• Mondo
  • Sabato 22 novembre 2025

La COP30 si è chiusa senza grossi impegni sui combustibili fossili

Nell'accordo finale non si cita alcuna “tabella di marcia” per la loro graduale eliminazione, che era stata chiesta da decine di paesi

Alcune persone si riposano in attesa dell'accordo finale alla COP30 a Belém, Brasile, 22 novembre 2025 (AP Photo/Fernando Llano)
Alcune persone si riposano in attesa dell'accordo finale alla COP30 a Belém, Brasile, 22 novembre 2025 (AP Photo/Fernando Llano)
Caricamento player

La COP30 si è conclusa senza grossi impegni per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, uno dei principali obiettivi della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima tenutasi a Belém, in Brasile, e sostenuto da decine di paesi. Nell’accordo finale gli oltre 190 paesi partecipanti si sono impegnati tra le altre cose ad accelerare la transizione energetica e a triplicare i fondi destinati ai paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, ma non viene menzionata alcuna tabella di marcia per eliminare i combustibili fossili, che sono la causa principale delle emissioni inquinanti e del riscaldamento globale.

Due anni fa, alla COP28 di Dubai, i rappresentanti dei circa 200 paesi presenti concordarono sulla necessità di eliminare i combustibili fossili e raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050. Quello che però la risoluzione non fece fu stabilire come sarebbe dovuta avvenire la transizione dai fossili alle rinnovabili, e in quali tempi. Da questo punto di vista la COP29 dell’anno scorso a Baku, in Azerbaijan, fu un fallimento.

Adesso, a Belém, almeno 83 paesi soprattutto in Europa, Africa e America Latina avevano sostenuto che il testo finale della COP dovesse includere la menzione di un piano per la graduale eliminazione dei combustibili fossili. Qualora questa tabella di marcia fosse stata indicata, un apposito forum di discussione avrebbe dovuto delineare un piano nei prossimi anni, probabilmente alle prossime conferenze sul clima. La questione tuttavia aveva incontrato numerose resistenze, in particolare dai paesi produttori di petrolio, come gli Emirati Arabi Uniti. Di fatto quindi la decisione su come ridurre la dipendenza dai combustibili fossili è stata ulteriormente rinviata.

– Leggi anche: Anche la COP30 è piena di lobbisti dei combustibili fossili

Il testo finale della COP30 conferma gli obiettivi fissati con l’accordo di Parigi nel 2015, ovvero contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, e non superare i 2. Secondo la maggior parte degli scienziati, però, al momento l’obiettivo è lontano dall’essere raggiunto, e anche in alcune formulazioni del testo di fatto si riconosce che non lo sarà, almeno per il momento.

Nell’accordo manca anche la menzione di un piano concreto per eliminare la deforestazione: una delusione per i numerosi attivisti ambientalisti che hanno seguito la COP30, anche considerando che si è tenuta in una città dell’Amazzonia, la grande foresta pluviale la cui superficie negli anni si è ridotta parecchio a causa della deforestazione. Nell’accordo viene solo ribadito quanto stabilito nella COP26 del 2021 a Glasgow, dove i paesi partecipanti si impegnarono a stanziare 12 miliardi di dollari per promuovere politiche orientate a fermare la deforestazione, oltre a 7 miliardi promessi da società private.

Uno dei successi della Conferenza, invece, è stato l’accordo per triplicare i finanziamenti a disposizione dei paesi più soggetti agli effetti del cambiamento climatico, di modo che possano intraprendere iniziative di adattamento alla crisi: riceveranno 120 miliardi di dollari all’anno, a fronte dello stanziamento di 300 miliardi di dollari da parte dei paesi più ricchi stabilito durante la COP29 l’anno scorso. Li riceveranno però entro il 2035, e non entro il 2030, come richiesto dai paesi beneficiari.

Il commissario europeo per il clima, Wopke Hoekstra, ha ammesso che le ambizioni dell’Europa erano diverse, ma che l’accordo va sostenuto «perché almeno va nella giusta direzione». Anche il presidente della COP, il brasiliano André Corrêa do Lago, ha riconosciuto che le aspettative erano altre. Si è comunque impegnato a continuare a lavorare su possibili piani sia per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, sia per fermare la deforestazione.

– Leggi anche: Quando raggiungeremo il picco dei combustibili fossili?