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  • Giovedì 9 ottobre 2025

Trump ci sta provando fortissimo a vincere il Nobel per la Pace

E dopo l’accordo sulla Striscia di Gaza ha pure qualche argomento, ma sarà molto difficile che succeda

Una manifestazione per attribuire il Nobel a Donald Trump il 2 settembre 2025 a Tel Aviv, Israele
Una manifestazione per attribuire il Nobel a Donald Trump il 2 settembre 2025 a Tel Aviv, Israele (Israel Hadari/ZUMA Press Wire)
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump porta avanti da mesi una campagna senza precedenti per vincere il Premio Nobel per la Pace, che sarà annunciato venerdì. Si può dire che Trump ne sia ossessionato: nessuna persona, organizzazione o governo aveva mai tentato con così tanta insistenza di influenzare e fare pressione sul comitato che attribuisce il riconoscimento.

Ora che sembra essere riuscito a negoziare con successo un cessate il fuoco tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, Trump ha finalmente un argomento solido a sostegno della propria candidatura. Ma con l’accordo arrivato a poco più di 24 ore dall’annuncio del premio, difficilmente potrà influenzare la decisione: se il comitato del Nobel avrà ceduto alle pressioni e scelto Trump, non l’avrà fatto per l’ultimo accordo su Gaza, a meno di sorprese.

Trump vuole il Nobel perché è forse il riconoscimento internazionale più prestigioso che un politico possa ottenere, e perché consoliderebbe la sua immagine di grande negoziatore di accordi di pace. Trump è inoltre ossessionato dal fatto che Barack Obama, con cui si è sempre sentito in competizione, lo ricevette nel 2009, al suo primo anno di presidenza: «Se mi chiamassi Obama, mi avrebbero dato il premio in 10 secondi», ha detto l’anno scorso.

Trump sostiene di meritarselo per via dei numerosi accordi di pace che, a suo dire, è riuscito a negoziare. Secondo un conteggio piuttosto variabile, se ne attribuisce sette: Israele e Iran, India e Pakistan, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, Armenia e Azerbaijan, Cambogia e Thailandia, Egitto ed Etiopia, Serbia e Kosovo. Trump ha alcuni meriti in questi negoziati, ma decisamente meno di quelli che si attribuisce. A volte si confonde pure, come quando di recente ha detto di aver fatto un accordo tra Azerbaijan e Albania.

Trump da mesi porta avanti una campagna di pressione continua, fatta di dichiarazioni eccessive e piccole minacce. «Tutti dicono che dovrei ricevere il Premio Nobel per la Pace», ha detto il mese scorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Più di recente ha detto, parlando del premio davanti agli ufficiali dell’esercito statunitense: «Lo daranno a qualcuno che non ha fatto niente di grosso», e ha aggiunto che se non riceverà lui il Nobel «sarà un grosso insulto per il nostro paese». È una minaccia piuttosto evidente.

In passato ci furono altre campagne per favorire l’attribuzione del Nobel per la Pace, come per esempio quella che la Corea del Sud fece per il suo ex presidente Kim Dae-jung, vincitore nel 2000. Ci furono anche campagne contro i candidati: quando si seppe che nel 2010 il comitato stava valutando il dissidente cinese Liu Xiaobo, la Cina minacciò il governo della Norvegia, che ospita il comitato; e quando poi Liu ricevette effettivamente il premio, la Cina interruppe le relazioni diplomatiche ad alto livello e sospese vari negoziati commerciali con la Norvegia. Nessuno però era mai stato sfacciato e perentorio quanto Trump.

Donald Trump il 15 agosto 2025

Donald Trump il 15 agosto 2025 (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)

Il processo di selezione dei candidati e di scelta del vincitore avviene con mesi di anticipo rispetto all’annuncio. Quest’anno il comitato del Nobel – formato da cinque persone tra esperti di diritto e politica internazionale ed ex parlamentari norvegesi – ha chiuso il processo di candidatura il 31 gennaio, quando Trump era in carica soltanto da una decina di giorni. Trump dovrebbe essere tra i 338 candidati del 2025 grazie alla nomina di Claudia Tenney, una parlamentare Repubblicana statunitense (i nomi sono segreti). Le nomine che ha ricevuto in seguito, per esempio dai governi di Pakistan, Cambogia e Israele, sono invece per il Nobel del 2026. Possono avanzare nomine per il Nobel per la Pace, tra gli altri, i membri dei parlamenti e dei governi nazionali; i membri della Corte internazionale di giustizia; i professori universitari di discipline come la storia e le scienze sociali e chi ha ricevuto il premio in precedenza.

Di solito le persone o i gruppi che fanno qualcosa di davvero notevole in estate o in autunno vengono considerati per il Nobel dell’anno successivo. Per questo molti ritengono difficile che, indipendentemente dai suoi meriti, Trump ottenga il Nobel quest’anno.

Al tempo stesso, però, la sua campagna di pressione è stata così intensa che forse potrebbe aver cambiato il calcolo del comitato, e come dicevamo l’accordo su Gaza è un successo genuino, benché sia tutto molto agli inizi. C’è anche il timore che, come fece la Cina, Trump possa rivalersi sulla Norvegia se non vincesse, con la grossa differenza che nel 2010 l’economia cinese non aveva grande peso per la Norvegia, mentre ora con gli Stati Uniti sarebbe tutto diverso.

Tra gli altri possibili vincitori di quest’anno ci sono l’ong Comitato per la protezione dei giornalisti; una rete di sostegno umanitario in Sudan (Emergency Response Rooms); e Yulia Navalnaya, la vedova del dissidente russo Alexei Navalny.