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  • Sabato 15 novembre 2025

Un altro media ungherese indipendente che non lo sarà più

Un gruppo vicino al primo ministro sovranista Viktor Orbán ha acquistato il tabloid più letto del paese, per farci propaganda da qui alle elezioni

L'intervento di Viktor Orbán su un maxischermo della convention del partito spagnolo di estrema destra Vox, lo scorso 14 settembre a Madrid
L'intervento di Viktor Orbán su un maxischermo della convention del partito spagnolo di estrema destra Vox, lo scorso 14 settembre a Madrid (EPA/J.J. Guillen)
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In Ungheria un gruppo mediatico vicino al primo ministro sovranista Viktor Orbán ha comprato varie testate tra cui Blikk, il più letto tabloid del paese. L’acquisizione è considerata un ulteriore affievolimento della libertà di stampa nel paese, già compromessa da anni, ma anche un segnale della preoccupazione che c’è tra gli alleati di Orbán in vista delle elezioni del prossimo aprile. Sono le prime in 15 anni che il partito di Orbán, Fidesz, rischia di perdere: è stato superato nei sondaggi da Tisza, il partito di Péter Magyar, il principale politico dell’opposizione.

Blikk ha un pubblico mensile di tre milioni di persone (l’Ungheria ha poco meno di dieci milioni di abitanti). Era di proprietà della società svizzera Ringier, che l’ha venduto a Indamedia, un gruppo controllato dall’imprenditore Miklós Vaszily. È un amico d’infanzia di Orbán e tra le altre cose è amministratore delegato di un canale televisivo filogovernativo (TV2).

Orbán è in carica dal 2010, e ha governato l’Ungheria in modo sempre più autoritario. L’acquisto di Blikk è emblematico del modus operandi con cui molti tra i maggiori media ungheresi sono stati posti sotto l’influenza del governo: con un’oculata campagna di acquisizioni, fusioni e chiusure, un conglomerato vicino a Orbán è arrivato a controllare più di 500 testate. Il gruppo si chiama Fondazione Centroeuropea Stampa e Media, ma è più noto con l’acronimo KESMA.

Questa concentrazione ha portato a un’omologazione: è celebre un caso del 2018, quando il giorno prima delle elezioni tutti i quotidiani locali della KESMA pubblicarono la stessa intervista propagandistica a Orbán.

Gli screenshot delle homepage dei quotidiani locali, dall'articolo di 444, uno dei pochissimi giornali non controllati dal governo

Gli screenshot delle homepage dei quotidiani locali, dall’articolo di 444, uno dei pochissimi giornali non controllati dal governo (il titolo è una traduzione automatica dall’inglese)

L’operazione per l’acquisto di Blikk è stata finanziata con un prestito a Indamedia dell’equivalente in fiorini ungheresi di 33 milioni di euro da parte di una banca, MBH Bank, di cui l’imprenditore Vaszily è presidente del consiglio di supervisione. L’ex direttore di Blikk Iván Zsolt Nagy dice che, secondo quanto gli risulta, Indamedia ha fatto un’offerta superiore al valore di mercato. Dopo l’acquisizione Zsolt Nagy ha lasciato l’incarico.

Sia Indamedia che la società svizzera Ringier erano già state coinvolte in altri casi simili. Nel 2014 Ringier vendette Népszabadság, storico giornale della sinistra ungherese e tra i più autorevoli sulla politica, che di lì a poco fu chiuso dai nuovi proprietari. Indamedia ha avuto un ruolo decisivo nell’allineare al governo Index, che fino al 2020 era l’ultimo grande giornale indipendente (all’epoca la redazione se ne andò per fondarne uno nuovo, Telex).

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Blikk è un tabloid, anche se sotto la direzione di Zsolt Nagy stava differenziando la sua offerta e si occupava anche di politica e di economia. Insieme a Blikk, Indamedia ha rilevato da Ringier una diffusa rivista femminile, Glamour. Il senso dell’operazione è aumentare l’influenza sulle fasce demografiche raggiunte da queste testate: le donne e le persone, anzitutto anziane, che vivono nelle zone rurali e storicamente sono uno dei principali bacini elettorali di Fidesz.

Una manifestazione contro la chiusura di Nepszabadsag, con le copie del giornale, nell'ottobre del 2016 a Budapest

Una manifestazione contro la chiusura di Népszabadság, con le copie del giornale, nell’ottobre del 2016 a Budapest (EPA/MOHAI BALAZS)

Sulla Columbia Journalism Review l’ex direttore Zsolt Nagy l’ha spiegata con una vecchia battuta ungherese, secondo cui gli operai di una fabbrica sovietica di lavatrici finiscono sempre per produrre anche mitra Kalashnikov: «Con la stessa logica, i giornali ungheresi comprati dai compari d’affari di Orbán finiscono sempre per riecheggiare la propaganda del governo».

Zsolt Nagy spiega al Post che le ultime acquisizioni sono particolarmente strategiche per l’impero mediatico filogovernativo. «Non saranno la spina dorsale della propaganda, ma ne faranno una più soft, e quindi più efficace». Fa l’esempio di un’intervista data in esclusiva da Orbán a Blikk dopo l’acquisizione, sul significato di alcuni disegni che aveva fatto durante una trasmissione tv e che erano diventati motivo di curiosità. «È un modo per stare nella testa delle persone senza parlare dei problemi del paese».

L’ex direttore racconta che Blikk è stata invitata a una recente visita di Orbán negli Stati Uniti, e anche questa è una cosa nuova: il governo consente di partecipare solo ai giornalisti di media che considera amici. Il 14 novembre il tabloid aveva in homepage un articolo che celebrava i presunti successi ottenuti da Orbán durante l’incontro con il presidente Donald Trump.

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