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  • Venerdì 19 settembre 2025

La campagna di Trump contro i media

Sta cercando di influenzare e limitare le attività di giornali ed emittenti che percepisce come ostili, nell’ennesima forzatura dei suoi poteri

Donald Trump durante una conferenza stampa alla Casa Bianca nell'agosto del 2025
Donald Trump durante una conferenza stampa alla Casa Bianca nell'agosto del 2025 (AP Photo/Alex Brandon)
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Giovedì il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che l’autorità delle comunicazioni statunitense (la Federal Communications Commission, FCC) dovrebbe ritirare le concessioni televisive, cioè il permesso di trasmettere, alle reti i cui programmi parlano male di lui. Trump stava tornando dalla sua visita di stato nel Regno Unito, e parlando con i giornalisti ha detto: «Ho letto da qualche parte che i network sono al 97 per cento contro di me (…). Parlano soltanto male di me. E hanno una concessione. Mi viene da pensare che bisognerebbe togliergliela».

Più in generale, da mesi l’amministrazione Trump sta cercando di influenzare i media ritenuti avversi e di limitare la libertà d’espressione, con modalità e decisioni anche plateali.

L’ultimo e più chiaro esempio di questa tendenza è stata la sospensione a tempo indefinito del talk show del comico Jimmy Kimmel, avvenuta dopo una minaccia diretta del capo della FCC Brendan Carr, un ideologo di destra nominato da Trump. In una puntata del suo Jimmy Kimmel Live!, pochi giorni fa Kimmel aveva fatto una battuta in cui accusava la destra di voler sfruttare politicamente l’assassinio dell’attivista Charlie Kirk, avvenuto la settimana scorsa.

Poco dopo, Carr aveva detto che ABC, la rete televisiva che trasmette lo show, e la Walt Disney Company, che possiede ABC, avrebbero subìto delle ripercussioni da parte della FCC se non avessero fatto qualcosa contro Kimmel. Nel giro di poche ore il Jimmy Kimmel Live! era stato sospeso. La puntata che era in preparazione, in cui Kimmel aveva intenzione di parlare della questione, è stata cancellata.

Il teatro El Capitan a Hollywood, uno dei luoghi dove si girava il Jimmy Kimmel Live!

Il teatro El Capitan a Hollywood, uno dei luoghi dove si girava il Jimmy Kimmel Live! (AaronP/Bauer-Griffin/GC Images)

Per influenzare e silenziare i media ritenuti ostili, l’amministrazione sta usando due metodi: da un lato sfrutta in modo inedito l’influenza e i poteri della FCC, che secondo la legge dà le concessioni alle reti private a patto che queste rispettino degli «standard di pubblico interesse». La legge è sempre stata interpretata in modo molto lasco, e soprattutto non era mai stata usata come un modo per interferire con le scelte editoriali dei network.

La FCC ha anche il compito di approvare o rifiutare i movimenti societari tra aziende nel settore dell’informazione e dell’intrattenimento, e questo potere di fermare i contratti è stato usato a luglio per far chiudere il Late Show with Stephen Colbert, un altro noto talk show trasmesso su CBS, della proprietà di produzione Paramount. Secondo varie ricostruzioni giornalistiche, Paramount decise di chiudere il programma perché temeva che la FCC avrebbe ostacolato il suo tentativo di acquisire la casa di produzione Skydance. Paramount disse che lo show era stato chiuso per ragioni «finanziarie».

Donald Trump durante una conferenza stampa alla riunione NATO dell'Aia, giugno 2025

Donald Trump durante una conferenza stampa alla riunione NATO dell’Aia, giugno 2025 (Andrew Harnik/Getty Images)

L’altro modo con cui l’amministrazione sta cercando di influenzare i media sono le cause legali. Questa settimana Trump ha fatto causa per diffamazione al New York Times chiedendo un risarcimento danni di 15 miliardi di dollari, con l’accusa che, secondo lui, il giornale sarebbe «un portavoce del Partito Democratico» (Trump è Repubblicano). A luglio aveva fatto causa al Wall Street Journal per 10 miliardi di dollari, e in precedenza c’erano state cause contro CBS (la rete di Colbert) e ABC (quella di Kimmel).

Secondo gli esperti legali queste cause sono poco fondate e destinate a perdere in tribunale, anche perché la Costituzione degli Stati Uniti fornisce protezioni eccezionali alla libertà d’espressione. Ma le cause non sono tanto un modo per dibattere in sede legale, quanto un avvertimento: chi le subisce sa che da quel momento si troverà contro non soltanto Trump, ma tutto il potere della presidenza degli Stati Uniti. Per questo sia CBS sia ABC hanno deciso di patteggiare. CBS, nell’ambito del patteggiamento, ha promesso di cambiare il modo in cui fa le interviste politiche, e ha nominato un alleato di Trump nel ruolo di revisore della copertura politica fatta dai suoi programmi.

Ci sono stati anche casi meno gravi ma comunque notevoli: per esempio a febbraio l’amministrazione aveva vietato all’importante agenzia di stampa Associated Press l’accesso alla Casa Bianca perché si era rifiutata di rinominare nei suoi articoli il Golfo del Messico in “Golfo d’America” (come Trump vorrebbe che venisse chiamato). L’accesso di AP è stato poi ripristinato ad aprile, grazie a una sentenza.

Secondo Carr della FCC, comunque, le attività dell’amministrazione contro i media percepiti come ostili non si fermeranno: lo show di Kimmel «non sarà l’ultimo a cadere», ha detto.

Questa progressiva limitazione della libertà d’espressione non riguarda soltanto i media. Negli scorsi giorni la destra ha avviato una grossa campagna per fare licenziare le persone che sui social media festeggiavano l’uccisione di Charlie Kirk, o più in generale avevano un atteggiamento ritenuto poco rispettoso nei confronti dell’attivista. Secondo vari giornali statunitensi, inoltre, l’amministrazione Trump vorrebbe cominciare a investigare sulle fondazioni politiche progressiste usando le leggi anticorruzione, e cancellare i benefici e le esenzioni fiscali concessi finora alle ong percepite come di sinistra.

Da quando si è insediato per il suo secondo mandato, a gennaio, Trump ha forzato i suoi poteri e la sua influenza in molti altri ambiti, dall’immigrazione all’ordine pubblico. Ha anche avviato una campagna ostile contro le università, minacciando di ridurre i finanziamenti se non avessero adattato le loro politiche interne alle sue richieste.

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