Trent’anni fa uscì “Point Break”

Trent’anni fa, il 10 luglio 1991, negli Stati Uniti uscì Point Break, diretto da Kathryn Bigelow e con protagonisti Patrick Swayze e Keanu Reeves. Parlava di alcuni surfisti californiani che, mascherati, facevano rapine, e di un giovane agente dell’FBI che si infiltrava tra loro. Andando avanti, però, non capiva più da che parte stare. Era uno di quei film con delle premesse un po’ deboli: «è una trama che, sintetizzata, invita alla parodia», scrisse il critico Roger Ebert. Ma quelle premesse furono sviluppate con grande sapienza, e finì per diventare un film di culto: «il risultato è sorprendentemente efficace», scrisse Ebert.


Sebbene ci fu chi lo ritenne esagerato e non gradì certe evoluzioni della trama e la superficialità di alcuni dialoghi a sfondo filosofico, Point Break si fece ricordare per una serie di cose: i suoi attori (compreso Gary Busey, famoso per un altro film sul surf: Un mercoledì da leoni), le sue scene d’azione, certi virtuosismi di regia, i suoi riferimenti al mondo del surf, la sua storia d’amore e la sua bromance tra i due protagonisti. E anche per la sua scena finale con la famosa frase «vaya con Dios».

Tra le tante cose, le tracce dell’influenza di Point Break nella cultura popolare si vedono nel fatto che in The Avengers Tony Stark prende in giro Thor chiamandolo “Point Break” (un dettaglio a cui fa riferimento il successivo film Marvel Thor: Ragnarok). E anche in Tre uomini e una gamba: arriva infatti da Point Break – in cui i surfisti usano maschere di quattro presidenti americani per le loro rapine – l’idea di usare le maschere di Nilde Iotti, Sandro Pertini, Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro per riprendersi la famosa gamba.