La nuova serie tv di Netflix che non piace al Pentagono

"Boots" racconta la storia vera di un cadetto gay negli anni Novanta, quando l'omosessualità nell'esercito era illegale

(©Netflix/Courtesy Everett Collection/contrasto)
(©Netflix/Courtesy Everett Collection/contrasto)
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Il 9 ottobre è uscita su Netflix Boots, una serie tv sulla storia di un adolescente gay negli anni Novanta che, appena diplomato, decide d’impulso di arruolarsi nell’esercito. La serie è stata accolta generalmente bene sia dal pubblico che dalla critica, ma ciò che le ha dato particolare visibilità negli ultimi giorni è stato un commento del Pentagono, il dipartimento della Difesa statunitense.

Il portavoce del Pentagono ha infatti criticato la scelta di Netflix di produrla, e ha accusato la piattaforma di avere una “agenda ideologica” incentrata su contenuti vicini alla comunità LGBTQ+, definendo la serie “spazzatura woke”. In realtà Boots è piuttosto fedele alla realtà storica nel raccontare l’ambiente dell’esercito statunitense, che soprattutto negli anni Novanta era tutt’altro che aperto alle minoranze di genere.

Boots è infatti ispirata alla storia vera raccontata nel libro The Pink Marine, un memoir del 2015 dello scrittore e sceneggiatore Greg Cope White. Nel 1979 Cope White, appena diciottenne, si arruolò nei Marines insieme al suo migliore amico dopo aver finito le superiori. Cope White racconta che si sentiva diverso, odiava il proprio fisico minuto – tanto da essere sottopeso rispetto agli standard di reclutamento – e che era in cerca di uno scopo nella vita. Ai tempi l’omosessualità nell’esercito era un reato, e per entrare nel campo di addestramento Cope White dovette mentire e continuare a farlo per i sei anni in cui prestò servizio.

La serie, di otto episodi, è ambientata una decina di anni dopo, nel 1990, quando la situazione non era molto diversa. Quattro anni più tardi sarebbe entrata in vigore negli Stati Uniti una controversa legge, conosciuta come Don’t ask, don’t tell, che permetteva alle persone omosessuali di arruolarsi nelle forze armate solo a patto che tenessero segreto il proprio orientamento sessuale. Fu poi abolita nel 2010 dall’amministrazione di Barack Obama.

L’esercito statunitense è storicamente un contesto estremamente ostile alle persone omosessuali. Questo emerge molto chiaramente nella serie, insieme a una lunga serie di altri aspetti tossici legati al trattamento delle reclute da parte dei superiori e alle vessazioni fisiche e psicologiche a cui vengono sottoposti.

Nonostante le recensioni siano state buone, una parte del pubblico è rimasta sorpresa: Andy Parker, ideatore e co-responsabile del progetto che ha collaborato per l’adattamento cinematografico del memoir, ha detto in un podcast che il risultato doveva essere qualcosa di simile alla storia di «Full Metal Jacket, ma raccontata da David Sedaris», lo scrittore statunitense comico e gay. Anche per via del trailer, le aspettative erano quindi di una serie tv militare “leggera” e comica, incentrata soprattutto sui temi dell’amore omoerotico: nonostante ci siano scene in cui si percepisce la tensione sessuale tra alcuni personaggi, la trama è soprattutto drammatica e poco romantica.

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Alcuni commentatori, specialmente persone vicine all’esercito e che ne conoscono le strutture gerarchiche e le regole, hanno invece criticato diversi aspetti della serie, considerati poco verosimili: un esempio sono i molti momenti di conversazione tra le reclute, necessarie per consentire alla trama di avanzare, ma che normalmente non sono permesse veramente tra i soldati. Un altro è legato all’ultimo episodio della serie, “The Crucible”, dedicato al test fisico finale del campo di addestramento che i cadetti dovevano affrontare e che non esisteva ancora nel 1990.

La produzione della serie era iniziata prima della pandemia ed è stata rallentata dallo sciopero degli attori di Hollywood del 2023. È uscita in un momento in cui l’amministrazione al governo negli Stati Uniti, guidata da Donald Trump, ha annunciato che le politiche per la diversità e l’inclusione non saranno più parte della filosofia dell’esercito, e che sarà di nuovo data grande importanza alla condizione fisica dei soldati. A febbraio il dipartimento della Difesa ha introdotto una legge che impone ai soldati transgender di lasciare l’esercito.

Allo stesso modo il capo del Pentagono Pete Hegseth è sempre stato molto critico nei confronti delle politiche per tutelare i diritti del personale gay dell’esercito. Lo scorso giugno aveva ordinato di cambiare nome a una nave da rifornimento della marina statunitense intitolata ad Harvey Milk, il famoso attivista per i diritti delle persone LGBTQ+.

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In un’intervista recente Cope White ha raccontato di aver insistito per far sì che il protagonista della serie fosse interpretato da un attore gay. Miles Heizer era già conosciuto per aver recitato in un’altra serie tv Netflix di successo, Tredici: in quell’occasione il suo personaggio era bisessuale.

Non si sa ancora se Netflix, visto il successo della serie, produrrà una seconda stagione di Boots, ma ha strategicamente concluso l’ultima puntata nel momento in cui i cadetti superano l’esame finale del campo di addestramento e sono pronti a servire in guerra.