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  • Domenica 14 settembre 2025

Com’è che il Barcellona è finito a giocare in uno stadio da 6mila posti

Dopo che avrebbe dovuto iniziare la stagione nel suo Camp Nou da 105mila posti, che però all'inizio avrà solo 62mila posti, anzi 27mila

Lo stadio Johan Cruyff di Barcellona, 10 agosto 2025 (Alex Caparros/Getty Images)
Lo stadio Johan Cruyff di Barcellona, 10 agosto 2025 (Alex Caparros/Getty Images)
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Domenica la squadra maschile di calcio del Barcellona giocherà nel piccolo stadio Johan Cruyff, di appena 6mila posti: sarà la sua prima partita in casa della stagione, contro il Valencia. Di solito in Liga (la Serie A spagnola) non si può giocare in stadi così piccoli, ma per il Barcellona è stata fatta un’eccezione perché si era trovato all’improvviso senza alternative. Il Camp Nou – il suo storico stadio in ricostruzione dal 2023, nel quale sarebbe dovuto tornare proprio domenica – non era ancora pronto e allo Stadio Olimpico di Montjuïc, lo stadio “di riserva” usato in questi due anni, ci sarà un concerto.

Non è la prima volta che l’inaugurazione del nuovo Camp Nou viene rinviata né che la Liga ha un occhio di riguardo per il Barcellona. Per consentirgli di completare i lavori in tempo, a inizio campionato gli era stato addirittura permesso di giocare tutte le prime tre partite in trasferta. E ora che l’esordio di domenica è stato cancellato, non è nemmeno chiaro quando il Barcellona potrà tornare al Camp Nou.

Il Camp Nou il 10 settembre 2025 (David Ramos/Getty Images)

Il Camp Nou il 10 settembre 2025 (David Ramos/Getty Images)

Il progetto del nuovo Camp Nou — che era ormai vecchio e poco ospitale – è ampio e ambizioso: lo stadio sarà ammodernato (la capienza, tra le altre cose, passerà da circa 99mila a 105mila posti, tutti al coperto) e sarà inserito nel grande piano di riqualificazione “Espai Barça”. Quest’ultimo includerà anche la costruzione del Nou Palau Blaugrana, il nuovo palazzetto da 15mila posti per la squadra di basket del club (il Barcellona è una polisportiva).

La demolizione e la successiva ricostruzione dello stadio iniziarono nel giugno del 2023 e sono state affidate all’impresa turca Limak. Quest’ultima, nonostante avesse realizzato solo un altro stadio di calcio, con una capienza di 25mila posti (quindi abbastanza contenuta), era stata scelta perché aveva proposto al Barcellona il progetto più rapido di tutti.

Secondo le prime stime, infatti, il Barcellona sarebbe potuto tornare al Camp Nou – a lavori in corso, con una capienza temporanea di 62mila posti – nel novembre del 2024, in occasione del 125esimo anniversario della fondazione del club. Dal settembre del 2024, però, il ritorno al Camp Nou cominciò a slittare e i posti previsti per le partite d’esordio diminuirono: per la partita contro il Valencia, ad esempio, avrebbero dovuto essere appena 27mila.

A rallentare la ricostruzione dello stadio sono stati più fattori: la lenta burocrazia, le lamentele dei residenti sull’inquinamento acustico e luminoso, le segnalazioni delle autorità locali sul mancato rispetto dei diritti dei lavoratori, la bancarotta di alcuni importanti fornitori e il continuo aumento dei costi dei materiali, dovuto in parte all’invasione russa dell’Ucraina. In merito all’ultimo rinvio, la vicepresidente del Barcellona Elena Fort ha spiegato che al club era stato richiesto di apportare alcune modifiche allo stadio, che, secondo lei, sono già state completate.

