Il governo l’ha fatta grossa con UniCredit?

Una lettera della Commissione Europea smonta una per una le ragioni con cui il governo contesta l'acquisto di Banco BPM

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti il 5 febbraio 2025. (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti il 5 febbraio 2025. (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
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Negli ultimi giorni ci sono stati sviluppi importanti sull’operazione con cui UniCredit vorrebbe comprare Banco BPM, l’operazione più osservata del cosiddetto “risiko bancario”, espressione con cui ci si riferisce al complesso e continuo flusso di acquisizioni e fusioni nel settore finanziario con l’obiettivo di creare gruppi sempre più grandi. L’operazione è molto seguita per la sua portata economica, visto che coinvolge due tra gli istituti più rilevanti in Italia e in Europa, ma anche perché avrebbe ricadute concrete su cose che riguardano tutti, come il costo dei conti correnti o dei mutui, e soprattutto per ragioni politiche. E per l’ingombrante coinvolgimento del governo Meloni.

Per motivi politici, infatti, il governo Meloni ha criticato e tentato di ostacolare in ogni modo l’acquisizione fin dall’inizio, ed è arrivato persino a usare il golden power, cioè lo strumento con cui può condizionare o addirittura bloccare alcune operazioni di mercato: ed è proprio su questo utilizzo – reputato una forzatura della legge da parte di molti – che ci sono le ultime novità rilevanti per l’operazione. Nel fine settimana sono state pubblicate le motivazioni della sentenza del TAR del Lazio, il tribunale amministrativo di primo grado a cui si era rivolta UniCredit per fare ricorso contro la decisione del governo di usare il golden power.

Esercitando questo potere, il governo aveva chiesto a UniCredit di soddisfare alcune rigide condizioni per poter procedere all’acquisizione, condizioni che secondo il management della banca avrebbero reso l’operazione non più redditizia. Le richieste del governo non hanno precedenti: il golden power è infatti previsto per limitare le influenze straniere su settori considerati cruciali per l’economia e la sicurezza del paese e, anche se nel corso del tempo ha cambiato ambiti di applicazione, non era mai stato usato per condizionare un’operazione tra società italiane.

Le motivazioni date dal governo sono sempre apparse perlopiù pretestuose, e sono il risultato di valutazioni politiche: alcune legate alla precisa agenda del governo sulle questioni bancarie; altre legate al fatto che Banco BPM è una banca nella quale la Lega ha forti interessi perché molto radicata in Lombardia, e quindi ritiene che se cambiasse la proprietà questo legame con il territorio e con la politica verrebbe meno.

La sede di Banco BPM a Milano (Marco Ottico/Lapresse)

Il TAR ha accolto solo una parte del ricorso di UniCredit, con una sentenza ambigua che ha dichiarato illegittime solo alcune condizioni poste dal governo. Ha quindi lasciato spazio a diverse interpretazioni, facendo contenti un po’ tutti: UniCredit, il governo, e anche Banco BPM.

UniCredit ha dimostrato che effettivamente c’erano alcune forzature nel provvedimento del governo, un DPCM di aprile che dovrà essere riscritto; il governo ha dimostrato la legittimità anche solo parziale della sua decisione di ricorrere al golden power; e infine Banco BPM, che non vuole essere comprata da UniCredit, è favorita da tutta questa confusione.

Lunedì si è aggiunta un’altra notizia. Si è saputo cioè dell’esistenza di una valutazione della Commissione Europea, l’istituzione a cui spetta stabilire in ultima istanza se effettivamente il golden power è usato o meno con criterio. La Commissione, proprio in virtù di questa sua prerogativa, aveva peraltro già dato il suo via libera a UniCredit per comprare Banco BPM; UniCredit aveva ottenuto anche l’autorizzazione della Banca Centrale Europea, competente di valutarne l’impatto sul sistema bancario e finanziario.

UniCredit è la seconda banca italiana per capitalizzazione di mercato, cioè per valore di tutte le sue azioni in circolazione, e Banco BPM è la quinta. L’unione tra le due creerebbe il primo gruppo italiano, superando Intesa Sanpaolo, l’attuale leader di mercato poco sopra UniCredit. È per questo che la questione della concorrenza nel settore bancario è così delicata e soggetta al rigido controllo delle istituzioni europee, soprattutto in questo caso.

