A Venezia ci saranno molti film che probabilmente finiranno agli Oscar

L'edizione di quest'anno della Mostra del cinema sembra di nuovo il posto in cui si lanciano le campagne per la stagione dei premi

Il direttore della Mostra del cinema di Venezia Alberto Barbera, a destra, alla presentazione dell'edizione del 2025. (Stefano Mazzola/Getty Images)
Il direttore della Mostra del cinema di Venezia Alberto Barbera, a destra, alla presentazione dell'edizione del 2025. (Stefano Mazzola/Getty Images)
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Ci sono buone possibilità che tra i film che verranno presentati alla prossima Mostra del cinema di Venezia (dal 27 agosto al 6 settembre) ci saranno quelli che occuperanno la stagione dei premi dell’anno prossimo, cioè quel periodo pieno di premiazioni che va dall’autunno fino alla primavera e culmina con la serata degli Oscar. Non è una novità: negli ultimi dieci anni è stato spesso così. Gravity, Il caso Spotlight, Birdman, La La Land, La forma dell’acqua e poi Nomadland e Joker sono tutti film che ebbero la loro prima proiezione a Venezia, in certi casi venendo anche premiati.

È già noto che After the Hunt, il nuovo film di Luca Guadagnino con Julia Roberts, Andrew Garfield e Ayo Edebiri, che sarà a Venezia fuori concorso, è quello su cui Amazon punta per gli Oscar. In particolar modo sembra che Julia Roberts possa essere promossa come candidata per il premio alla miglior attrice protagonista.

Alla stessa maniera la A24, casa di produzione e distribuzione indipendente con una buona nomea nel settore del cinema da festival, punterà su The Smashing Machine e su Dwayne Johnson (The Rock). Il film racconta la vera storia del lottatore Mark Kerr, è un film drammatico e Dwayne Johnson punta a una legittimazione da parte della critica (sembrerebbe che sia un film del tipo The Wrestler di Darren Aronofsky). In più è diretto da uno dei due fratelli Safdie, il cui ultimo film Diamanti grezzi fu una rivelazione per molti ed ebbe un grande successo tra cinefili.

Il periodo che conduce agli Oscar è chiamato “stagione dei premi” perché è composto da molte premiazioni intermedie (dai Golden Globe agli European Film Awards fino ai Critics’ Choice eccetera). È proprio lungo quei mesi, vedendo come vanno quelle premiazioni, che si può capire quali film stiano facendo una buona campagna Oscar e stiano piacendo, e quali invece meno. Quindi oltre a After the Hunt e The Smashing Machine, le cui intenzioni sono già chiare, ce ne sono molti altri che potrebbero diventare buoni per gli Oscar nei mesi invernali, oppure già dopo la proiezione a Venezia.

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Uno dei motivi per cui i festival funzionano come piattaforma di lancio per queste campagne è che la presenza di molti giornalisti e critici aiuta a capire le potenzialità dei film. La loro reazione non è dirimente (Il cigno nero di Darren Aronofsky fu fischiato a Venezia e poi Natalie Portman vinse l’Oscar per la miglior attrice) ma è un indicatore che viene tenuto in considerazione. Sarà quindi necessario vedere innanzitutto come andranno le loro proiezioni e quali saranno le reazioni; nella selezione di Venezia di quest’anno c’è un numero particolarmente alto di film che hanno il tipo di cast o regia buono per gli Oscar.

C’è per esempio Bugonia del regista greco Yorgos Lanthimos, con Emma Stone: la stessa coppia di Povere creature! che andò molto bene agli Oscar nel 2024. Poi c’è The Testament of Ann Lee di Mona Fastvold, sceneggiatrice che lavora ai film del marito Brady Corbet, come The Brutalist. Dead Man’s Wire è l’ultimo film di Gus Van Sant, regista statunitense vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2003 per Elephant e candidato due volte come miglior regista agli Oscar. C’è una certa attesa per Frankenstein di Guillermo del Toro, il cui La forma dell’acqua vinse gli Oscar come miglior film e miglior regia proprio dopo aver vinto a Venezia nel 2017.

