• Mondo
  • Sabato 6 settembre 2025

La Francia somiglia sempre più all’Italia

L'hanno scritto vari giornali stranieri in vista di un voto di fiducia, e non è un complimento

Il presidente francese Emmanuel Macron
Il presidente francese Emmanuel Macron (Getty Images/Leon Neal)
Caricamento player

Lunedì in Francia il primo ministro François Bayrou si sottoporrà a un voto di fiducia all’Assemblea nazionale (la Camera bassa del parlamento) presentato come l’ultima occasione per sostenere la contestata legge di bilancio per il 2026. Il suo governo è già di minoranza ed è molto fragile, e la legge di bilancio non piace praticamente a nessuno perché contiene grossi tagli alla spesa pubblica. È quindi ritenuto molto probabile che il governo cada. Se succederà, Bayrou sarà il terzo primo ministro francese a dimettersi in poco più di un anno.

Da qualche tempo su vari giornali francesi e internazionali la situazione in Francia viene paragonata a quella dell’Italia, che storicamente ha quasi sempre avuto governi di corta durata, e in particolare alla situazione dell’Italia attorno al 2010, quando era in enormi difficoltà economiche.

– Ascolta anche: Le scelte impopolari, con Mario Monti

Negli ultimi anni il debito pubblico in Francia è aumentato molto, per effetto dei problemi economici creati dall’epidemia di Covid-19 e dall’invasione russa dell’Ucraina: nel 2019 era del 97,9 per cento del Prodotto interno lordo, nel 2024 era salito al 113,2 per cento. Anche il deficit fiscale (cioè, semplificando, la differenza tra entrate e uscite dell’amministrazione pubblica) in rapporto al Pil è molto alto: nel 2024 era del 5,8 per cento, anche se per i limiti stabiliti dall’Unione Europea dovrebbe rimanere al di sotto del 3 per cento.

La nuova legge di bilancio prevede di diminuire la spesa pubblica per 44 miliardi di euro, e lo stesso Bayrou ha insistito molto sul fatto che sia una legge necessaria per evitare una crisi finanziaria.

François Bayrou

Il primo ministro francese François Bayrou (Getty/ Ameer Alhalbi)

Già i due immediati predecessori di Bayrou si erano dimessi: prima Gabriel Attal, un politico centrista del partito Renaissance (quello del presidente Emmanuel Macron) che restò in carica tra gennaio e settembre del 2024; e poi Michel Barnier, un conservatore del partito di centrodestra Les Républicains, che rimase in carica poco più di tre mesi tra settembre e dicembre, proprio per problemi legati all’approvazione della legge di bilancio.

Dalla fine degli anni Cinquanta (da quando, cioè, è entrata in vigore la Costituzione attuale) non è mai accaduto che la Francia cambiasse così tanti governi nel giro di un anno. In parte questo è dovuto anche al peggioramento della situazione economica, e alla crescita dell’estrema destra del Rassemblement National, che ha fatto diventare più frammentato il parlamento e ha reso più complicato formare maggioranze stabili. Dopo le elezioni dello scorso luglio Macron ha insistito a formare governi centristi che fossero appoggiati dai partiti che lo sostengono, rifiutando il sostegno della sinistra e dell’estrema destra: ogni volta nominare un primo ministro è stato un processo laborioso, e fin qui ha portato sempre a coalizioni di minoranza molto fragili.

Il fatto che la Francia sia così instabile politicamente fa aumentare anche gli interessi sui titoli del debito, sostanzialmente perché gli investitori ritengono più rischioso prestare soldi a un paese che ha governi instabili. Per convincerli la Francia deve offrire interessi maggiori: al momento quelli sui titoli del debito pubblico francese decennali sono più alti di quelli della Grecia, e simili a quelli dell’Italia.

È una situazione inedita per la Francia, e piuttosto complicata, perché fa sì che il governo debba spendere di più per sostenere il proprio debito, rendendo ancora più difficile controllare la spesa pubblica.

È anche molto improbabile che la situazione si risolva in fretta. Negli ultimi giorni Bayrou ha avuto dei colloqui con i leader di vari partiti per cercare di convincerli a sostenere la legge di bilancio (e quindi, a dare la loro fiducia al governo), ma la maggior parte rimane contraria. L’Assemblea nazionale ha 577 deputati, e a Bayrou servirebbe quindi il sostegno di almeno 289. Ma i partiti di sinistra (La France insoumise, i Verdi e i Socialisti) e il Rassemblement National hanno già detto che non sosterranno la legge di bilancio. Insieme controllano già più della maggioranza dei deputati: 298.

Macron ha detto che, se il governo di Bayrou dovesse cadere, non convocherà elezioni anticipate. Le prossime sono previste tra un bel po’, nel 2029.