I tetti di zinco di Parigi sopravviveranno al riscaldamento globale?
Sono un simbolo del paesaggio cittadino, ma abitarci sotto è sempre più difficile

Tra le caratteristiche più note dell’architettura di Parigi ci sono i suoi tetti ricoperti di lastre di zinco, il materiale che riveste circa l’80 per cento degli edifici in città, con le sue tinte blu-grigiastro. I tetti di zinco sono una parte molto importante dell’estetica parigina, ma durante le giornate di grande caldo possono riscaldarsi anche fino a 80 °C, con il risultato che nelle abitazioni agli ultimi piani in particolare si produce una specie di effetto forno, anche di notte.
Per provare a resistere chi ci vive adotta strategie come farsi una doccia fredda prima di andare a dormire o disporre teli isotermici – quelli d’emergenza – sulle finestre oppure ancora, se ne ha la possibilità, andare a stare altrove. Con l’aumento delle temperature e della frequenza di periodi prolungati di gran caldo dovuti al cambiamento climatico, nella capitale francese è aumentata la consapevolezza della necessità di interventi ampi e strutturati, che però sembrano difficili da adottare.
Secondo le analisi dell’agenzia cittadina per il clima, a Parigi negli ultimi anni la temperatura media è aumentata di 2,3 °C rispetto alla fine dell’Ottocento, più che la media globale. Nel 2019 in città si sono superati i 42 °C, e ci si aspetta che dal 2030 ondate di calore come quella della scorsa estate, o quella che nel 2003 uccise migliaia di persone in più rispetto alla media del periodo, saranno ancora più frequenti. Secondo Jean-François Hébert, ex capo della direzione generale del patrimonio artistico e architettonico francese, intervistato dal New York Times, il problema alla base è aver permesso che negli spazi immediatamente sotto ai tetti ci viva della gente.

Tetti parigini fotografati nel luglio del 2021 (Chesnot/Getty Images)
La maggior parte dei tetti di zinco di Parigi risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando la città fu completamente rinnovata grazie all’ambizioso piano dell’urbanista Georges-Eugène Haussmann, incaricato da Napoleone III di trasformarla in una capitale culturale. Migliaia di edifici furono abbattuti per far spazio a parchi, ampi viali alberati che facilitassero gli spostamenti tra i quartieri e decine di migliaia di nuovi edifici, pubblici e residenziali. Nonostante a inizio secolo fosse considerato troppo pacchiano, per i tetti fu scelto appunto lo zinco: non solo era poco costoso, ma era anche leggero, malleabile e quindi molto adatto a ricoprire le piccole mansarde agli ultimi piani, le cosiddette chambres de bonne, o stanze delle cameriere.
Visto che ci alloggiava il personale di servizio la scomodità e il problema dello scarso isolamento termico non erano visti come un problema dalle classi dominanti, ha detto sempre al New York Times Julien Bigorgne, ingegnere che si occupa di adattamento al cambiamento climatico. Oggi che molte mansarde sono diventate appartamenti ambiti, per la tranquillità e per la vista sul paesaggio cittadino, lo è. Più della metà dei tetti di Parigi infatti ha bisogno di interventi di ristrutturazione, in particolare in termini di efficienza energetica.
Secondo Dan Lert, vicesindaco di Parigi con delega alla transizione ecologica, questi appartamenti rischiano di diventare inabitabili, ed è necessario intervenire anche per Edouard Bastien, il presidente del principale sindacato che rappresenta le imprese edili che si occupano di tetti.
L’architetto parigino Raphaël Ménard ha spiegato allo Smithsonian Magazine che anche se d’estate si riscalda molto, con un isolamento termico adeguato, e assicurando l’opportuna ventilazione, anche lo zinco può offrire riparo dal caldo. In generale a Parigi si è già cominciato a isolare i tetti di zinco dall’interno durante gli interventi di ristrutturazione, ma non sempre è possibile. Molti vengono rallentati oppure bloccati dall’ente per la tutela del patrimonio architettonico, che è contrario a interventi che modifichino le parti esterne degli edifici, e quindi il paesaggio urbano, dice Lert. Installare impianti di aria condizionata, che richiedono unità esterne, mette di fronte alle stesse questioni.
L’amministrazione cittadina ha indetto un bando per cercare soluzioni. Intanto Roofscapes, una startup fondata da tre studenti di architettura dell’MIT, ha fatto un esperimento e ottenuto qualche risultato. Nel 2024 ha installato una passerella di legno sopra una porzione del tetto di zinco di un edificio storico della città, ricoprendola di vasi di piante: la temperatura rilevata nelle stanze sotto alla passerella era di ben 10 °C inferiore rispetto a quelle non coperte.
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