• Mondo
  • Venerdì 26 settembre 2025

L’ex direttore dell’FBI James Comey è stato incriminato

La decisione è stata interpretata come l'ennesimo tentativo di Trump di punire quelli che considera suoi nemici

James Comey (AP Photo/J. Scott Applewhite, File)
James Comey (AP Photo/J. Scott Applewhite, File)
Caricamento player

Un tribunale federale della Virginia ha accusato l’ex direttore dell’FBI James Comey di falsa testimonianza e intralcio ai lavori del Congresso. Se ritenuto colpevole rischia fino a cinque anni di carcere. Comey guidò le indagini sui tentativi della Russia di influenzare le elezioni presidenziali del 2016 a favore di Trump: la sua incriminazione è stata interpretata come una risposta alle pressioni del presidente per indagare quelli che considera suoi nemici, e come un’ulteriore erosione dell’indipendenza del dipartimento della Giustizia.

Comey rimase a capo dell’FBI (l’agenzia investigativa di polizia federale) dal 2013 al 2017, quando fu licenziato in modo inaspettato e parecchio inusuale proprio da Trump. È accusato di aver mentito alla commissione Giustizia del Senato durante una testimonianza nel settembre del 2020 sulle indagini sui rapporti fra il comitato elettorale di Trump e la Russia. In quell’occasione Comey disse di non aver autorizzato la diffusione di informazioni segrete sull’indagine, mentre il suo vice Andrew McCabe testimoniò il contrario dicendo di essere stato autorizzato a parlare in forma anonima con giornalisti del Wall Street Journal dei contenuti della discussa inchiesta dell’FBI sulle email di Hillary Clinton, candidata dei Democratici alle elezioni del 2016.

Comey, che ha 64 anni, è da molto tempo critico verso Trump, che solo pochi giorni fa in una serie di post sul suo social Truth aveva chiesto alla procuratrice generale Pam Bondi di perseguire rapidamente alcuni dei suoi avversari politici coinvolti in casi giudiziari, tra cui anche l’ex direttore dell’FBI. Comey ha commentato l’incriminazione ribadendo di non aver mai autorizzato nessuno a diffondere informazioni alla stampa in modo anonimo. Anche Trump ha commentato, scrivendo su Truth: «Giustizia in America!».

James Comey nel 2017 (AP Photo/Alex Brandon)

Le accuse sono state presentate da Lindsey Halligan, ex avvocata di Trump senza esperienza nel ruolo dell’accusa. Halligan era stata scelta proprio da Trump pochi giorni fa per guidare il tribunale federale del distretto orientale della Virginia (quello che ha presentato le accuse contro Comey) dopo le dimissioni di Erik Siebert, che a sua volta aveva subìto pressioni per indagare su un’altra persona che Trump ritiene ostile, la procuratrice generale di New York Letitia James.

Quando fu licenziato nel 2017, Comey accusò Trump di averlo rimosso per il suo rifiuto di fermare le indagini dell’FBI su Michael Flynn, un ex generale, amico personale e stretto collaboratore di Trump, che l’aveva scelto come consigliere per la sicurezza nazionale nel primo mandato. Flynn si era poi dimesso quando i giornali americani avevano scoperto suoi incontri e telefonate con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, su cui aveva mentito all’FBI e al vicepresidente Mike Pence, e suoi rapporti personali e commerciali mai dichiarati con i governi di Russia e Turchia.

Dopo il licenziamento di Comey, le indagini sulle ingerenze russe nelle elezioni passarono sotto la guida del procuratore speciale Robert Mueller III, e si conclusero senza particolari conseguenze sulla carriera politica di Trump, che le aveva sempre definite una «truffa» e una «caccia alle streghe».

Dall’inizio del suo secondo mandato, lo scorso gennaio, Trump sta usando i poteri presidenziali e la sua enorme influenza politica in modo sempre più ampio, in alcuni casi sfidandone i limiti. Lo si è visto in molti ambiti, tra cui la magistratura, l’immigrazione, l’ordine pubblico, i media e via dicendo.

– Leggi anche: Trump sta forzando le cose