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  • Giovedì 26 giugno 2025

Cooper Flagg è uno da conoscere

La prima scelta del draft del basket NBA giocherà nei Dallas Mavericks: ci si aspetta moltissimo

Il cestista statunitense Cooper Flagg con la sua squadra universitaria, i Duke Blue Devils, 5 aprile 2025
Il cestista statunitense Cooper Flagg con la sua squadra universitaria, i Duke Blue Devils, 5 aprile 2025 (Lance King/Getty Images)
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I Dallas Mavericks hanno preso come prima scelta del draft di NBA il 18enne statunitense Cooper Flagg, un giocatore che ha già grandissime aspettative attorno. Il draft è l’evento in cui le trenta squadre della principale lega nordamericana di pallacanestro selezionano dal campionato universitario statunitense, oppure dai campionati stranieri, i nuovi giocatori per la stagione successiva. Ogni squadra a turno ha diritto a scegliere un giocatore, secondo un ordine stabilito da un sorteggio che però favorisce chi è andato peggio nella stagione precedente.

La “prima scelta” è quasi sempre un giocatore dal potenziale molto alto: eppure, raramente è accompagnata da un’attesa grande come quella che circonda Flagg. Negli ultimi dieci anni un entusiasmo simile c’è stato solo con il francese Victor Wembanyama, prima scelta nel 2023. Parte di questo entusiasmo, a volte alimentato dalla stessa NBA, si spiega anche con il fatto che Flagg è statunitense: una cosa che potrebbe ravvivare l’interesse per la NBA negli Stati Uniti, dove è sempre meno seguita e dove si stanno affermando sempre più giocatori non statunitensi.

In effetti Flagg sembra un giocatore davvero molto promettente. Fa l’ala piccola, un ruolo molto versatile del basket (dato che è molto coinvolto sia nell’attacco sia nella difesa) e nel quale si pensa possa eccellere particolarmente. È molto agile, nonostante sia alto più di due metri e pesi 92 chili.

Flagg è nato nel 2006 nello stato del Maine. Di lui si parla già dal 2022, quando vinse il Mondiale Under-17  con la nazionale statunitense. Subito dopo si iscrisse a un prestigioso liceo, la Montverde Academy, conosciuto per il suo programma sportivo di alto livello: lì giocò in una delle squadre liceali di basket più forti di sempre, un contesto che gli permise di migliorare notevolmente le proprie qualità offensive.

Da allora è diventato sempre più conosciuto. Nel 2023 la stessa NBA pubblicò un video di Flagg mentre giocava al torneo del Rucker Park, cioè quello dell’omonimo campetto del quartiere newyorkese di Harlem in cui si gioca un basket spettacolare e molto competitivo.

Nell’estate del 2024 Flagg fu persino chiamato a far parte del Select Team, la squadra con cui la nazionale statunitense – una delle più forti del mondo – si allenò in vista delle Olimpiadi di Parigi. In quell’occasione dimostrò grande personalità e competitività, due cose che gli sono riconosciute ancora oggi: non ebbe problemi, per esempio, a difendere su LeBron James, uno dei cestisti più forti e famosi di sempre.

In quei mesi entrò anche nella squadra dell’Università di Duke (nel North Carolina), che gioca nella Division 1, il livello più alto del basket universitario statunitense. Di fronte a un pubblico ancora più vasto – lo sport collegiale è seguitissimo negli Stati Uniti – e in un campionato molto più competitivo di quello liceale, Flagg dimostrò ancora una volta di essere un giocatore fenomenale sia in difesa che in attacco.

Flagg difende molto bene sia dentro l’area sia sul cosiddetto “perimetro” (la zona fuori dall’area, da cui si tira da tre punti) grazie alla sua stazza, alla sua agilità ma soprattutto a una notevole intelligenza tattica. Legge rapidamente i movimenti degli avversari e spesso lo fa senza guardare il pallone: una cosa che in genere riesce meglio ai giocatori più esperti ed è rara per quelli della sua età, che tipicamente sono concentrati su dov’è la palla e perdono di vista il resto del campo, lasciando spazio agli schemi avversari.

È in attacco però che Flagg ha l’impatto maggiore, e anche dove mostra di avere ancora ampi margini di miglioramento. Nella costruzione delle azioni è molto bravo a passare la palla sia sul “perimetro” sia dentro l’area, anche se per ora tenta raramente i passaggi più lunghi, che spesso sono quelli più rischiosi.

È anche un efficace realizzatore, soprattutto in area: ci entra in modo molto deciso e, grazie a una precisa tecnica di tiro e a un’equilibrata gestione del corpo, riesce spesso a segnare senza fare fallo, anche quando su di lui gli avversari difendono energicamente. E poi schiaccia tante volte, con notevole agonismo.

Nel corso dell’ultima stagione il suo tiro da tre (cioè da fuori area), che un anno fa era mediocre, è migliorato molto.

Flagg è capace di unire bene queste sue qualità difensive e offensive: il sito di approfondimento The Ringer per descrivere il suo gioco ha persino parlato di «playmaking difensivo», per il modo in cui recupera il pallone e, subito dopo, costruisce o conclude un’azione da canestro: il “playmaker” nel basket è il giocatore che gestisce le azioni e smista i palloni ai compagni.

Flagg è quindi considerato un cestista completo e duttile, tant’è che quest’anno è stato il giocatore di Duke con la media più alta in praticamente tutti gli aspetti importanti del gioco: punti, assist, rimbalzi, palle rubate e stoppate. Per questi motivi, secondo ESPN non gli sarà difficile inserirsi nel gioco dei Mavericks e, contemporaneamente, migliorare il proprio, anche perché nella squadra giocano cestisti esperti che hanno già vinto l’NBA e che potrebbero aiutarlo a maturare.

A testimonianza delle aspettative altissime nei suoi confronti, Flagg è già stato paragonato più volte a giocatori storici della NBA come Kawhi Leonard (33 anni e ancora in attività) e Scottie Pippen (che giocò tra la fine degli anni Ottanta e i primi Duemila, soprattutto nei Chicago Bulls insieme a Michael Jordan). L’adattamento alla NBA in ogni caso non è scontato, nemmeno per uno che sembra forte come Flagg. Il livello della lega è nettamente superiore rispetto al campionato universitario e ci sono anche differenze strutturali rilevanti tra le due leghe: la linea da tre punti, per esempio, in NBA è più distante dal canestro.