Ilaria Salis ha mantenuto la sua immunità
L'ha deciso il Parlamento Europeo per un solo voto di scarto

In un voto a scrutinio segreto, il Parlamento Europeo ha respinto la richiesta presentata dal governo ungherese di revocare l’immunità per l’europarlamentare italiana Ilaria Salis, con un solo voto di scarto. C’era molta incertezza sull’esito di questo voto: due settimane fa la commissione Affari giuridici del Parlamento Europeo aveva votato per mantenere l’immunità di Salis, ma la decisione definitiva era quella di oggi. Stando alle dichiarazioni ufficiali sull’intenzione di voto dei gruppi politici, l’immunità di Salis avrebbe dovuto essere revocata. È probabile però che questo non sia avvenuto grazie ai voti di alcuni eurodeputati indipendenti o del Partito Popolare Europeo (PPE), di centrodestra e il più grande gruppo politico al Parlamento.
Erano presenti 628 eurodeputati (su 719 eletti, e un seggio vacante): hanno votato per mantenere l’immunità in 306 e contro in 305, mentre 17 si sono astenuti. Dopo il voto il parlamentare ceco del PPE Tomáš Zdechovský ha provato a farlo ripetere, sostenendo che un suo collega avesse avuto un problema tecnico e non fosse riuscito a votare, ma la presidente del Parlamento, Roberta Metsola, del suo stesso gruppo politico, ha confermato l’esito.
Salis, del partito Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), è accusata in Ungheria di aver aggredito dei neonazisti a una manifestazione di estrema destra a Budapest nel 2023, cosa che lei ha sempre negato. Per queste accuse ha passato 15 mesi in carcerazione preventiva in un carcere ungherese, fra il febbraio del 2023 e il maggio del 2024, per poi essere messa agli arresti domiciliari e scarcerata dopo la sua elezione al Parlamento Europeo, a giugno 2024. In una recente intervista al Corriere della Sera aveva detto di voler essere processata, ma in Italia e non in Ungheria, dove ritiene che la sentenza sia «già scritta».
Poco dopo il voto Salis ha pubblicato una foto sui suoi profili social in cui esulta.
I gruppi progressisti e di sinistra del parlamento (La Sinistra, di cui fa parte Salis, i Socialisti e Democratici, i Verdi e Renew Europe, di orientamento liberale) avevano detto che avrebbero votato contro la revoca dell’immunità e insieme avevano 310 voti, una quarantina in meno di quelli necessari a Salis, se tutto il Parlamento avesse votato. Avevano invece detto di essere favorevoli tutti i gruppi di destra ed estrema destra (i Conservatori e Riformisti europei, i Patrioti per l’Europa e l’Europa delle Nazioni Sovrane), che esprimono 191 voti e di cui fanno parte la Lega e Fratelli d’Italia, che erano a loro volta favorevoli. C’era poi una trentina di eurodeputati indipendenti.
L’esito della votazione dipendeva quindi dai 188 membri del Partito Popolare Europeo. Negli scorsi giorni il suo presidente, il tedesco Manfred Weber, aveva detto di essere a favore della revoca e aveva dato questa indicazione di voto agli europarlamentari del suo gruppo (di cui fa parte anche Forza Italia, che ufficialmente si era detta favorevole). Weber aveva giustificato la sua posizione dicendo che Salis era accusata di un reato che avrebbe commesso prima dell’inizio del suo mandato, e che quindi non sarebbe dovuto essere coperto dall’immunità, aggiungendo che secondo lui non bisognava «politicizzare la questione» (nonostante l’Ungheria sia guidata in modo sempre più autoritario dal primo ministro Viktor Orbán e che il suo governo abbia ampiamente reso quello di Salis un caso politico).
Il Partito Popolare Europeo è però composto da persone che hanno idee anche molto diverse da Weber sulla questione, ed è probabile che alcune abbiano deciso di non seguire la sua indicazione di voto.
Potrebbe aver influenzato il voto anche il fatto che oggi il Parlamento Europeo doveva votare su altre richieste di revoca dell’immunità presentate dal governo ungherese nei confronti di due eurodeputati che sono anche diretti oppositori politici di Orbán: il membro del Partito Popolare Europeo Péter Magyar, il cui partito TISZA è in vantaggio nei sondaggi su quello di Orbán alle elezioni dell’anno prossimo; e Klára Dobrev, dei Socialisti e Democratici e leader del partito ungherese di centrosinistra Coalizione Democratica. Ci si aspettava che il Parlamento respingesse entrambe le richieste di revoca dell’immunità per questi due politici, cosa che è successa.



