Sébastien Lecornu si è dimesso, ma resterà in carica fino a mercoledì
Gliel'ha chiesto Macron, dopo che ieri il primo ministro francese aveva presentato il nuovo governo

Il primo ministro francese Sébastien Lecornu rimarrà in carica fino a mercoledì sera, dopo aver presentato le sue dimissioni lunedì mattina. All’inizio il presidente Emmanuel Macron le aveva accettate, salvo poi riconvocarlo al palazzo presidenziale poche ore dopo e chiedergli di rimanere in carica ancora due giorni per condurre un ultimo giro di negoziati con i partiti. Lecornu ha fatto sapere di aver accettato, ma secondo quanto riferito da Le Monde e Le Figaro non vorrebbe essere rinominato primo ministro, anche nel caso in cui i negoziati vadano a buon fine.
Macron non ha ancora commentato pubblicamente. Una persona del suo staff citata in forma anonima da Agence France-Presse però ha detto che se i prossimi negoziati falliranno il presidente «se ne assumerà la responsabilità». Non è chiaro cosa significhi questa espressione, ma potrebbe indicare che per la prima volta da mesi Macron stia valutando la possibilità di sciogliere l’Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento francese. Il motivo per cui Macron abbia chiesto a Lecornu di restare non è chiaro neanche ad alcuni dei suoi alleati più stretti: «come molti francesi, non comprendo più le decisioni del presidente», ha detto lunedì sera l’ex primo ministro Gabriel Attal al telegiornale delle 20, sul canale TF1.
Lecornu si era dimesso lunedì mattina, il giorno dopo aver annunciato il suo nuovo governo, e nemmeno un mese dopo essere entrato in carica: domenica aveva presentato un governo che era praticamente identico a quello del suo predecessore François Bayrou, sfiduciato a inizio settembre. Nel suo discorso di dimissioni aveva detto che non c’erano le condizioni per governare, e cioè perché questo esecutivo appena annunciato ottenesse il sostegno dell’Assemblea nazionale. La sua composizione infatti non era piaciuta praticamente a nessuno: Lecornu, che fa parte di Renaissance, lo stesso partito centrista di Macron, era stato subito criticato non soltanto dall’opposizione, ma da vari membri della sua stessa coalizione, a partire dai Repubblicani, di destra.
Il loro leader Bruno Retailleau, che è anche ministro dell’Interno, aveva detto che la composizione del governo non rispecchiava le promesse. I Repubblicani volevano maggiore discontinuità rispetto all’esecutivo precedente, di cui invece erano stati confermati 12 ministri su 18, e hanno visto come un affronto il ritorno, alla Difesa, dell’ex ministro dell’Economia Bruno Le Maire, un fedelissimo di Macron a loro particolarmente inviso.
Sempre lunedì pomeriggio però Le Maire ha detto di aver rinunciato all’incarico di ministro della Difesa, e di aver trasferito le responsabilità al primo ministro (quindi a Lecornu, che prima di essere primo ministro era proprio ministro della Difesa). Ha sostenuto che la sua decisione abbia provocato in alcune persone «reazioni incomprensibili, sbagliate e sproporzionate», e che nessuna circostanza personale dovrebbe «ostacolare il corretto funzionamento del Paese e delle istituzioni»; ha anche detto che è stata accettata da Macron.

Sébastien Lecornu raggiunge il podio allestito fuori dalla sua residenza ufficiale a Parigi, il 6 ottobre (EPA/STEPHANE MAHE/POOL)
Nel suo discorso Lecornu se l’è presa, senza fare riferimenti espliciti ma tenendosi piuttosto vago, con «gli appetiti di parte, […] a volte non slegati dalle future elezioni presidenziali», previste nel 2027. In sostanza ha rimproverato i partiti, inclusi quelli alleati del presidente, accusandoli di aver rifiutato un compromesso per anteporre i loro calcoli politici al bene della Francia.
Nelle ultime ore anche i Socialisti avevano minacciato di sfiduciare immediatamente Lecornu. Sono all’opposizione ma il primo ministro stava cercando il loro appoggio, promettendo di annullare alcune delle misure più impopolari del suo predecessore. Come condizione, i Socialisti chiedevano concessioni sulla contestata riforma delle pensioni introdotta nel 2023, che fra le altre cose prevede di alzare gradualmente l’età pensionabile da 62 a 64 anni.
Le principali forze dell’opposizione, il Rassemblement national (RN) di estrema destra e La France Insoumise (LFI) di sinistra radicale, hanno chiesto nuove elezioni. Il RN ha invitato Macron a convocarle oppure a dimettersi (cosa che il presidente ha sempre escluso). Il leader di LFI, Jean-Luc Mélenchon, ha chiesto al parlamento di dibattere la mozione di sfiducia a Macron presentata dal suo partito.
Lecornu ha 39 anni ed era stato nominato primo ministro da Macron meno di un mese fa, dopo le dimissioni di Bayrou, che era stato sfiduciato in un voto dell’Assemblea nazionale. È il quinto primo ministro francese nominato a partire dal 2022, quando Macron era stato rieletto, ed è quello rimasto meno a lungo in carica della recente storia repubblicana.
Le dimissioni di Lecornu aggravano la crisi politica francese. Dalle elezioni del 2024 era uscito un parlamento frammentato, dove nessuno schieramento da solo ha la maggioranza: per questo i governi nominati da Macron si sono dovuti appoggiare ai voti temporanei di altri partiti, tra cui RN e Socialisti, cadendo quando questi avevano ritirato il loro appoggio. Prima di Bayrou, era stato sfiduciato anche Michel Barnier.
Tra le altre cose, la coalizione di Macron ha il problema di aver ormai pressoché esaurito il personale politico da candidare a prima ministra o primo ministro. Il presidente non ha ancora detto se o con chi sostituirà Lecornu: nominare un nuovo governo è la tattica che ha sempre usato finora, l’alternativa sarebbero le elezioni anticipate chieste dall’opposizione.
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