Il palazzo della BCE a Francoforte (AP Photo/Michael Probst)

Già nelle scorse settimane alcune indiscrezioni pubblicate da Bloomberg avevano fatto intendere che la Commissione avesse diverse perplessità sulla decisione del governo italiano su UniCredit. Solo lunedì – probabilmente per aspettare il pronunciamento del TAR – un portavoce le ha confermate, dicendo che la Commissione ha inviato una lettera al governo italiano in cui chiede chiarimenti: tali chiarimenti poggiano su una valutazione ancora preliminare da parte della Commissione, che presuppone che il golden power sia stato usato in violazione delle regole europee. La lettera è molto dura e dettagliata: è lunga 55 pagine ed è stata pubblicata martedì da Repubblica.

La lettera smonta una per una le motivazioni secondo cui l’operazione sarebbe una minaccia per la sicurezza nazionale: secondo quanto ricostruito, infatti, il governo avrebbe difeso la decisione sostenendo tra le altre cose che il risparmio e i soldi gestiti da Banco BPM e dalle sue società controllate sarebbero una questione strategica per il paese e per la sua sicurezza. Ha sostenuto anche che con l’acquisizione finirebbero sotto una banca portatrice di interessi stranieri, con una retorica molto usata da diversi membri del governo secondo cui UniCredit è una banca straniera.

È un’interpretazione infondata, smentita dalla stessa Commissione, sia perché UniCredit è una banca che paga le tasse in Italia e segue l’ordinamento italiano (il cui presidente è peraltro Pier Carlo Padoan, un ex ministro, e il cui amministratore delegato Andrea Orcel è italiano), sia perché gli azionisti esteri non hanno partecipazioni tali da influenzarne il controllo. La Commissione ha ricordato che il maggiore azionista straniero di UniCredit ha una quota di solo il 7,4 per cento delle azioni: ed è BlackRock, una delle più importanti società d’investimento al mondo, che peraltro è anche il secondo azionista di Banco BPM. È una motivazione del tutto «irrilevante» secondo la Commissione.

I funzionari europei hanno dato 20 giorni di tempo per ottenere una risposta dal governo, dopo i quali forniranno una valutazione vincolante sulla base delle informazioni ricevute: nella lettera hanno ribadito più volte che per il momento la valutazione non è positiva. Il governo italiano ha detto che risponderà ai chiarimenti «con spirito collaborativo e costruttivo», ribadendo però che le sue motivazioni sono state già ritenute «legittime dai giudici amministrativi», cioè dal TAR. Non è chiaro cosa succederà ora: mentre la sentenza del TAR era abbastanza positiva per entrambe le parti, la valutazione della Commissione sposta il vantaggio più verso UniCredit.

L’amministratore delegato di UniCredit Andrea Orcel (Roberto Monaldo / LaPresse)

Il governo dovrà in ogni caso riscrivere il DPCM oggetto di sentenza del TAR e della eventuale valutazione negativa della Commissione e, secondo fonti sentite dal Post, starebbe puntando a non far decadere l’intero decreto ma ad aggiustarlo anche tramite provvedimenti collegati, in modo che agli occhi dell’opinione pubblica non sembri una retromarcia troppo evidente.

UniCredit, che in questi mesi ha fatto una grossa battaglia contro il governo, ha ora dalla sua parte una sentenza del TAR parzialmente a suo favore e i dubbi della Commissione Europea. Non è chiaro come però potrà andare avanti: l’Offerta Pubblica di Scambio – cioè una delle modalità con cui si comprano le società quotate in borsa e quindi le banche – scade il 23 luglio, tra pochi giorni.

Visto il caos potrebbe esserle consentito di chiedere una proroga, ma una condizione di incertezza di questo tipo non è ideale per queste operazioni: l’Offerta Pubblica di Scambio prevede infatti che gli azionisti di Banco BPM scelgano in autonomia se aderire o meno alle condizioni di UniCredit, e con questa confusione la scelta non è facile.

Proprio per queste ragioni la Consob, l’autorità italiana che vigila sui mercati finanziari, aveva già sospeso per un mese l’offerta. L’amministratore delegato di UniCredit ha detto diverse volte che, se anche questa offerta dovesse decadere, niente impedisce loro di presentarne un’altra. UniCredit nel frattempo è impegnata anche in un’altra disputa, con un altro governo: quello tedesco, che si oppone all’acquisizione da parte di UniCredit di una quota rilevante di Commerzbank, importante banca tedesca partecipata dallo stesso governo.

– Leggi anche: Che cos’è questo “risiko bancario”