Cos’altro può fare Tadej Pogacar
Rivincere e stravincere la maggior parte delle corse ciclistiche a cui partecipa, ma soprattutto vincere le due “monumento” che gli mancano

Per qualità, quantità e modalità delle sue vittorie, il 2024 di Tadej Pogacar sembrava irripetibile. E invece nel 2025 lo ha ripetuto, concludendo la stagione con la sua quinta vittoria consecutiva al Giro di Lombardia, l’ultima importante corsa dell’anno del ciclismo su strada e una di quelle altimetricamente più difficili. L’unico ad averla vinta cinque volte era stato Fausto Coppi, solo che Coppi ci aveva messo otto anni, vincendo la prima edizione al quarto tentativo. Pogacar l’ha corsa cinque volte, e cinque volte l’ha vinta.
Anche quest’anno la stagione ciclistica si chiude quindi enumerando stupiti i record di Pogacar e guardando a quelli – sempre meno – che gli restano da battere. Tra le poche cose che gli mancano per per poter dire di aver vinto tutto nel ciclismo su strada ci sono due corse che ancora non ha vinto. Una è la Parigi-Roubaix, imprevedibile e imparagonabile a tutte le altre corse; l’altra è la Milano-Sanremo, la più facile tra le cosiddette “classiche monumento” e proprio per questo la più difficile per Pogacar.
Prima di guardare a cosa può fare Pogacar, un rapido aggiornamento di dati e primati, soprattutto sui tre Grandi Giri (Tour de France, Giro d’Italia e Vuelta di Spagna) e sulle classiche monumento (le corse di un giorno più antiche e importanti, che sono, in ordine di calendario: Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia). Nel 2025 Pogacar, sloveno di 27 anni, ha vinto il suo quarto Tour, il suo secondo Giro delle Fiandre, la sua terza Liegi-Bastogne-Liegi e – come detto – il quinto Giro di Lombardia, arrivando solo al traguardo, con quasi due minuti sul secondo (il belga Remco Evenepoel) e dopo alcune decine di chilometri in solitaria. Giro e Vuelta quest’anno non li ha corsi.
Pogacar, che teoricamente sarebbe uno scalatore, un tipo di corridore forte in salita e nei Grandi Giri, che fino a qualche anno fa avrebbe schivato quasi tutte le classiche monumento, è arrivato terzo alla Milano-Sanremo e secondo alla Parigi-Roubaix. Nessuno mai prima era salito, in un anno, sul podio di tutte e cinque le classiche monumento, e pochissimi altri l’avevano fatto durante tutta la loro carriera. Nessuno prima aveva vinto per due anni di fila il Tour de France e il Mondiale, indossando quindi le due maglie più note e importanti del ciclismo, la maglia gialla e la maglia iridata. Perché sì, quest’anno ha ri-vinto il Mondiale, con oltre un minuto sul secondo (Evenepoel) e dopo alcune decine di chilometri in solitaria.
Per non farsi mancare niente ha vinto pure gli Europei: già potreste aver intuito chi è arrivato secondo (proprio Evenepoel), e anche in questo caso è arrivato in solitaria. In effetti Pogacar è arrivato da solo in 17 delle 18 corse di un giorno che ha vinto dal 2023.

Tadej Pogacar nel luglio del 2024 a Col de la Couillole, Francia (Tim de Waele/Getty Images)
Chi ne scrive e chi ne parla sembra aver esaurito i superlativi, essere quasi in difficoltà nel trovare parole e termini di paragone per raccontare una superiorità tanto netta, sfacciata e duratura. «Il divario è così grande che è difficile immaginare come potrà essere colmato a breve perfino se Pogacar dovesse fare peggio il prossimo anno», ha scritto Alexandre Roos sull’Équipe: «Ha raggiunto un livello tale che quel che succede nelle corse ormai non dipende più dagli altri. Quel che succederà lo deciderà solo lui, in base ai suoi desideri e a quanto sarà mentalmente o fisicamente stanco».
Con questa premessa ha quasi poco senso chiedersi quanti altri Tour potrà vincere Pogacar (è a quattro, e nessuno ne ha vinti più di cinque), se diventerà il corridore con più tappe vinte al Tour (è a 21, il record è 35), quanti altri Giri di Lombardia potrà vincere, quante altre volte vincerà due grandi giri nello stesso anno (come ha fatto nel 2024 con Giro e Tour) o quante altre stagioni irripetibili ripeterà (finora ognuna delle sue sette stagioni da professionista ha eguagliato o migliorato la precedente).

