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  • Lunedì 8 settembre 2025

È caduto il governo francese, di nuovo

François Bayrou ha perso il voto di fiducia e sarà il terzo primo ministro a dimettersi in poco più di un anno

François Bayrou durante il suo discorso prima del voto di fiducia, l'8 settembre 2025 (AP Photo/Christophe Ena)
François Bayrou durante il suo discorso prima del voto di fiducia, l'8 settembre 2025 (AP Photo/Christophe Ena)
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Lunedì l’Assemblea Nazionale francese (la camera bassa del parlamento) ha sfiduciato il governo del primo ministro François Bayrou, che martedì mattina presenterà ufficialmente le sue dimissioni, diventando il terzo primo ministro francese a farlo in poco più di un anno. Il presidente Emmanuel Macron ha detto che nominerà il suo successore «nei prossimi giorni», dopo aver trattato con tutti i partiti (come previsto, ha per ora escluso la possibilità di convocare elezioni anticipate). La caduta del governo peggiorerà ulteriormente la già grave instabilità della politica francese, che tra l’altro si sta preparando alle elezioni presidenziali del 2027.

L’esito del voto era previsto, dato che i principali partiti dell’opposizione avevano già detto che avrebbero votato contro: il Rassemblement National, il partito di estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella, e i partiti di sinistra e centrosinistra che alle ultime elezioni si erano riuniti nel Nuovo Fronte Popolare, tra cui principalmente i Socialisti, La France insoumise (LFI), gli Ecologisti e il Partito Comunista. Insieme avevano abbastanza voti per sfiduciare Bayrou, che guidava un governo di minoranza. Hanno votato a favore del governo 194 parlamentari, ossia praticamente tutti quelli che già lo sostenevano, mentre hanno votato contro in 364 e in 15 si sono astenuti.

Il voto di fiducia era stato convocato proprio da Bayrou ed era stato presentato come l’ultima occasione per sostenere la sua legge di bilancio per il 2026, che non piace praticamente a nessuno perché contiene grossi tagli alla spesa pubblica. È stata fin da subito una scommessa con cui Bayrou aveva deciso di esporsi a un grosso rischio politico: nel discorso tenuto poco prima del voto davanti all’Assemblea Nazionale aveva rivendicato la decisione dicendo che il rischio più grave non era sottoporsi al voto, ma «far continuare le cose senza che nulla cambi».

Aveva anche usato toni molto cupi per descrivere come drammatica la situazione economica della Francia e provare a giustificare le misure austere della legge di bilancio, come aveva già fatto nelle ultime settimane.

Bayrou ha lasciato l’Assemblea Nazionale senza fare alcun commento, come aveva fatto il suo predecessore Michel Barnier a dicembre del 2024.

Barnier era stato sfiduciato dopo soli tre mesi in carica mentre cercava di far approvare una legge di bilancio molto impopolare. Bayrou era entrato in carica subito dopo. Come Barnier guidava un governo di minoranza sostenuto dal blocco di centrodestra composto da MoDem (il suo partito), Renaissance (quello di Macron), i Repubblicani (di cui è membro Barnier) e varie altre forze politiche minori, che complessivamente avevano 210 parlamentari su 574. Lo scorso febbraio era riuscito faticosamente a far approvare in ritardo la legge di bilancio del 2025, modificando parzialmente il progetto di Barnier.

L’esito del voto di fiducia dell’8 settembre, che mostra come abbiano votato contro il governo tutti i deputati di sinistra, estrema sinistra ed estrema destra. Fra i deputati che sostenevano il governo hanno votato contro solo 13 parlamentari dei Repubblicani, che aveva dato ai suoi deputati libertà di voto (ANSA/EPA/YOAN VALAT)

– Leggi anche: Il debito pubblico francese è davvero messo così male?

Trovare un nuovo primo ministro sarà ora piuttosto complicato: nell’ultimo anno Macron era riuscito a nominare due primi ministri che provenivano dal suo blocco e che avevano fatto di volta in volta delle concessioni ai partiti dell’opposizione per rimanere in carica e far approvare delle leggi, fra cui la legge di bilancio per il 2025.

Ora però quegli stessi partiti sono molto meno propensi ad accettare questo compromesso, specialmente quelli del Nuovo Fronte Popolare, che da un anno sostengono, senza successo, di avere il diritto di scegliere il prossimo primo ministro dato che la loro alleanza si è aggiudicata più seggi alle ultime elezioni (pur rimanendo ben lontana dal raggiungere la maggioranza in parlamento). È una richiesta che in queste ore è già stata avanzata di nuovo da alcuni leader del Nuovo Fronte Popolare, fra cui Marine Tondelier, la leader degli Ecologisti. La France Insoumise, invece, ha chiesto che vengano indette nuove elezioni.

Della stessa opinione è il Rassemblement National, nonostante al momento si trovi in una situazione piuttosto delicata. Durante il dibattito che ha preceduto il voto la sua leader Le Pen aveva detto che «lo scioglimento [dell’Assemblea] non è un’opzione, ma un obbligo», anche se al momento lei non si può candidare per via della condanna ricevuta lo scorso marzo (relativa a un caso di appropriazione indebita di fondi del Parlamento Europeo). Le Pen ha fatto ricorso, ma non è chiaro come Rassemblement National gestirebbe delle eventuali elezioni nel breve termine, se provando a candidarla comunque o mettendo Bardella al suo posto.

I partiti di opposizione hanno anche cercato di presentare il voto di fiducia sul governo Bayrou come una sorta di referendum contro Macron, che descrivono come il «principale responsabile» dei problemi della Francia. Alcuni, fra cui principalmente La France insoumise, hanno chiesto anche le sue dimissioni, che lui ha però escluso categoricamente (Macron ha già fatto due mandati, e quindi non si può ricandidare).

Il 10 settembre in tutta la Francia sono stati organizzati scioperi e proteste contro il governo (anche se è caduto), il presidente Macron e una legge di bilancio che includa grossi tagli alla spesa pubblica.