Insomma, quella che doveva essere poco più di una stagione fuori dal Camp Nou si è protratta sempre di più, e dopo quest’ultimo posticipo il Barcellona non ha nemmeno indicato una nuova data per la riapertura. A settembre dovrà giocare altre due partite in casa, il 21 e il 28: se il Camp Nou non dovesse ancora essere pronto, il Barcellona tornerà probabilmente al Montjuïc.

Se dovesse giocare lì anche la sua prima partita in casa di Champions League (che sarà il 1° ottobre), potrebbe essere obbligato dalla UEFA, la federazione calcistica europea, a giocare lì tutte le partite in casa della fase a campionato, cioè la prima fase del torneo.

Lo Stadio Olimpico Montjuic durante una partita di Champions League, il più importante torneo europeo per club, 30 aprile 2025 (Giuseppe Bellini/Getty Images)

Lo Stadio Olimpico di Montjuïc durante una partita di Champions League, il più importante torneo europeo per club, 30 aprile 2025 (Giuseppe Bellini/Getty Images)

Per il Barcellona questi continui rinvii sono un problema economico serio: il club aveva già previsto di perdere circa 90 milioni di euro a stagione solo per il fatto di giocare al Montjuïc, dato che ha 40mila posti in meno del Camp Nou. Ma non aveva immaginato di restarci così a lungo, e secondo The Athletic il cambio di stadio potrebbe essere stato addirittura più dannoso, perché nelle ultime due stagioni (quelle giocate al Montjuïc, appunto) sono stati venduti meno biglietti del previsto.

Giocando fuori dal Camp Nou, il Barcellona potrebbe perdere anche molti altri soldi. Spotify, lo sponsor principale dello stadio, sta pagando al club 5 milioni di euro l’anno, che per El País diventeranno 20 milioni se il Camp Nou raggiungerà entro l’1 luglio del 2026 una capienza di circa 94mila spettatori. Altrimenti, Spotify continuerà a pagare 5 milioni annui almeno fino al 2028: in altre parole, il Barcellona rischia di non ricevere decine di milioni di euro dal suo sponsor principale.

Per costruire tutto il progetto “Espai Barça”, poi, il club si è indebitato di 1,45 miliardi di euro, pur essendo già in una situazione economica abbastanza disastrosa. Eppure sono anni che il Barcellona non pare risentire così tanto di questa crisi, continuando a mantenersi più o meno competitivo (ha vinto il campionato nel 2023 e nel 2025) grazie a operazioni un po’ spregiudicate, che prevedono in sostanza di ipotecare futuri introiti per continuare a spendere, e alla discreta tolleranza della Liga spagnola, che ha tutto l’interesse a evitare il fallimento di una delle sue squadre più importanti e seguite.

Uno di questi introiti futuri è proprio lo stadio. Il Barcellona ha già venduto le tribune vip del Camp Nou per i prossimi dieci anni per circa 100 milioni di euro, con la promessa che sarebbero state disponibili dall’inizio del 2026. Anche qui, però, c’è un problema: le tribune si trovano tra il secondo e il terzo anello (gli anelli sono gli enormi piani in cui è diviso uno stadio), ma per ora al Camp Nou sono stati fatti solo il primo e il secondo, mentre la costruzione del terzo non è nemmeno iniziata e non si sa se saranno completati tutti in tempo.

Il terzo anello del Camp Nou, praticamente inesistente, al 9 settembre 2025 (REUTERS/Albert Gea)

Il terzo anello del Camp Nou, praticamente inesistente, al 9 settembre 2025 (REUTERS/Albert Gea)

Il Barcellona non è l’unica squadra in grande difficoltà finanziaria a voler costruire comunque uno stadio costosissimo: quest’anno anche il Manchester United, che è in una situazione abbastanza simile, ha detto di volerlo fare. Costruire uno stadio di proprietà all’avanguardia, infatti, conviene, perché offre numerose occasioni di guadagno, come la possibilità di fare accordi di sponsorizzazione o di affittarlo per eventi di altro genere, come i concerti (ma anche per molte altre cose più piccole).

– Leggi anche: L’ambizioso progetto per il nuovo stadio del Manchester United