nel simbolo con cui la Lega si sarebbe presentata alle elezioni.
All’inizio Zaia non l’ha presa bene, tanto che ha minacciato di diventare «un problema» per la coalizione e per il suo partito. Alla fine si è limitato a sostenere la candidatura di Stefani e a candidarsi come capolista della Lega in tutte le circoscrizioni, cosa che comunque potrebbe consentirgli, se eletto consigliere, di mantenere un’influenza sul governo regionale.

Elly Schlein e Antonio Decaro durante un appuntamento elettorale a Barletta, 16 novembre 2025 (ANSA/Donato Fasano)
In Puglia invece vincerà quasi sicuramente il centrosinistra con Antonio Decaro, europarlamentare del Partito Democratico, ex sindaco di Bari ed ex presidente dell’Anci, l’Associazione dei comuni italiani. I sondaggi lo danno tra il 61 e il 65 per cento. Il centrodestra, invece, ha proposto il candidato civico Luigi Lobuono, imprenditore nell’azienda di famiglia (che si occupa di distribuzione di giornali) ed ex presidente di Fiera del Levante, l’ente proprietario della zona fieristica di Bari. Secondo i sondaggi, potrebbe prendere tra il 33 e il 37 per cento. Gli altri candidati sono Sabino Mangano per la lista Alleanza civica per la Puglia e Ada Donno per Puglia pacifista e popolare.
Decaro ha molto consenso in Puglia, ottenuto anche grazie a un’esperienza politica vicina ai comuni e al territorio. Nel 2024 migliaia di persone manifestarono in sua difesa opponendosi all’ipotesi di commissariare il comune di Bari, di cui era sindaco. Qualche mese dopo, alle elezioni europee, fu il candidato del PD più votato in Italia. Forte di questo apprezzamento, Decaro ha potuto imporre alcune condizioni non da poco al suo stesso partito.
Quella più rilevante è stata la richiesta che non si candidasse in consiglio regionale il presidente uscente Michele Emiliano, che pure ha avuto un ruolo fondamentale nella carriera di Decaro e che lo indicò come suo successore a sindaco di Bari nel 2014. Il timore di Decaro era che Emiliano fosse una presenza troppo ingombrante e che, una volta eletto, sarebbe stato difficile evitare che esercitasse l’enorme influenza che ancora ha sulla politica pugliese. Il veto di Decaro ha obbligato Schlein a trattare all’interno del partito: alla fine Emiliano si è fatto da parte e Schlein l’ha ringraziato, prospettando per lui incarichi «ben oltre i confini della regione».
Decaro aveva chiesto alla coalizione anche che non si candidasse in consiglio Nichi Vendola, predecessore di Emiliano alla presidenza della regione e anche lui politico pugliese molto influente: Vendola però è di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha insistito sulla sua candidatura e alla fine l’ha confermata.



