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  • Giovedì 13 novembre 2025

Perché in Europa non ci sono più stati attentati come quello al Bataclan

Il 13 novembre del 2015 a Parigi l’ISIS uccise 130 persone: oggi l’organizzazione esiste ancora, ma è cambiato tutto

Alcune persone che commemorano le vittime dell'attentato al Bataclan, poco prima del decimo anniversario, Parigi, Francia, 9 novembre 2025
(REUTERS/Benoit Tessier)
Alcune persone che commemorano le vittime dell'attentato al Bataclan, poco prima del decimo anniversario, Parigi, Francia, 9 novembre 2025 (REUTERS/Benoit Tessier)
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Tra il 2015 e il 2017 lo Stato Islamico riuscì a eseguire oppure a ispirare una serie di attentati terroristici in Europa e a uccidere centinaia di persone. Il più grave cominciò a Parigi la sera del 13 novembre 2015, e i morti furono 130: oggi sono passati dieci anni. Ci furono attacchi anche a Londra, Manchester, Nizza, Barcellona, Stoccolma, Berlino, Bruxelles e in altre città. 

L’attacco di Parigi fu un’operazione in più fasi e la preparazione durò molti mesi. Lo Stato Islamico era riuscito a inviare dai suoi campi di addestramento in Siria tre squadre di tre uomini ciascuna. Tutti gli uomini, tranne due, avevano già vissuto in Francia e potevano circolare senza creare sospetti. Le tre squadre avevano obiettivi differenti, pensati per massimizzare il numero dei morti, ma la parte principale del piano dei terroristi non funzionò come avevano pensato.  

La prima squadra era formata da tre attentatori suicidi che si presentarono fuori dallo Stade de France, lo stadio più grande della Francia, dove era in corso una partita amichevole tra la nazionale di casa e la Germania alla presenza del presidente francese François Hollande. Uno dei tre doveva farsi esplodere dentro lo stadio e creare la fuga disordinata degli spettatori, che sarebbero corsi in massa verso le uscite. Gli altri due avrebbero dovuto approfittare della situazione per farsi esplodere in mezzo alla folla. Nel giro di 37 minuti, però, nessuno dei tre riuscì a entrare e si fecero saltare in aria fuori dall’impianto senza creare il panico che si aspettavano. Uccisero soltanto un passante.

Nella diretta televisiva della partita si sentirono i boati delle esplosioni, ma i tifosi non capirono che cosa stava succedendo e restarono al loro posto a guardare la partita. Il presidente Hollande, informato dalla polizia, decise che la notizia non doveva essere data subito al pubblico e che l’amichevole doveva andare avanti. 

I tifosi invadono il campo dello Stade de France nel giorno degli attentati a Parigi, il 13 novembre del 2015 (AP Photo/Christophe Ena)

La seconda squadra a bordo di una macchina girò in modo casuale per le strade di Parigi, i tre uomini scesero e risalirono più volte, spararono contro alcuni ristoranti e caffetterie e uccisero trentanove persone, soprattutto quelle che erano sedute all’aperto. Uno dei tre alla fine si fece saltare in aria al bancone di un bar e prima chiese scusa ai gestori, un altro gettò il suo corpetto esplosivo in un bidone della spazzatura e fuggì a piedi. 

Fu la terza squadra a compiere il singolo attacco con più morti di quella notte. Tre terroristi con corpetti esplosivi entrarono nel Bataclan, un locale per concerti che era stato di proprietà di ebrei e quindi era già finito sulla lista dei bersagli da colpire di alcuni gruppi jihadisti, e cominciarono a sparare sulla folla al buio. Novanta persone furono uccise, tutte nei primi 20 minuti. I testimoni raccontano di scene cruente, di un terrorista che si era appostato vicino all’uscita per ammazzare chi tentava la fuga e degli altri che passavano sulla gente stesa a terra per capire chi fosse ancora vivo e finirlo. I tre attentatori si fecero saltare in aria o furono uccisi dalle squadre speciali della polizia francese. 

Una donna soccorsa fuori dal Bataclan, Parigi, 13 novembre 2015 (Pierre Terdjman/The New York Times/contrasto)

– Leggi anche: Il Bataclan dopo il Bataclan

Dopo il 2017 il numero e soprattutto la pericolosità degli attacchi dello Stato Islamico contro obiettivi europei cominciarono a calare, con l’eccezione della strage in un centro commerciale di Mosca nel marzo del 2024. Gli attentati continuarono, ma si trattò di azioni spontanee compiute da individui che non facevano parte del gruppo e non erano passati per i campi di addestramento fuori dall’Europa. Erano estremisti a causa della quantità di propaganda che avevano consumato sui canali dello Stato Islamico e la loro massima aspirazione era – ed è ancora – entrare in contatto, da lontano, con il gruppo terroristico e inviare un video con il loro giuramento di fedeltà, da pubblicare dopo la morte.

