Perché i missili Tomahawk sono così importanti per l’Ucraina
Permetterebbero di colpire in profondità la Russia: se Trump li concedesse sarebbe soprattutto un messaggio a Putin

Il tema principale dell’incontro che si terrà oggi alla Casa Bianca fra il presidente statunitense Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky saranno i missili da crociera Tomahawk. L’Ucraina li chiede da tempo senza successo, da qualche giorno Trump aveva fatto capire che considerava l’ipotesi di inviare quelli in dotazione all’esercito statunitense, anche se la telefonata con Putin di giovedì potrebbe aver cambiato ancora gli scenari.
I Tomahawk sono missili a lungo raggio e possono raggiungere con precisione obiettivi fino a 2.500 chilometri di distanza. L’Ucraina potrebbe usarli per colpire la Russia in profondità nel suo territorio, dove per ora fatica ad arrivare. I Tomahawk da soli non cambieranno la guerra, ma Zelensky e il governo ucraino ritengono che aumentare le armi a disposizione e le possibilità offensive dell’Ucraina potrebbe convincere il presidente russo Vladimir Putin a considerare seriamente di trattare per la pace.
Per Trump concedere i missili Tomahawk all’Ucraina sarebbe un cambio di approccio notevole, dopo lunghe fasi in cui ha sostanzialmente adottato le posizioni di Putin: lo scorso agosto l’aveva accolto con grande sfarzo in Alaska (in un incontro poi infruttuoso). La concessione dei Tomahawk sarebbe quindi un messaggio di sostegno alla causa ucraina, e di contrapposizione più netta alla Russia.
Anche se doteranno l’Ucraina di Tomahawk, gli Stati Uniti manterranno un controllo sugli obiettivi su cui questi potranno essere diretti. L’Ucraina intende usarli per colpire depositi di benzina, raffinerie, basi aeree militari, fabbriche di carri armati e di droni, anche molto lontani dalla linea del fronte.

Donald Trump e Volodymyr Zelensky durante l’incontro alle Nazioni Unite il 23 settembre 2025 (AP Photo/Evan Vucci)
I Tomahawk sono in dotazione all’esercito statunitense dal 1983. Li costruisce la multinazionale statunitense RTX e possono trasportare fino a 450 chili di esplosivo. Viaggiano a basse altitudini (sotto i 100 metri) e ad alte velocità (fino a 900 km all’ora) e sono guidati da un sistema GPS e dalla cosiddetta “navigazione inerziale”. Possono comunque essere intercettati da sistemi di difesa aerea, ma sono precisi e soprattutto hanno un raggio d’azione molto più ampio (fra i 1.250 e i 2.500 chilometri) rispetto ai missili ora in dotazione all’Ucraina, gli ATACMS, che l’ex presidente statunitense Joe Biden concesse all’Ucraina meno di un anno fa, dopo molti dubbi e ripensamenti (gli ATACMS arrivano a 300 chilometri di distanza). Ogni Tomahawk costa circa un milione e mezzo di euro.
Se Trump acconsentisse a inviarli, dovrebbe anche decidere quanti: l’ostacolo principale non è il prezzo (l’accordo eventualmente seguirà quello sulle altre armi, e sarà la NATO a pagarle, comprandole dagli Stati Uniti), ma la disponibilità. Al momento infatti gli Stati Uniti consumano più Tomahawk di quanti ne comprino: ne hanno acquistati 202 dal 2022 ma ne hanno usati 124 solo nel 2024, contro l’Iran e gli Houthi in Yemen. Secondo vari esperti potrebbero però averne in arsenale varie migliaia, anche se non ci sono dati certi.
Il numero dei Tomahawk che eventualmente gli Stati Uniti concederanno è rilevante: secondo vari esperti militari sentiti dai media statunitensi, ne servirebbe almeno un centinaio per avere effetti sensibili sul campo, mentre un numero tra i 20 e i 40 renderebbe la decisione più simbolica che efficace.

Il lancio di un Tomahawk dal cacciatorpediniere USS Fitzgerald (U.S. Navy photo)
I Tomahawk vengono normalmente lanciati da navi e sottomarini, ma l’Ucraina non li ha a disposizione. Gli Stati Uniti dovrebbero quindi fornire anche dei sistemi di lancio da terra, chiamati Typhon. La decisione di Trump comunque sarà guidata da ragioni politiche, e non tecniche: in caso di assenso servirebbero pochi mesi per completare le consegne e il necessario addestramento dell’esercito ucraino.
Il governo russo, attraverso il portavoce Peskov, ha già detto che dotare l’Ucraina dei missili sarebbe «una significativa escalation che avrebbe conseguenze» anche nei rapporti fra Stati Uniti e Russia. Sono minacce che la Russia ha ripetuto in questi anni di guerra ogni volta che Stati Uniti o Europa dovevano decidere se aumentare il proprio sostegno all’Ucraina: poi non hanno mai avuto conseguenze.
L’Ucraina sta peraltro sviluppando un suo missile da crociera, il Flamingo, che secondo quanto riferito dal governo ucraino avrebbe una gittata massima di 3.000 chilometri e potrebbe portare fino a 1.000 chili di esplosivo. Zelensky ha detto che il missile ha superato i test ma che serviranno ancora tre o quattro mesi prima di poter avviarne la produzione.
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