Lo sci alpino parte sempre da Sölden
Anche in questa stagione le prime gare di Coppa del Mondo sono al solito posto, sulla solita pista
di Michele Pelacci

Da 25 anni la Coppa del Mondo di sci alpino, il principale circuito di gare, comincia nello stesso modo e nello stesso luogo: con due slalom giganti sul ghiacciaio del Rettenbach, nel comune di Sölden, in Austria. È così anche quest’anno. A Sölden, su una delle piste più impegnative dello sci, sabato 25 ottobre ci sono le due manche dello slalom gigante femminile, e domenica 26 le due manche di slalom gigante maschile.
Il weekend di Sölden non è però solo un weekend con due gare. È un insieme di eventi collaterali organizzati dalla FIS, la federazione internazionale che regola lo sci alpino; di conferenze stampa di tutti i campioni più attesi, spesso incentivati da sponsor; di appuntamenti che lo rendono il primo grande ritrovo di tanti appassionati e addetti ai lavori. Grazie all’altitudine e alle condizioni favorevoli della neve (anche se pure quel ghiacciaio si sta sciogliendo) e grazie ai moderni impianti di risalita, a Sölden si può sciare fin da inizio ottobre.
Mai come nel fine settimana di Sölden la Coppa del Mondo di sci alpino si merita il soprannome, spesso abusato, di “Circo Bianco”: l’attenzione mediatica è massima, e gli atleti e le aziende lo sanno e provano a sfruttarla. Accade spesso, inoltre, che le gare di Sölden coincidano con la festa nazionale austriaca, che si celebra il 26 ottobre, e migliaia di tifosi le seguano dal vivo. L’anno scorso le gare di Sölden registrarono circa 17mila spettatori l’una, un numero non comune nello sci alpino.
Le gare sono sul ghiacciaio del Rettenbach, sopra Sölden, con partenza da oltre 3mila metri di altezza. Ci si può salire con mezzi propri (contando anche quelli dell’adiacente ghiacciaio del Tiefenbach, collegato al Rettenbach da un tunnel, ci sono quasi 2mila posti auto e 80 per i pullman), ma anche con le navette o con gli impianti di risalita, che dal paese di Sölden portano fin sopra i 3.500 metri. La strada che porta sul Rettenbach è a pedaggio e ci sono state girate alcune scene di Spectre, film di James Bond del 2015.
La pista di Coppa del Mondo è lunga poco più di un chilometro. Ha una pendenza media del 33 per cento, una massima del 68,2 per cento e il dislivello negativo (la differenza tra la quota di partenza e quella di arrivo) è di 370 metri. Secondo la sciatrice neozelandese Alice Robinson, che vinse la gara nel 2019, quando aveva solo 17 anni, «è una delle piste più difficili del circuito femminile».
Il Rettenbach (il ghiacciaio dà il nome alla pista, uno dei pochi nomi maschili di piste da sci di Coppa del Mondo) è così impegnativo per una combinazione di fattori ambientali e psicologici: l’altitudine, il fondo spesso barrato (cioè fatto ghiacciare artificialmente per rendere omogenea la pista) e il “muro” finale decisivo per le sorti della gara, cui si aggiungono la tensione mentale e la difficoltà fisica del tornare a gareggiare dopo mesi.
Il tutto in una gara di slalom gigante: una disciplina molto tecnica, che prevede tratti veloci e curve abbastanza frequenti, ma non così ravvicinate come nello slalom speciale.
A Sölden hanno vinto Hermann Maier e Bode Miller, Ted Ligety e Marcel Hirscher. Federica Brignone vinse il gigante della scorsa stagione, mostrando una forma e una solidità mentale (dopo la prima manche era terza) che l’avrebbero portata a vincere quasi tutto. Fu notevole anche il gigante femminile del 2002, quando tre atlete (Tina Maze, Nicole Hosp e Andrine Flemmen) fecero lo stesso tempo, preciso al centesimo di secondo, condividendo tutte e tre il gradino più alto del podio.
Nei 25 anni in cui è stata la gara d’apertura stagionale, solo una volta le gare di Sölden sono state cancellate entrambe: il 28 e 29 ottobre 2006, a causa della mancanza di neve. Quell’anno la stagione iniziò quindi a Levi, in Finlandia. Non è un caso. Alle gare di Sölden spesso seguono quelle di Levi, località a solo 500 metri di quota ma a nord del Circolo Polare Artico, nella quale l’innevamento è già ottimo a metà novembre.
La gestione delle date è una delle maggiori critiche che vengono mosse a questo calendario, perché in genere dopo le gare sul Rettenbach c’è quasi un mese di pausa e dopo quelle in Finlandia si va a gareggiare a Gurgl, di nuovo in Austria e a una dozzina di chilometri da Sölden. Per ridurre gli spostamenti (e quindi le emissioni di gas serra, in contesti molto delicati come quelli montani) basterebbe posticipare le gare di Sölden alla settimana che precede quelle di Gurgl (si fanno invece prima per ragioni anzitutto commerciali). Peraltro, questa strana disposizione di date fa sì che diversi atleti vadano in vacanza dopo Sölden, a stagione di fatto in corso, ed è anche per questo che il weekend di gare di Sölden viene considerato un po’ a parte.

Alice Robinson a Sölden nel 2019 (Alain Grosclaude/Agence Zoom/Getty Images)
Ancora più in generale, come scrive Andrea Chiericato, direttore della rivista specializzata Race Ski Magazine, Sölden è per lo sci «il primo giorno di scuola». Tanti addetti ai lavori si ritrovano dopo mesi e si scambiano considerazioni e punti di vista. «I giornalisti si muovono in flotta: parcheggi la macchina, partecipi alla conferenza stampa, riprendi la macchina, vai ad un’altra conferenza in un altro albergo» dice Chiericato. Tutte queste operazioni preliminari avvengono in settimana in una Sölden spesso ancora senza tifosi, gran parte dei quali arriva al venerdì sera per l’estrazione pubblica dei pettorali da gara (l’ordine con cui scenderanno gli sciatori).
In un mondo legato alle proprie tradizioni, come è quello dello sci alpino, non sorprende che Sölden sia un continuo riproporsi – anno dopo anno – dell’identico, o comunque del molto simile a sé stesso. «Sai già che in quell’ora in quel posto c’è quella cosa lì», dice Chiericato. Sul gruppo WhatsApp che gli addetti stampa della Federazione italiana usano per le comunicazioni più importanti, un incontro tra atlete italiane e giornalisti prima delle gare di Sölden, si legge, è fissato al «consueto hotel Sunny».



