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  • Martedì 21 ottobre 2025

Come sta andando la campagna elettorale per il sindaco di New York

Il favorito è ancora Zohran Mamdani, 34enne socialista e musulmano, e Trump lo sta già minacciando

Zohran Mamdani a un evento elettorale, il 13 ottobre del 2025 (AP Photo/Olga Fedorova)
Zohran Mamdani a un evento elettorale, il 13 ottobre del 2025 (AP Photo/Olga Fedorova)
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Il prossimo 4 novembre ci saranno le elezioni per il nuovo sindaco di New York. I candidati sono tre: Zohran Mamdani, un 34enne musulmano che si definisce socialista ed è il candidato ufficiale del Partito Democratico; Andrew Cuomo, 67enne ex governatore dello stato di New York, anche lui Democratico ma candidato da indipendente; e Curtis Sliwa, 71enne del Partito Repubblicano. L’attuale sindaco Democratico Eric Adams, che si era inizialmente candidato come indipendente, si è ritirato dopo aver condotto una campagna elettorale deludente, in cui si è parlato soprattutto di vari scandali che l’hanno coinvolto.

Mamdani è il favorito: a inizio luglio aveva vinto le primarie del partito, ed è in grande vantaggio nei sondaggi. New York è una città tradizionalmente Democratica, e dal 2013 chi vince le primarie vince poi le elezioni per il sindaco, con ampio margine. Questa volta però le cose potrebbero essere più complicate, dato che i candidati sono tre.

Mamdani è nato in Uganda da genitori indiani, ha preso la cittadinanza statunitense nel 2018 e dal 2021 è un deputato statale a New York, dove vive da quando aveva 7 anni. Ha idee molto progressiste, simili a quelle del senatore del Vermont Bernie Sanders e della deputata Alexandria Ocasio-Cortez, eletta al Congresso federale in un distretto di New York.

Zohran Mamdani in metropolitana, il 27 maggio 2025 (Andrew Lichtenstein/Corbis via Getty Images)

La vittoria di Mamdani alle primarie di giugno fu inaspettata: fino a pochi mesi prima era relativamente sconosciuto e aveva meno esperienza di molti suoi avversari. Si è fatto notare con una campagna elettorale intensa e molto efficace, basata sulla partecipazione a moltissimi comizi e sull’uso sapiente delle comunicazioni sui social, con molti video girati per strada e in situazioni imprevedibili. Ha uno stile spigliato e alla mano (spesso si fa chiamare per nome, Zohran) che gli permette di presentarsi come brillante, ma anche rassicurante e consapevole dei problemi della classe media. Si è anche fatto venire un sacco di nuove idee: ad agosto per esempio ha organizzato un’enorme caccia al tesoro per le strade di New York, e il “tesoro” alla fine era la possibilità di incontrarlo in un bar di Astoria, il quartiere del Queens dove vive.

Tra le altre cose Mamdani propone di rendere gratuiti gli asili nido, le scuole per l’infanzia e i trasporti pubblici, e di creare supermercati gestiti dal comune, che quindi dovrebbero avere prezzi più bassi. Vuole anche investire per risolvere o perlomeno attenuare la crisi abitativa: promette di bloccare per quattro anni il prezzo degli affitti calmierati e di costruire condomini con oltre 200mila appartamenti, da affittare a prezzi fissi.

Per finanziare tutto questo vuole convincere il governo statale ad alzare l’imposta sul reddito delle imprese dal 7,2 all’11,5 per cento, che è l’aliquota in vigore nel vicino New Jersey. Propone inoltre di alzare del 2 per cento la tassa sul reddito agli abitanti della città di New York che guadagnano più di un milione di dollari all’anno (sono circa 80mila persone su oltre 8 milioni di abitanti).

Zohran Mamdani al Pride di New York, il 29 giugno 2025 (Noam Galai/Getty Images)

Le idee piuttosto radicali di Mamdani hanno convinto Cuomo a fare una cosa insolita nella politica statunitense: candidarsi comunque, nonostante la sconfitta alle primarie. Cuomo è stato governatore dello stato di New York dal 2011 al 2021, quando si era dovuto dimettere a causa di accuse di molestie sessuali (i procedimenti sono stati poi archiviati). È un politico molto noto anche a livello nazionale, e considerato un moderato: per vincere sta provando a creare una proposta che possa attrarre sia gli elettori Repubblicani (storicamente in minoranza a New York) sia i Democratici moderati, che ritengono le idee di Mamdani troppo estreme.

