Quando il centro della politica si sposta a Rimini, e poi sul lago di Como

Il Meeting di CL e il Forum Ambrosetti sono appuntamenti immancabili non solo per chi è al governo, ma anche per chi vorrebbe andarci

L'ex commissario europeo Paolo Gentiloni partecipa al Forum Ambrosetti, a Cernobbio, il 7 settembre 2024 (Marco Ottico/Lapresse)
L'ex commissario europeo Paolo Gentiloni partecipa al Forum Ambrosetti, a Cernobbio, il 7 settembre 2024 (Marco Ottico/Lapresse)
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Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre il centro della politica italiana non è Roma, ma parecchio più a nord: a Rimini, con il Meeting di Comunione e Liberazione (CL), e poi a Cernobbio, sul lago di Como, dove si svolge il Forum Ambrosetti. Sono spesso momenti significativi, che segnano l’immaginario collettivo su alcuni leader più di quanto non accada nel quotidiano svolgersi delle faccende politiche tra Palazzo Chigi, Montecitorio o Palazzo Madama, le sedi delle principali istituzioni repubblicane.

A differenza di altri appuntamenti ricorrenti per i leader politici, come il Vinitaly di Verona o la Fiera del Levante di Bari, il Meeting e il Forum (come spesso vengono chiamati, semplicemente, nel gergo politico) sono eventi diventati a loro volta istituzionali, pressoché irrinunciabili per esponenti del governo o delle opposizioni. Sono occasioni in cui i leader politici sono chiamati a misurarsi in modo molto diretto col consenso di una certa platea, più o meno settoriale, e questa sorta di verifica degli umori della popolazione o del cosiddetto establishment è uno dei motivi per cui questi eventi sono molto attesi e molto seguiti. Ma c’entra anche la loro collocazione nel calendario: a fine agosto il Meeting, a inizio settembre il Forum, costituiscono un po’ il momento della ripresa dei lavori della politica dopo la pausa estiva.

Il Meeting nacque nel 1980 per volere di don Luigi Giussani, sacerdote milanese fondatore di CL, con l’ambizione di dare voce e visibilità al mondo cattolico moderato in una stagione politica ancora conflittuale e violenta. Ma CL era già allora molto di più di una semplice associazione cattolica: era un’organizzazione ben radicata in alcune ricche regioni del Nord, soprattutto in Lombardia, con entrature importanti nell’imprenditoria, nella politica, nella finanza; ed era fin dall’inizio un’organizzazione orientata piuttosto a destra, espressione di un cattolicesimo conservatore e fortemente anticomunista. Il programma della prima edizione fu in questo senso già molto rivelatore: venne dato molto spazio ai dissidenti russi perseguitati dal regime sovietico.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Meeting di Rimini, il 25 agosto 2023 (LaPresse)

Questo orientamento spiega perché fin dall’inizio uno dei politici maggiormente legati al Meeting e a CL fosse Giulio Andreotti. Da semplice deputato, presidente della commissione Esteri della Camera, era presente in quel 1980 a discutere di politica europea. Ci è tornato poi per altre 22 volte, sempre accolto con grande entusiasmo, fino al 2009, invitato per festeggiare i suoi 90 anni.

Era ospite anche nel 2000, Andreotti, e fu protagonista di una piccola polemica con Silvio Berlusconi. La coincidenza è a suo modo curiosa perché unisce i due leader forse più affezionati al Meeting. Tra i “ciellini”, del resto, Berlusconi era molto benvisto per via dei suoi buoni rapporti personali con don Giussani, e considerato un po’ l’erede della tradizione politica della destra democristiana. Già tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta l’allora capo di Fininvest accolse nelle sue aziende giovani esponenti del movimento segnalati da don Giussani, e finanziò in vario modo l’associazione. Giussani promosse poi la scelta di Berlusconi di «scendere in campo», e garantì sempre sostegno elettorale a Forza Italia.

Dopodiché, Berlusconi amava il Meeting anche perché poteva lì esprimere al meglio il suo essere Berlusconi. A volte arrivava abbronzato, con camicie sbottonate, in modalità vacanziera; amava fare un giro tra gli stand, stringere mani, firmare autografi, insomma farsi celebrare da una platea che gli è sempre stata tendenzialmente vicina. E poi ne approfittava ogni volta per ricordare la Rimini della sua giovinezza negli anni Cinquanta, dei suoi debutti da animatore, cabarettista e cantante di piano bar, e ovviamente da grande seduttore di ragazze, tra l’Arlecchino, La tana del lupo e l’Embassy, locali celebri della riviera romagnola nell’epoca del boom economico.

In certi interventi di Berlusconi al Meeting erano già ben delineati, in forma più o meno demagogica, alcuni dei temi che caratterizzano ancora oggi la propaganda del centrodestra: come per esempio nel 2006, quando l’allora presidente del Consiglio parlò dei danni che l’euro aveva provocato all’economia italiana e della necessità di limitare la concessione della cittadinanza italiana ai cittadini stranieri.

Del resto i Meeting vengono vissuti e raccontati come occasioni che anticipano certe dinamiche politiche o che testimoniano certe tendenze dell’elettorato.

