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  • Giovedì 24 luglio 2025

La Columbia University pagherà una multa da 200 milioni di dollari all’amministrazione Trump

E riavrà indietro la maggior parte dei fondi che erano stati cancellati, chiudendo così mesi di minacce e ritorsioni del presidente

(Juan Arredondo/The New York Times via AP)
(Juan Arredondo/The New York Times via AP)
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La Columbia University di New York ha accettato di patteggiare con l’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump: pagherà una multa da 200 milioni di dollari in tre anni per chiudere il caso in cui il governo l’accusa di non aver fatto abbastanza per tutelare gli studenti ebrei durante le proteste pro Palestina della primavera del 2024. In cambio, il governo ripristinerà la maggior parte dei circa 400 milioni di dollari in finanziamenti per la ricerca che aveva bloccato lo scorso marzo, come ritorsione.

Il patteggiamento mette fine (almeno per ora) alle controversie tra l’università e l’amministrazione Trump, che vanno avanti da mesi. In passato la Columbia aveva ceduto a molte richieste del presidente, introducendo riforme nei propri programmi didattici e nella gestione delle manifestazioni: per questo si era parlato di una “resa” dell’università. Con il patteggiamento potrà perlomeno riavere i fondi che il governo aveva cancellato e chiederne altri in futuro. L’atteggiamento della Columbia rimane comunque meno combattivo rispetto a quello di altre università, come Harvard, che invece si è opposta alle richieste di Trump e ha fatto causa alla sua amministrazione per comportamenti anticostituzionali.

Dall’inizio del suo secondo mandato, a gennaio, Trump sta facendo pressione su varie università per influenzare le loro attività e avvicinarle alla propria linea politica, minacciando in caso contrario di tagliare finanziamenti per miliardi di dollari. La motivazione principale è che queste università non avrebbero fatto abbastanza per evitare episodi di antisemitismo nei campus durante le proteste contro la guerra nella Striscia di Gaza. In realtà la destra statunitense ha da anni problemi con le università e il mondo accademico, per varie ragioni politiche e culturali: le accuse di antisemitismo sono solo una piccola parte della questione.

Studenti bloccano l’ingresso della Hamilton Hall durante le proteste contro la guerra nella Striscia di Gaza, il 30 aprile del 2024 (Marco Postigo Storel via AP)

– Leggi anche: Perché Trump ce l’ha con le università americane

Le proteste erano comunque finite al centro di un ampio e polarizzato dibattito su antisemitismo, islamofobia e libertà d’espressione, anche per via del fatto che vari studenti ebrei avevano detto di aver subìto molestie sulla base della loro etnia. Alla Columbia University le proteste erano state particolarmente intense: erano durate settimane, gli studenti avevano marciato nel campus a nord di Manhattan cantando slogan pro Palestina e poi avevano occupato la Hamilton Hall, uno degli edifici più noti dell’università. Tra le altre cose era stata annullata la cerimonia di consegna dei diplomi.

Come detto la Columbia ha ceduto alle richieste di Trump, e a fine marzo aveva annunciato nuove regole che tra le altre cose riducono la possibilità degli studenti di protestare, vietano a chi manifesta di usare le mascherine per proteggere la propria identità e consentono l’ingresso nel campus di agenti di polizia che hanno il potere di arrestare gli studenti. Mercoledì ha anche espulso o sospeso decine di studenti che lo scorso maggio avevano partecipato a un’altra occupazione e manifestazione a sostegno della popolazione palestinese.

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