Al momento sembra esserci riuscito solo in minima parte. Nella media dei sondaggi elaborata da Decision Desk HQ, un sito che si occupa di elezioni negli Stati Uniti, Cuomo è secondo, con circa il 30 per cento: 15 punti in meno di Mamdani.

Andrew Cuomo arriva al dibattito elettorale del 16 ottobre (AP Photo/Angelina Katsanis)

Cuomo è messo in ulteriore difficoltà dalla presenza di un terzo candidato, il Repubblicano Curtis Sliwa. Sliwa è noto per aver fondato negli anni Settanta i Guardian Angels, un’organizzazione senza scopo di lucro per la prevenzione del crimine, che tra l’altro ha ispirato in Italia i City Angels (nati a Milano negli anni Novanta). Attivo nella politica locale newyorkese da tempo, Sliwa era già stato il candidato del Partito Repubblicano alle scorse elezioni comunali del 2021, quando aveva perso di quasi 40 punti percentuali contro Eric Adams.

Ora secondo la media dei sondaggi è al 15 per cento circa, e non ha nessuna reale possibilità di vittoria. La sua presenza però danneggia Cuomo perché divide l’elettorato contrario a Mamdani. Questo è un problema dal momento che le elezioni per il sindaco di New York sono a turno unico: il candidato che prende più voti è eletto sindaco. Secondo un sondaggio di inizio ottobre lo svantaggio di Cuomo da Mamdani sarebbe solo del 7 per cento se non ci fosse Sliwa.

Curtis Sliwa prima di partecipare al dibattito elettorale del 16 ottobre (AP Photo/Angelina Katsanis)

La campagna elettorale sta procedendo in modo molto simile a quella per le primarie Democratiche di giugno. Cuomo attacca Mamdani accusandolo di inesperienza e sostiene che alcune sue proposte siano troppo estremiste o irrealizzabili. Lo critica anche per la sua posizione su Israele: Mamdani, che è musulmano, ha definito la guerra nella Striscia di Gaza un «genocidio» e, pur riconoscendo la legittimità dell’esistenza di Israele come stato, ha espresso posizioni molto dure per i crimini che da oltre due anni compie sulla popolazione palestinese. Cuomo invece sostiene apertamente Israele e secondo molti sondaggi va meglio tra le persone ebree di New York, che sono quasi un milione.

Mamdani continua a insistere sull’alto costo della vita e critica Cuomo dicendo che il suo programma non prevede soluzioni concrete a questo problema. Lo accusa anche di mancanza di integrità, in riferimento allo scandalo che aveva portato alle sue dimissioni. Durante il dibattito del 16 ottobre, Mamdani ha risposto così a Cuomo che lo accusava di inesperienza:«L’esperienza che mi manca la compenso con l’integrità, l’integrità che ti manca non potrai mai compensarla con l’esperienza».

Nella campagna elettorale si è intromesso anche il presidente Donald Trump, che peraltro è originario di New York. In caso di vittoria di Mamdani, Trump ha minacciato di tagliare i finanziamenti del governo federale alla città e di inviare la Guardia Nazionale (il principale corpo di riservisti dell’esercito), come negli ultimi mesi ha già fatto o minacciato di fare in altre città governate dai Democratici tra cui Chicago, Los Angeles e Portland.

Mamdani ha respinto le minacce di Trump e ha promesso di tenergli testa in nome degli abitanti di New York. Ma si è anche detto disponibile a collaborare con il presidente sulle questioni relative al costo della vita. Cuomo è invece in una posizione più complicata: da una parte non può mostrarsi troppo accomodante nei confronti di Trump per non perdere i voti dell’elettorato Democratico, dall’altra non può criticarlo più di tanto per non inimicarsi gli elettori Repubblicani, che per lui sono altrettanto importanti.