• Mondo
  • Venerdì 3 ottobre 2025

Il re del Marocco resta defilato

I leader delle proteste antigovernative di questi giorni sperano in un suo intervento, ma Mohammed VI sta mantenendo una posizione ambigua

Re Mohammed VI durante una visita ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, nel dicembre del 2023
Re Mohammed VI durante una visita ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, nel dicembre del 2023 (Ryan Carter/UAE Presidential Court/Handout via REUTERS)
Caricamento player

I manifestanti che da quasi una settimana protestano in Marocco hanno chiesto le dimissioni del primo ministro, Aziz Akhannouch, e si sono rivolti direttamente al re Mohammed VI domandandogli di usare i suoi poteri per sciogliere il governo. È notevole che finora il re non venga contestato, vista l’influenza che ha, o che potrebbe avere, sulla politica nazionale.

Il gruppo che organizza le proteste ha espresso pubblicamente la sua vicinanza alla monarchia, nonostante l’immobilismo che ha caratterizzato Mohammed VI negli ultimi anni. È un re sempre più distaccato dagli affari interni, lontano in senso letterale perché passa molto tempo all’estero. Anche se queste proteste gli stanno dando l’occasione di riacquisire un ruolo rilevante, per ora non sta succedendo.

Una manifestazione a Casablanca, il 2 ottobre

Una manifestazione a Casablanca, il 2 ottobre (AP Photo)

Il movimento si chiama “GENZ 212”: è una crasi tra il prefisso internazionale del Marocco e la generazione Z, dei nati fra il 1997 e il 2012, che sta animando le proteste in cui la polizia ha ucciso almeno tre persone e ne ha arrestate più di mille. I manifestanti contestano i mastodontici investimenti del governo per i prossimi Mondiali di calcio del 2030, e ne chiedono invece di maggiori per scuole e ospedali.

La dimensione delle proteste, che si sono ripetute per sei giorni consecutivi nelle principali città marocchine, ha fatto preoccupare il governo. Dopo giorni di silenzio il primo ministro Akhannouch si è impegnato genericamente a dialogare con GENZ 212. Mercoledì il governo ha autorizzato per la prima volta le manifestazioni, che di lì a poco hanno iniziato a chiedere le sue dimissioni.

Una carica della polizia per disperdere i manifestanti, a Sale, il 1° ottobre

Una carica della polizia per disperdere i manifestanti, a Salé, il 1° ottobre (AP Photo/Mosa’ab Elshamy)

Al re fa comodo che Akhannouch sia il collettore della rabbia, così può distanziarsene. Lo aveva già fatto in passato, nonostante il primo ministro sia un suo protetto. Mohammed VI ha finanziato il suo partito e di fatto ci si è alleato per contrastare, con successo, gli islamisti moderati che avevano governato dopo le riforme concesse nel 2011, quando il Marocco fu toccato marginalmente dalle proteste della cosiddetta Primavera araba.

Per esempio, di recente Mohammed VI ha fatto un discorso critico verso l’economia «a due velocità» nel quale ha sostenuto che i grandi progetti infrastrutturali debbano coesistere con lo sviluppo dei servizi pubblici, ancora carenti. Il rimprovero del re al governo, che però è sua espressione, ha fatto sperare ai manifestanti che possa schierarsi dalla loro parte.

Un'auto incendiata durante le proteste a Sale, sempre il 1° ottobre

Un’auto incendiata durante le proteste a Salé, sempre il 1° ottobre (AP Photo/Mosa’ab Elshamy)

Le proteste sono state provocate, tra le altre cose, dalla morte di otto donne nel giro di una settimana nell’ospedale pubblico di Agadir, una città nel sud del paese, e dalla situazione economica del Marocco. Secondo le statistiche ufficiali la disoccupazione supera il 35 per cento tra i giovani, che sono un terzo della popolazione (di 38 milioni). Il Marocco, inoltre, non si è ancora ripreso dalla pandemia né dalle conseguenze del terremoto del 2023.

È possibile che le aspettative dei manifestanti restino deluse.

Come detto Mohammed VI, che ha 62 anni e una salute fragile, è sempre più defilato dagli affari di stato: predilige la vita mondana, i soggiorni nelle sue lussuose dimore all’estero e la compagnia di tre fratelli, due lottatori di arti marziali miste e il loro ex manager, che hanno acquisito un ascendente su di lui e l’accesso al palazzo reale. I tre sono stati allontanati, almeno dalla comunicazione pubblica, dopo che nel 2023 un’inchiesta dell’Economist sul «re sparito» aveva creato imbarazzi diplomatici e a corte.

Il principe Hassan in piedi accanto al padre Mohammed VI, in una foto dell'ottobre del 2024

Il principe Hassan in piedi accanto al padre Mohammed VI, in una foto dell’ottobre del 2024 (Ludovic MARIN/AFP)

Il politologo marocchino Aziz Chahir ha detto al sito Middle East Eye che i manifestanti stanno cercando di rivolgersi non solo al re, ma soprattutto al principe ereditario Hassan, che ha 22 anni e fa parte della loro stessa generazione. Un’inchiesta di Le Monde (tradotta in italiano da Internazionale) ha raccontato che sono cominciati i preparativi alla successione, seppure incerti. Non è comunque in programma nell’immediato, nonostante Hassan abbia sostituito il padre in diversi impegni pubblici.

Tra un anno sono previste le prossime elezioni e il primo ministro Akhannouch ha già iniziato a fare campagna. Ha l’approvazione del re, anche se negli scorsi mesi ci sono stati alcuni segnali ambigui: per esempio la stampa, pesantemente influenzata dalla monarchia, ha criticato il governo con una durezza inusuale. Per ora Mohammed VI non ha fatto dichiarazioni pubbliche sulle proteste.

– Leggi anche: Le ragioni delle proteste in Marocco