Chi è Roberto Occhiuto, rieletto presidente della Calabria

È vicesegretario di Forza Italia, ha grosse ambizioni a livello nazionale e un rapporto un po' complicato con Matteo Salvini

Il presidente della Calabria Roberto Occhiuto, a Milano, il 6 maggio 2023 (Rossella Papetti/LaPresse)
Il presidente della Calabria Roberto Occhiuto, a Milano, il 6 maggio 2023 (Rossella Papetti/LaPresse)
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Quando si chiedono informazioni su Roberto Occhiuto, presidente della Calabria appena riconfermato, sembra quasi di sentir parlare di due persone diverse. Nella sua regione un po’ tutti dicono che pensa solo alla Calabria ed esaltano l’attaccamento a Cosenza, dov’è nato (nel 1969) e dove ha esordito in politica poco più che ventenne, nella Democrazia Cristiana. Secondo questa interpretazione, ad agosto Occhiuto si sarebbe dimesso e subito ricandidato per proseguire il suo lavoro a capo della giunta regionale, e per superare gli intralci dovuti al fatto che era stato indagato per corruzione (in un’inchiesta giudiziaria di cui ancora si sa poco).

A Roma invece i compagni di partito, di Forza Italia, parlano tutti di suoi forti legami con la politica nazionale: non solo per ragioni familiari (suo fratello Mario è senatore; la sua compagna Matilde Siracusano è sottosegretaria ai Rapporti col parlamento, entrambi con Forza Italia), ma anche per una questione di ambizioni. Da questo punto di vista il fatto di dimettersi e ricandidarsi, in maniera del tutto inusuale, sarebbe invece da interpretare come una mossa spregiudicata fatta proprio in ragione di queste ambizioni: un modo per ottenere una nuova vittoria elettorale e sfruttarla per far valere il suo peso nel partito, di cui è vicesegretario nazionale, e dove molti lo vedono come il possibile futuro sfidante di Antonio Tajani per la leadership.

Occhiuto è in effetti a metà tra queste due cose: una grande dedizione per la sua regione ma, al tempo stesso, una grande attenzione alla politica nazionale. Il suo nome era stato già proposto come possibile candidato in Calabria nel 2020. Lui, che era ormai al terzo mandato da deputato, si era subito defilato, anche per far spazio alle ambizioni di suo fratello Mario, già sindaco di Cosenza e gran raccoglitore di preferenze in quella provincia. Aveva preferito continuare il suo lavoro di vice-capogruppo alla Camera.

Fu una scelta azzeccata, visto che l’anno seguente fu lui a diventare capogruppo di Forza Italia alla Camera, quando Mariastella Gelmini diventò ministra per gli Affari regionali nel governo di Mario Draghi. Occhiuto comunque ci restò poco, in quella posizione: Jole Santelli, anche lei di Forza Italia, morì a ottobre 2020 appena 8 mesi dopo essere stata eletta presidente della Calabria, e fu così necessario indire nuove elezioni. Questa volta Occhiuto non ebbe esitazioni, e anzi si batté per ottenere la candidatura.

La vittoria fu abbastanza agevole: da una parte Santelli aveva vinto con 25 punti di vantaggio solo un anno prima, e Occhiuto si era proposto come prosecutore del suo mandato; dall’altra il centrosinistra si presentò diviso e con candidati piuttosto deboli. Sono seguiti 4 anni non semplici, soprattutto per la gestione della disastrata sanità regionale.

Occhiuto chiese e ottenne da Mario Draghi, anche grazie all’insistenza della delegazione del suo partito al governo, di essere nominato commissario straordinario per la sanità: un incarico che negli anni precedenti aveva generato enormi polemiche, culminate a novembre del 2020 nella nomina di tre diversi commissari nel giro di pochi giorni da parte del governo di Giuseppe Conte, che alla fine si affidò a un quarto, Guido Longo, un prefetto in pensione. Occhiuto volle invece assumersi la responsabilità politica del compito, piuttosto ambizioso, di migliorare lo stato della sanità regionale. Dopo 4 anni, in una regione del resto piena di commissariamenti che quasi mai hanno concreti esiti positivi, i risultati ottenuti da Occhiuto sulla sanità sono assai parziali.

Sul piano più politico, in questi ultimi mesi Occhiuto ha mostrato un piglio più decisionista rispetto al passato. La scelta di dimettersi e ricandidarsi ha preso un po’ tutti alla sprovvista, sia nella coalizione sia nel centrosinistra. Anche le spiegazioni che lui ne ha dato sono parse spesso fumose: la sua tesi, in sostanza, è che la notizia del suo coinvolgimento in un’inchiesta avrebbe indotto funzionari pubblici ed esponenti politici locali a non fidarsi di lui, a rinviare decisioni, insomma a esercitare un più o meno esplicito ostruzionismo nei suoi confronti.

Tutto questo secondo lui avrebbe potuto fortemente rallentare il lavoro della sua giunta. Per questo riteneva necessaria una nuova vittoria elettorale: per dimostrare di avere legittimazione popolare e ridare slancio alla sua amministrazione.

Occhiuto è un esponente moderato del centrodestra, uno che ha sempre criticato in maniera abbastanza esplicita la progressiva radicalizzazione della coalizione. Già nel 2019 polemizzò spesso con Tajani, colpevole secondo lui di assecondare troppo le derive sovraniste della Lega di Matteo Salvini. Con quest’ultimo Occhiuto, che ha militato a lungo tra i partiti centristi di ispirazione cattolica prima di aderire definitivamente a Forza Italia, ha avuto sempre un rapporto abbastanza conflittuale. «Non moriremo salviniani» era una frase che Occhiuto ripeteva spesso, all’epoca.

Nel 2020 fu proprio un veto di Salvini a impedire la candidatura di Mario, il fratello di Roberto Occhiuto, a presidente della Calabria. Al turno successivo Salvini ebbe obiezioni anche sulla candidatura dell’altro Occhiuto, Roberto appunto. C’era infatti in ballo anche la possibile candidatura di un leghista, Nino Spirlì, che dopo la morte di Santelli le era subentrato temporaneamente come presidente facente funzioni.

Salvini propose proprio Spirlì come candidato del centrodestra, ma alla fine Occhiuto ebbe la meglio, accettando in teoria di avere Spirlì come vice. In realtà non se ne fece niente e Occhiuto, con una certa abilità, riuscì a marginalizzare il suo rivale interno alla coalizione.

Più di recente è stato proprio Occhiuto a esplicitare pubblicamente le perplessità di Forza Italia, e di tanti amministratori locali del centrodestra al Sud, sulle iniziative della Lega a favore dell’autonomia differenziata. Sono questioni locali ma anche in questo caso un po’ nazionali, perché questa avversione netta alla destra sovranista potrebbe servire a Occhiuto se davvero decidesse di candidarsi alla guida di Forza Italia, esprimendo appunto con convinzione una posizione moderata.