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  • Sabato 27 settembre 2025

La Siria fa i conti anche con la siccità

È la più grave da decenni: sta creando grossi problemi al settore agricolo, in un periodo già molto complesso dopo la fine della dittatura di Assad

Persone su un ponte che attraversa il fiume Oronte, ora prosciugato, il 6 agosto del 2025 (EPA/AHMED FALLAHA)
Persone su un ponte che attraversa il fiume Oronte, ora prosciugato, il 6 agosto del 2025 (EPA/AHMED FALLAHA)
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Finora il 2025 è stato per la Siria l’anno con la siccità peggiore in quasi quarant’anni, durante i quali comunque le precipitazioni sono diminuite progressivamente. È un problema enorme per la popolazione che ha conseguenze soprattutto sul settore agricolo, e si aggiunge ai molti motivi che portano instabilità nel paese dopo la fine della dittatura della famiglia Assad, durata più di cinquant’anni e caduta in modo rapido e inaspettato lo scorso dicembre.

La mancanza di piogge degli ultimi mesi ha ridotto del 40 per cento il raccolto del grano, cosa che ha aumentato notevolmente il rischio che il paese debba affrontare una crisi alimentare ancora più grave di quella già in corso. Secondo un rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) le piogge sono diminuite di quasi il 70 per cento e quest’anno al paese mancheranno 2,7 milioni di tonnellate di grano, l’equivalente del fabbisogno alimentare annuale di 16,25 milioni di persone. Già ora più di 14 milioni di siriani (ossia 6 persone su 10) mangiano meno di quel che dovrebbero, e fra questi più di 9 milioni sono in una condizione di insicurezza alimentare acuta.

Saeed Ibrahim, direttore della pianificazione agricola e dell’economia presso il ministero dell’Agricoltura siriano, ha detto ad Associated Press che prima della guerra civile siriana, iniziata nel 2011, venivano prodotti nel paese in media dai 3,5 ai 4,5 milioni di tonnellate di grano all’anno, sufficienti per il fabbisogno dei suoi 23 milioni di abitanti. Durante la guerra le tonnellate di grano prodotte erano scese fra i 2,2 e i 2,6 milioni all’anno e in alcuni periodi il governo aveva dovuto importare fino al 70 per cento del grano necessario.

Queste cifre sono particolarmente impressionanti se paragonate alle stime della produzione di quest’anno, che dovrebbe arrivare a solo 1 milione di tonnellate di grano: la siccità ha colpito terreni agricoli e sistemi di irrigazione che erano già stati devastati dalla guerra e dalle migliaia di mine antiuomo piantate in moltissime aree.

Osama Darghal, residente della zona della città di Safita, dentro alla diga prosciugata di Abrash, nell’ovest della Siria, il 9 settembre 2025 (ANSA/EPA/AHMAD FALLAHA)

La mancanza del grano ha fatto aumentare parecchio il prezzo del pane, un alimento base della dieta siriana, in un momento già complicato per moltissime persone. Durante la dittatura degli Assad la Siria è stata sottoposta a durissime sanzioni internazionali, e oggi la sua economia è una delle più povere e fragili al mondo. Sanaa Mahamid, una vedova di 39 anni con sei figli tra i 9 e i 20 anni, ha detto a BBC News che la sua famiglia sopravvive grazie agli stipendi dei suoi due figli maschi, ma che il prezzo del pane è salito a tal punto che a volte deve chiedere in prestito dei soldi per comprarlo: l’anno scorso un sacchetto di pane le costava 500 lire siriane, quest’anno il costo è salito a 4.500 lire.

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Sono aumentati i prezzi anche di molte altre merci, come il carburante, il cui costo è salito a più di 11mila lire siriane al litro. Come spiega a BBC News Ali Aloush, direttore dei programmi agricoli della regione di Deir el Zor, da dove arriva la maggior parte del grano del paese, il prosciugamento di fiumi e laghi causato dalla siccità sta obbligando gli agricoltori a procurarsi l’acqua lontano e portarla ai loro campi via terra, spendendo moltissimo in carburante. Aloush ha detto di stare lavorando con il governo ad interim del presidente Ahmad al Sharaa per investire in sistemi di irrigazione a goccia alimentati a energia solare: un progetto ambizioso e molto costoso la cui attuazione potrebbe richiedere anni.

L’agricoltore Maher al Ahmad lavora nel suo campo nella provincia di Hasakah, nel nord-est della Siria, il 16 settembre 2025 (Stringer/Xinhua via ZUMA Press/ANSA)

Nel frattempo varie organizzazioni internazionali, fra cui la già citata FAO o il World Food Programme (WFP), stanno continuando a fornire cibo, acqua e beni di prima necessità alla popolazione siriana. Sul lungo periodo però il paese dovrebbe riuscire a rimettere in piedi un settore agricolo capace di produrre il più possibile, nonostante la certezza che, a causa del cambiamento climatico, i periodi di siccità aumenteranno. Mentre si cerca una soluzione è però necessario convincere le persone a non abbandonare questo settore e le loro terre: per questo motivo nell’ultimo anno il WFP ha erogato l’equivalente di quasi 7 milioni di euro a circa 150mila piccoli agricoltori che avevano perso il loro raccolto.