Tadej Pogacar l’11 ottobre 2025 a Bergamo (Dario Belingheri/Getty Images)
Per molti versi è ormai una questione di volontà, più che di possibilità. E già a proposito del Tour – che per tre settimane è il centro assoluto del ciclismo, il suo apice in termini di soldi e visibilità – Pogacar ha lasciato intendere che potrebbe correrlo perché deve, più che perché proprio gli va di farlo. Si è detto anche ormai poco interessato ai paragoni con altri ciclisti: ormai quasi solo con Coppi o con Merckx, il più forte di sempre. Il livello è tale che la premessa “se solo volesse” è oggettivamente valida.
Di certo Pogacar non ha mostrato fastidio o disinteresse verso Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix, due classiche monumento che sembra voler vincere più di ogni altra corsa. Per non lasciare dei buchi nella sua carriera, per essere tra i pochissimi a riuscirci (uno dei pochi è Merckx) e perché quando vinci di tutto con apparente facilità la sfida più interessante è provare a vincere quello che non riesci a vincere.
La Milano-Sanremo sarà il 21 marzo ed è una corsa facile perché seppur molto lunga non ha salite particolarmente difficili. Per peso e caratteristiche uno come Pogacar non è fatto per fare volate di gruppo (sebbene a volte ci provi, con risultati anche qui sorprendenti). Ha bisogno di qualcosa lungo la strada che lo aiuti a fare selezione, di un terreno su cui staccare gli avversari prima dell’arrivo in pianura. Nella Milano-Sanremo quel qualcosa sono due brevi salitelle verso la fine: la Cipressa e il Poggio. Però sono così brevi e così poco ripide che persino Pogacar fatica a togliersi di ruota tutti gli avversari. Ne resta sempre qualcuno: in genere l’olandese Mathieu van der Poel, l’unico in grado di fare davvero penare, e pure battere, Pogacar nelle classiche monumento.
Mentre ha vinto cinque Giri di Lombardia, Pogacar ha corso anche cinque Milano-Sanremo, con questi risultati: 12esimo, quinto, quarto, terzo e terzo. Ci va sempre vicino, ma non riesce mai a restare da solo: e anche riuscendoci si troverebbe da solo negli ultimi chilometri pianeggianti in cui gli inseguitori potrebbero, collaborando tra loro, riprenderlo e batterlo. Per vincere la Milano-Sanremo avrebbe bisogno dell’effetto sorpresa (impossibile, nel suo caso), oppure di una prestazione davvero fuori dall’ordinario, in un pomeriggio in cui tante cose si incastrino a dovere.

Pogacar durante la Parigi-Roubaix del 2025 (Billy Ceusters/Getty Images)
La Parigi-Roubaix, che si terrà ad aprile, sarebbe in teoria ancora più ostica per Pogacar. Di salite proprio non ce ne sono e la principale difficoltà – il pavé – richiede in genere corridori ben più muscolosi. Eppure grazie alla sua potenza fuori dal comune e alla sua capacità di guida Pogacar riesce a cavarsela egregiamente pure lì: l’ha corsa una volta sola, arrivando a sorpresa secondo – dopo una caduta – dietro Van der Poel.
Tra le due, è forse più facile immaginare che Pogacar vinca la Parigi-Roubaix, specie se in assenza di Van der Poel. Sia Milano-Sanremo che Parigi-Roubaix sono corse in cui basta un errore o un piccolo evento sfortunato al momento sbagliato per perdere ogni possibilità di vittoria.
Un’altra importante vittoria che manca a Pogacar è poi l’oro olimpico, che però nel ciclismo è, un po’ come nel tennis, considerato meno importante rispetto a molti altri sport. Pogacar, per esempio, nemmeno ha partecipato a Parigi 2024. È molto probabile che ci proverà nel 2028 alle Olimpiadi di Los Angeles (ne ha parlato come di uno dei suoi obiettivi a lungo termine), ma ancora bisogna vedere che tipo di percorso ci sarà.
Ci sono poi altre corse che Pogacar ancora non ha vinto, come per esempio la Vuelta di Spagna, il terzo per importanza tra i grandi giri. È però talmente superiore agli avversari che – al netto di eventi sfortunati – è difficile pensare, per ora, che possa decidere di partecipare senza riuscire a stravincerla.
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