Solo per stare ai casi più recenti: nell’agosto del 2020 l’intervento inaugurale venne fatto fare a Mario Draghi, e la cosa fu vista da molti commentatori come una disponibilità dell’ex presidente della BCE ad avere un ruolo politico, cosa che poi avvenne sei mesi dopo; nel 2022, gli applausi fatti quasi indistintamente dalla platea a Draghi stesso e a Giorgia Meloni, due mesi prima delle elezioni, furono la dimostrazione di come, al di là degli elettori della destra più radicale, il mondo cattolico moderato fosse bendisposto verso la leader di Fratelli d’Italia. All’estremo opposto, ci fu la partecipazione di Mattia Fantinati, deputato grillino che nel 2015 accettò l’invito al Meeting ma vi prese parte con un intervento estremamente critico nei confronti di CL. È rimasta, quella, la più memorabile delle iniziative di Fantinati, che nel 2018 fu poi nominato sottosegretario alla Pubblica amministrazione.

Dopo Rimini ci si sposta a Cernobbio, per un evento altrettanto importante ma con un prestigio diverso.

Il Forum Ambrosetti viene organizzato dal 1974 dalla società di consulenza finanziaria fondata da Alfredo Ambrosetti, il cui nome ufficiale ora è The European House – Ambrosetti (TEHA). Se il Meeting di Rimini, pur essendo a tutti gli effetti un momento di ritrovo dell’establishment italiano e non solo, si sforza di mantenere una dimensione popolare, a Cernobbio il clima è estremamente più elitario, e per delle ragioni. Ogni anno a Villa d’Este, sul lago di Como, all’inizio di settembre vengono ospitati economisti e imprenditori di enorme rilievo internazionale, premi Nobel, capi di Stato e di governo di mezzo mondo. E i tanti esperti dei mondi finanziari, politici e imprenditoriali vanno lì non solo per ascoltare le relazioni pubbliche di queste persone, ma anche e soprattutto per ascoltare quel che si dice nelle riunioni riservate, che avvengono quasi sempre secondo una convenzione nota come Chatham House Rule, per la quale si può riferire all’esterno degli incontri cosa è stato detto, ma senza rivelare chi è stato a dirlo.

– Leggi anche: Su cosa si prepara a litigare la politica, da settembre

È insomma una grande occasione per fare pubbliche relazioni, per cercare di capire come vanno le cose nel mondo. E vale anche per la politica italiana, a cui è tradizionalmente riservato il terzo e conclusivo giorno del forum. La prima volta che un presidente della Repubblica è intervenuto è stato nel 2007, fu Giorgio Napolitano. Chi conosceva bene le dinamiche del Forum intuì da quel momento che il capo dello Stato nutriva un’enorme stima per l’ex commissario europeo Mario Monti, perché si sapeva che era stato proprio lui, presidente della Bocconi e grande animatore del Forum, varesino come il suo fondatore Ambrosetti, a convincere Napolitano a partecipare e probabilmente a scrivergli in parte il discorso.

Questo tratto fortemente elitario è la fortuna del Forum, ma talvolta è stato, così come per il Meeting di Rimini, anche motivo di polemiche. Berlusconi, per esempio, soprattutto nei suoi ultimi anni di governo segnati dalla crisi finanziaria, non amava granché la platea di Villa d’Este, molto esigente sulla gestione dei conti pubblici (amava invece, e parecchio, i paesaggi di Cernobbio, al punto da tentare l’acquisto di una lussuosa villa sul lago, Villa Belinzaghi: operazione che poi non si concluse).

Ma il gesto di rottura più clamoroso lo fece Matteo Renzi. Nel settembre del 2014, quando era presidente del Consiglio da pochi mesi e quindi ansioso di porsi in discontinuità col resto della politica in nome della rottamazione, decise di andare a visitare un’azienda bresciana di rubinetterie nello stesso giorno in cui avrebbe dovuto partecipare al Forum. Lui stesso cavalcò le polemiche che ne seguirono: «In tanti mi dicevano “Ma come, vai alle rubinetterie e non vai ai grandi convegni”? Se l’Italia è quello che è, è perché c’è un sacco di donne e uomini nella piccola e media impresa che poi è diventata grande, si sono spaccati la schiena e hanno creato dei settori in cui siamo i numeri uno al mondo», disse.

Era una stagione fortunata per la propaganda populista “contro l’establishment”. Un anno prima, nel 2013, il Forum aveva non a caso ospitato un intervento video di Gianroberto Casaleggio, uno dei fondatori del Movimento 5 Stelle. La decisione di Renzi fu dunque anche dettata dalla volontà di disinnescare in parte le critiche dei grillini nei suoi confronti, ammiccando un po’ al loro stesso elettorato. Fu un fatto abbastanza unico. E infatti l’anno dopo Renzi partecipò regolarmente al Forum Ambrosetti, arrivandoci in elicottero, e riscuotendo un discreto consenso tra gli imprenditori e gli economisti presenti.

Nel 2017, invece, fu Luigi Di Maio a rompere il tabù: per la prima volta un dirigente del M5S partecipò in persona al Forum, e Di Maio lo fece, nonostante le critiche di alcuni suoi colleghi di partito, col tono di chi intendeva offrire rassicurazioni a imprenditori ed economisti in vista delle elezioni politiche del marzo seguente, che in effetti premiarono il Movimento.