Trump è rimasto ambiguo sui missili Tomahawk
Durante l'incontro con il presidente ucraino Zelensky ha detto che i missili servono agli Stati Uniti e che darli all'Ucraina potrebbe provocare un'escalation

Si è concluso alla Casa Bianca l’incontro tra il presidente statunitense Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky. Nella prima parte, aperta ai giornalisti, Trump non si è sbilanciato sulla possibilità di fornire missili Tomahawk all’Ucraina, cioè l’aspetto più atteso dell’incontro (che è stato meno formale dei precedenti: i presidenti hanno pranzato insieme nella Cabinet Room invece di discutere nello Studio Ovale). I Tomahawk permetterebbero all’esercito ucraino di colpire in profondità il territorio russo.
In pubblico Trump ha parlato molto più di Zelensky: si è dilungato, come fa spesso, anche su argomenti che non c’entravano, come l’accordo di pace in Medio Oriente o gli attacchi statunitensi alle barche al largo del Venezuela. Sui missili ha detto che ne avrebbe discusso ulteriormente con Zelensky, ma ha esitato ed è stato ambiguo. Ha spiegato che non sono le uniche armi che gli Stati Uniti potrebbero dare all’Ucraina, dicendo però che potrebbero implicare «un’escalation» e che preferirebbe vedere la fine della guerra che doverli inviare. Ha detto varie volte che i Tomahawk servono anche agli Stati Uniti, magnificandone le capacità.

Donald Trump e Volodymyr Zelensky prima di entrare alla Casa Bianca, il 17 ottobre (Andrew Leyden/ZUMA Press Wire)
In generale il presidente degli Stati Uniti ha espresso ottimismo sulla possibilità di trovare una soluzione diplomatica alla guerra in Ucraina, sostenendo che lo voglia anche il presidente russo Vladimir Putin – che l’ha sempre impedita – senza dire cosa gli faccia pensare che abbia cambiato atteggiamento. Prima di entrare alla Casa Bianca con Zelensky, Trump aveva annuito quando, da lontano, un giornalista gli aveva chiesto se pensasse di poter convincere Putin.
Trump ha aggiunto che avrebbe voluto che ci fosse anche Zelensky all’incontro a Budapest in Ungheria, per cui si è accordato giovedì in una lunga telefonata con Putin senza fissare una data, ma ha sostenuto di averci rinunciato per via dei pessimi rapporti tra Zelensky e Putin, e che servirebbe solo che «andassero un po’ più d’accordo». Rispondendo ai giornalisti, in realtà, Zelensky si è mostrato disponibile, dicendosi pronto «a parlare in ogni tipo di formato: bilaterale, trilaterale, non importa». Zelensky comunque ha chiarito che prima di discutere di eventuali concessioni ritiene necessario un cessate il fuoco e che gli alleati dell’Ucraina le offrano garanzie di sicurezza.

Volodymyr Zelensky (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)
L’incontro privato tra i due presidenti è durato poco meno di due ore, al termine delle quali Trump ha pubblicato un post sul suo social network Truth, in cui ha definito l’incontro con Zelensky «molto interessante e cordiale» e ha sostenuto di aver insistito con il presidente ucraino riguardo all’importanza di arrivare a un accordo con Putin: «Dovrebbero fermarsi adesso». Trump è poi partito per la sua residenza in Florida senza più parlare pubblicamente.
Zelensky ha invece fatto una breve dichiarazione all’esterno della Casa Bianca e ha risposto ad alcune domande dei giornalisti, anche se ha subito detto di non voler rispondere a quelle sui missili Tomahawk perché la discussione sulla possibilità che gli Stati Uniti ne diano all’Ucraina è ancora aperta. Quando gli è stato chiesto se fosse più ottimista rispetto a com’era prima dell’incontro ha risposto: «Sono realista». Ha però dato ragione a Trump sul fatto che Ucraina e Russia dovrebbero smettere di combattersi e ha ribadito di essere disponibile a negoziare, e a partecipare a qualsiasi tipo di incontro che possa «portarci più vicini alla pace».