Oggi ci sono tentativi di attacchi in Europa ogni mese, ma i servizi di sicurezza di ciascuno stato sono diventati più bravi a individuare le persone che considerano a rischio terrorismo e a intercettare le loro comunicazioni. Lo schema che precede ogni attentato, quindi attentatore che segue la propaganda su canali estremisti, attentatore che contatta lo Stato Islamico, attentatore che si mette d’accordo e invia il suo materiale, è molto difficile da attuare senza essere scoperti. 

Tuttavia, il singolo fattore che conta di più per spiegare perché gli attacchi organizzati da cellule dello Stato Islamico come quello al Bataclan non si sono ripetuti negli anni successivi è la fine dello Stato Islamico come territorio indipendente che occupava circa un terzo della Siria e dell’Iraq. Lo Stato Islamico aveva un governo, un esercito, un sistema di tribunali e persino una moneta. Quando quella forma organizzativa ha cessato di esistere, gli attentati in Europa sono cambiati e sono diventati – in generale, non è una regola assoluta. Da scrivere due volte: non è una regola assoluta – meno devastanti. 

Un iracheno guida la sua auto vicino a un cartellone pubblicitario dello Stato Islamico a Mosul, in Iraq, nel gennaio del 2017 (Martyn Aim/Corbis via Getty Images)

– Leggi anche: Dopo gli attentati di Parigi molti si inventarono di essere dei sopravvissuti

Quando i gruppi terroristici dispongono di basi sicure, di campi di addestramento e di luoghi per incontrarsi, conoscersi e fidarsi l’uno dell’altro, possono pianificare attentati all’estero con più probabilità di successo. Se pensate che sia facile, provate a chiedervi: quanti dei miei amici potrei arruolare oggi per organizzare un’operazione illegale che potrebbe comportare la morte oppure l’ergastolo e la cui preparazione potrebbe durare per molti mesi, inclusa tutta una serie di altri reati come l’acquisto di armi sul mercato nero e la preparazione di esplosivi?

In Siria c’erano centinaia di volontari provenienti soprattutto da Francia, Belgio e Regno Unito, capaci di fare il viaggio di ritorno verso i loro paesi senza farsi scoprire e di eseguire piani preparati con mesi di anticipo. Quella situazione creava opportunità difficili da ripetere. Lo stesso Stato Islamico pochi mesi dopo la strage al Bataclan pubblicò un video che mostrava gli attentatori addestrarsi assieme in un’ex base dell’esercito siriano a Tabqa, vicino a Raqqa, nel nord della Siria. La base era stata la scena di un famigerato massacro di soldati siriani disarmati e spogliati dopo la loro resa, nel 2014.  

Anche l’operazione terroristica più famosa della storia, quella dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, fu pianificata per anni nei campi di addestramento di al Qaida in Afghanistan. 

Lo Stato Islamico in Siria e in Iraq non riesce più a controllare in modo efficace nemmeno una piccola parte del territorio e vive in clandestinità. Per la pianificazione e l’esecuzione di attentati il centro è diventato l’Afghanistan, in alcune sue zone remote dove i controlli dei talebani sono meno frequenti. Lo Stato Islamico in quell’area è chiamato con la sigla in inglese ISKP, che vuol dire Stato Islamico della Provincia del Khorasan. I volontari sono individui arruolati nelle repubbliche dell’Asia centrale, come uzbeki e tagiki, che hanno a disposizione passaporti che permettono loro di viaggiare nella regione: per questo gli attentati di massa più recenti sono stati in Iran e in Russia

La differenza più grande tra lo Stato Islamico di dieci anni fa e quello di oggi tuttavia è che oggi il gruppo ha una presenza enorme in Africa, nelle zone subsahariane. Scorrendo le rivendicazioni di attacchi pubblicate sui suoi canali, che sono come minimo una decina al giorno, si vede che per la maggior parte viene da stati africani. Il Burkina Faso, il Mali, il Niger, il nord della Nigeria, dove lo Stato Islamico controlla di nuovo pezzi di territorio, come faceva in Siria e in Iraq. Oggi la sua presenza e le sue attività senza controlli creano meno allarme rispetto a pochi anni fa.