Esce un nuovo “Point Break”

Perché il famoso film del 1991 su una banda di surfisti criminali fu così importante, e cosa si dice del remake che esce oggi (senza surfisti)

Mercoledì 27 gennaio esce nei cinema italiani Point Break, un film di Ericson Core remake dell’omonimo famoso film del 1991. Il Point Break originale fu diretto dalla regista Kathryn Bigelow, nel cast c’erano Patrick Swayze e Keanu Reeves: parla di un gruppo di surfisti californiani che, mascherati, compiono una serie di rapine, e di un giovane agente dell’FBI che si infiltra tra loro. Point Break ebbe un enorme successo e negli anni è diventato un film iconico e di culto: lanciò anche la carriera di Reeves e consacrò quella di Swayze, che all’epoca era già famoso per Dirty DancingGhost.

Che cosa fu Point Break

Il protagonista di Point Break è Johnny Utah, interpretato da Keanu Reeves, un giovane e ambizioso agente dell’FBI che viene trasferito a Los Angeles e inizia a indagare, insieme a un agente più anziano ed esperto (Gary Busey, famoso per un altro film sul surf: Un mercoledì da leoni), su una banda di criminali che rapina le banche con le maschere di quattro presidenti americani: Ronald Reagan, Richard Nixon, Lyndon B. Johnson e Jimmy Carter. Il collega di Utah sospetta che i rapinatori siano dei surfisti; Utah, convinto da questa teoria, riesce a infiltrarsi nella comunità surfista californiana. Qui conosce Tyler, una ragazza interpretata dall’attrice Lori Petty (che recentemente ha recitato in Orange is the New Black), di cui si innamora. Stringe anche un rapporto profondo con Bodhi (Swayze), un bravissimo surfista che è una specie di guru nell’ambiente. Utah scopre che i surfisti che ha conosciuto sono davvero i rapinatori che sta cercando, ma nel frattempo si è inserito e ha iniziato ad apprezzare l’ambiente del surf, e soprattutto ha stretto dei forti legami con Tyler e Bodhi. Senza rovinare il film a chi non l’ha ancora visto, la storia prosegue tra tradimenti, sparatorie, inseguimenti, lanci con il paracadute e rendez-vous finali.

Il film fu prodotto da James Cameron, che in seguito avrebbe diretto TitanicAvatar, i due film dai maggiori incassi di sempre; scelse come regista sua moglie Kathryn Bigelow, che aveva girato un paio di thriller che avevano ottenuto un buon successo di critica. La sua regia in Point Break fu elogiata per il ritmo serrato e una buona dose di virtuosismi nelle riprese d’azione: dimostrò, all’inizio degli anni Novanta, di essere molto brava in un genere considerato allora – e in buona parte ancora oggi – una prerogativa esclusivamente maschile. Bigelow negli anni successivi diresse diversi film di grande successo, come K-9, Zero Dark Thirty The Hurt Locker, per il quale vinse l’Oscar per la regia e per il miglior film nel 2010. Per il ruolo dell’agente Utah furono presi in considerazione Val Kilmer, Charlie Sheen e Johnny Depp, ma alla fine Bigelow scelse Reeves, che aveva già recitato con Swayze nel film Spalle larghe del 1986. La performance di Reeves fu apprezzata dalla critica, che in seguito invece stroncò la maggior parte dei suoi successivi film. Un altro elemento che piacque e rese famoso il film fu la colonna sonora.

Al di là delle prove di Bigelow e Reeves, il film però ottenne giudizi contrastanti. Alla maggior parte dei critici piacque dal punto di vista dell’azione e la descrizione del rapporto tra Utah e Bodhi, che rese il film uno degli esempi più riusciti di bromance: uno di quei film che raccontano l’amicizia tra due uomini. Molti però criticarono l’esagerazione di certe soluzioni della trama e la superficialità di alcuni dialoghi a sfondo filosofico. Ciononostante fu un film importantissimo per la cultura pop degli anni Novanta e molto influente per il cinema d’azione (pensate alla trama di Fast & Furious). Trovate come quella dei rapinatori con le maschere dei presidenti sono state citate così tante volte – anche in Italia, dal trio di comici Aldo, Giovanni e Giacomo in Tre Uomini e una gamba, e perfino da Piotta nel video della Grande Onda – che molti non sanno più nemmeno che arrivano da Point Break. Chi ha visto il film sa anche che la famosa scena finale è stata ripresa, omaggiata o copiata in molti film.

Due bonus

– Con il termine “point break” nel gergo surfistico si intende quel punto del fondale in corrispondenza del quale le onde si “rompono”, consentendo di essere surfate.

– Uno dei surfisti (quello che spaccia droga) è interpretato da Anthony Kiedis, il cantante dei Red Hot Chili Peppers.

Il remake

Il regista del nuovo Point Break è Ericson Core, che in passato ha diretto la fotografia del primo Fast & Furious e di Daredevil (considerato da praticamente tutti uno dei film di supereroi più brutti degli anni Duemila). La sceneggiatura invece è di Kurt Wimmer, il cui film più famoso finora è stato il remake di Atto di forza uscito nel 2012 (anche questo poco apprezzato da critica e pubblico). A interpretare il ruolo di Bodhi è Édgar Ramírez, un attore venezuelano con una lunga serie di ruoli secondari in film importanti, come Zero Dark Thirty, The Bourne UltimatumChe di Steven Soderbergh e The Counselor di Ridley Scott, e che ha una parte anche in Joy, il nuovo film di David O. Russell con Jennifer Lawrence. La parte di Johnny Utah è invece stata affidata a Luke Bracey, un attore australiano al suo primo ruolo importante.

Fin dalla diffusione del trailer sui social network si è diffuso un grande scetticismo sul film, soprattutto tra gli appassionati del primo film. A differenza dell’originale, i criminali non sono surfer ma atleti di sport estremi che praticano dallo snowboard alla motocross, e che fanno rapine non per interesse personale ma per redistribuire la ricchezza, o perlomeno gettare nel caos il mondo della finanza. Molti giornali americani hanno scritto articoli domandandosi quale sia il senso di questo remake e a quale pubblico sia rivolto: i produttori e il regista del film hanno spiegato di aver voluto prendere i temi del film originale e adattarli alla contemporaneità, facendo un film più impegnato politicamente (i protagonisti sono delle specie di ecoterroristi, infatti).

Secondo Vulture il film non vuole essere né un bromance né un film d’azione, quanto più un documentario su film estremi «con un pochino di inserti narrativi per farci continuare a vederlo». Le tecniche utilizzate per le riprese, dice sempre Vulture, comprendono riprese aeree e con GoPro, e riescono a trasmettere efficacemente le prodezze degli stuntman, senza però riuscire a trasmettere vera suspence o adrenalina. Anche il personaggio di Bodhi non convince come quello di Swayze, dice Vulture, ed è un misto tra l’originale e Tyler Durden, il personaggio santone e complottista di Brad Pitt in Fight Club. Per l’Hollywood Reporter invece dal punto di vista tecnico il film funziona, ma la sceneggiatura è più debole, soprattutto per l’eccessivo spazio dedicato alle complicate motivazioni che guidano il gruppo di criminali. Le ambientazioni, continua la recensione, sono molto belle e spettacolari, ma la performance di Ramírez e soprattutto quella di Bracey sono molto deboli se confrontate con quelle di Swayze e Reeves.