A House of Dynamite è il film che porterà a Venezia Kathryn Bigelow, la regista di Point Break che nel 2010 fu la prima donna a vincere l’Oscar per la miglior regia, con The Hurt Locker. Nel programma c’è poi Jay Kelly di Noah Baumbach, storico regista del cinema indipendente americano, con un cast molto ricco in cui ci sono George Clooney, Adam Sandler e Laura Dern. Poi ci sarà Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch, altro regista di culto famoso per Ghost Dog, tra gli altri.

E poi ci sono tutti i film non americani, che negli ultimi anni hanno sempre più considerazione agli Oscar, come No Other Choice del sudcoreano Park Chan-wook, regista di Old Boy e Decision to Leave; poi Il mago del Cremlino di Olivier Assayas, un film su Vladimir Putin; Lo straniero di François Ozon, tratto dal romanzo di Albert Camus; infine La grazia di Paolo Sorrentino, che aprirà il festival.

L’edizione di quest’anno per Venezia è insomma un ritorno alla posizione di “piattaforma per gli Oscar”, locuzione creata dagli americani per intendere il contesto da cui è possibile “lanciare” con successo le campagne Oscar. Da qualche anno l’impressione era che il festival di Cannes, il principale rivale della Mostra insieme a quello un po’ più di nicchia di Toronto, fosse tornato il posto in cui si presentano i film che più si fanno notare nel resto dell’anno, a partire da Parasite nel 2019. Quest’anno però Cannes è stato particolarmente povero di titoli importanti.

La cosa in sé non è un dramma per un festival di cinema, la cui missione è scoprire il nuovo, mostrare ogni anno lo stato dell’arte del cinema del mondo e valorizzare chi merita, a prescindere dalla grandezza della produzione o dalle ambizioni. Ma è chiaro che per ragioni di promozione e per mantenere un certo status i grandi festival desiderano essere anche il posto in cui si vedono per la prima volta i film che saranno più discussi nei mesi seguenti.

– Leggi anche: Com’è fatto il circuito dei festival di cinema

E se i film importanti e da festival non sono a Cannes, necessariamente devono essere a Venezia. Le alternative, come il festival di Toronto in Canada o quello molto di settore di Telluride negli Stati Uniti, non sono altrettanto rilevanti per la stagione dei premi. Dopo il festival di Cannes dello scorso maggio, un po’ sguarnito di grossi film, era facile prevedere che sarebbe stata un’annata ricca per Venezia: nonostante questo ha superato le aspettative.

Parlando con Variety il direttore Alberto Barbera ha detto di aver ottenuto il 98% dei film che desiderava, cosa che non capita mai. E nonostante non lo abbia precisato, si può facilmente immaginare che in quel 2% di film che non ha ottenuto ci sia Una battaglia dopo l’altra di Paul Thomas Anderson con Leonardo DiCaprio, che uscirà in autunno e che potrebbe essere tra i film favoriti per gli Oscar. A quanto sembra, non sarà presentato a nessun festival per scelta del regista.

Tutti i film in concorso:

  • The Wizard of the Kremlin, di Olivier Assayas, con Jude Law
  • Jay Kelly di Noah Baumbach
  • The Voice of Hind Rajab, di Kaouther Ben Hania
  • A House of Dynamite, di Kathryn Bigelow, con Idris Elba e Rebecca Ferguson
  • Ri Gua Zhong Tian (The Sun Rises On Us All), di Cai Shangjui
  • Frankenstein di Guillermo del Toro
  • Elisa di Leonardo Di Costanzo
  • À pied d’œuvre, di Valérie Donzelli
  • Silent Friend, di Ildikó Enyedi
  • The Testament of Ann Lee, di Mona Fastvold, con Amanda Seyfried
  • Father Mother Sister Brother, di Jim Jarmusch, con Tom WaitsAdam Driver e Cate Blanchett
  • Bugonia di Yorgos Lanthimos
  • Duse di Pietro Marcello
  • Un Film Fatto per Bene di Franco Maresco
  • Orphan, di László Nemes
  • L’étranger, di François Ozon, tratto dal romanzo Lo straniero di Albert Camus
  • Eojjeol suga eopda (No Other Choice), di Park Chan-wook
  • Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi
  • The Smashing Machine, di Benny Safdie, con Dwayne Johnson (The Rock) ed Emily Blunt
  • Nühai (Girl), di Shu Qi
  • La Grazia di Paolo Sorrentino