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  • Lunedì 11 settembre 2023

Cosa sta facendo il re del Marocco?

A tre giorni dal terremoto Mohammed VI non si è ancora rivolto alla nazione e molti lo accusano di immobilismo: ma questo comportamento non è inusuale

Il re e i suoi collaboratori nella riunione di sabato pomeriggio (Moroccan Royal Palace via AP)
Il re e i suoi collaboratori nella riunione di sabato pomeriggio (Moroccan Royal Palace via AP)
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A tre giorni dal violento terremoto che ha colpito il sud-ovest del Marocco uccidendo quasi 2.500 persone, si sta discutendo nel paese e all’estero del ruolo del re Mohammed VI: secondo alcuni critici non starebbe rispondendo in maniera sufficientemente decisa all’emergenza, e il suo immobilismo, in un sistema politico che è molto dipendente dalla figura del sovrano, potrebbe creare problemi ai soccorsi. Queste critiche hanno origini piuttosto lontane: da tempo il re del Marocco è ritenuto distaccato e poco partecipe della vita politica del suo paese.

Al momento del terremoto re Mohammed VI si trovava a Parigi, dove va spesso in vacanza e, benché sia tornato in Marocco sabato mattina, a tre giorni dall’evento non ha ancora fatto un discorso pubblico alla nazione, né è andato a Marrakech o in altre zone vicine all’epicentro. Una foto – l’unica di questi giorni – che lo ritrae seduto attorno a un tavolo in compagnia del primo ministro e di altre personalità di rilievo del governo marocchino a Rabat è stata diffusa dai media sabato pomeriggio per mostrare che le autorità si stavano occupando del problema. Fino a quel momento, a molte ore dal terremoto, nessun ministro, generale dell’esercito o politico locale si era ancora espresso personalmente sull’accaduto, benché i soccorsi e l’esercito fossero stati mobilitati immediatamente e fossero già state fatte comunicazioni ufficiali.

Domenica il capo della sicurezza nazionale Abdellatif Hammouchi, uno degli uomini più potenti del Marocco, è andato a Marrakech, dove ha parlato con la popolazione locale che da tre giorni, come in molte altre zone, dorme in strada perché non ha più una casa, o perché ha paura di tornarci nel caso arrivino altre scosse, ma della sua visita non ci sono foto, tranne una che lo ritrae mentre riparte in macchina.

Il giornalista Omar Brouksy spiega a Le Monde che questa immobilità è dovuta a «una regola non scritta, ma applicata rigorosamente, che vuole che nessun funzionario parli o si muova prima del sovrano». Una situazione simile si era già verificata nel 2004, quando a seguito di un terremoto che uccise più di 600 persone nella provincia di al Hoseyma, nel nord dello stato, nessuno aveva parlato fino a che il re non aveva visitato le zone colpite quattro giorni dopo.

A questo si aggiunge che negli ultimi anni Mohammed VI è sempre meno attivo nella politica del suo paese e passa lunghi periodi dell’anno all’estero o in vacanza, di solito nelle sue lussuose residenze a Parigi e in Gabon. Negli anni ha anche annullato all’ultimo diversi incontri con capi di stato, come quello con il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, o importanti funzionari come il segretario di stato americano Mike Pompeo. All’estero fa molta vita mondana e viene spesso visto in compagnia di tre fratelli, tedeschi ma di famiglia marocchina, diventati famosi nelle arti marziali miste, e un lottatore spagnolo di Melilla, una delle due exclavi spagnole in Marocco, che lo seguono nelle sue vacanze e hanno ampio accesso al palazzo reale.

Nel 2022 Mohammed VI, che è diventato re nel 1999, era stato in Francia per oltre cinque mesi e la sua assenza era diventata un problema politico in Marocco dato che, benché il paese sia una monarchia costituzionale, il sovrano non è una figura unicamente rappresentativa, ma mantiene ampi poteri esecutivi: è capo delle forze armate e l’autorità suprema a livello giudiziario, può sciogliere il Parlamento per decreto reale e ha una funzione di indirizzo della politica interna e estera.

Nel 2023 aveva limitato i suoi viaggi, ma aveva recentemente cancellato il quarto dei suoi discorsi annuali, che si tiene ogni 20 agosto in commemorazione della Rivoluzione del Re e del Popolo del 1953 e in ricordo dell’esilio di suo nonno, il sultano Mohamed V, sotto la colonizzazione francese 70 anni fa. Il discorso si sarebbe dovuto tenere alla vigilia del suo sessantesimo compleanno, che ha passato nella sua residenza nella provincia di al Hoseyma. All’inizio di settembre era tornato a Parigi, dove ha un palazzo da 80 milioni di euro nella zona della Tour Eiffel comprato durante la pandemia.

Nonostante le frequenti assenze, il re mantiene un grosso potere decisionale nelle vicende politiche marocchine e negli ultimi anni si è esposto numerose volte in merito alla contesa del Sahara occidentale, una regione nel sud del Marocco che è in parte controllata dal Fronte Polisario, un movimento nazionalista che da più di quarant’anni chiede l’indipendenza dal governo centrale ed è sostenuto dall’Algeria. Anche se passa molto tempo a Parigi e nel suo castello di Betz, nella campagna a nord della capitale, il rapporto fra Marocco e Francia è peggiorato negli ultimi anni anche a causa del Sahara occidentale.

Nel 2021 un’inchiesta giornalistica aveva sostenuto che i servizi segreti marocchini avessero utilizzato il software spia israeliano Pegasus per avere accesso al telefono del presidente francese Emmanuel Macron, accuse che il governo marocchino ha sempre negato. Da allora la Francia si è posizionata sempre più a favore dell’Algeria e contro il Marocco nella contesa del Sahara occidentale, al punto che nel suo discorso annuale alla nazione nel 2022 il re Mohammed VI aveva annunciato che le relazioni con i paesi alleati sarebbero state subordinate al loro posizionamento in questa faccenda e in molti avevano pensato che questa dichiarazione si rivolgesse esplicitamente alla Francia. La Francia è fra i paesi che hanno offerto di inviare soccorsi a seguito del terremoto, ma il Marocco ha rifiutato sostenendo ufficialmente di non voler creare problemi di coordinamento.