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  • Lunedì 23 giugno 2025

Oklahoma ha vinto l’NBA con una delle difese più forti di sempre

Al livello dei Bulls di Michael Jordan e dei Lakers di Magic Johnson, secondo alcuni dati, e con un approccio piuttosto particolare

Il centro e ala grande degli Oklahoma City Thunder Chet Holmgren difende su un tiro del centro degli Indiana Pacers Myles Turner durante gara 5 delle Finali di NBA, 16 giugno 2025 (Kyle Terada/Pool Photo via AP)
Il centro e ala grande degli Oklahoma City Thunder Chet Holmgren difende su un tiro del centro degli Indiana Pacers Myles Turner durante gara 5 delle finali di NBA, 16 giugno 2025 (Kyle Terada/Pool Photo via AP)
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Gli Oklahoma City Thunder hanno vinto per la prima volta l’NBA, il campionato maschile di basket nordamericano e il più prestigioso del mondo. Ci sono riusciti in buona parte grazie a un modo di difendere eccezionale. Sin dall’inizio della stagione, e poi ai playoff, hanno difeso in maniera versatile, aggressiva ed efficiente, ottenendo risultati paragonabili a quelli delle squadre migliori nella storia della lega, anche secondo diversi dati (CBS Sports ne ha messi assieme dieci abbastanza significativi).

Durante la regular season, la prima parte del campionato NBA, i Thunder sono stati la squadra contro cui le avversarie hanno avuto la percentuale di realizzazione più bassa e hanno perso più volte il possesso della palla. È rarissimo che una squadra di NBA sia prima in entrambe le statistiche: negli ultimi 50 anni ci sono riusciti solo i Golden State Warriors della stagione 2016/2017, considerati una delle squadre più forti e rivoluzionarie nella storia del basket.

Nei playoff (la fase finale dell’NBA), i Thunder hanno fatto perdere la palla agli avversari in media 18 volte a partita: negli ultimi 40 anni, l’unica squadra migliore di loro da questo punto di vista furono i Chicago Bulls del 1996, in cui giocava Michael Jordan. Sempre nei playoff, i Thunder hanno totalizzato il maggior numero di palloni rubati e di stoppate (sommati sono 16,4 di media a partita) dal 1983, cioè dai fortissimi Lakers di Magic Johnson e Kareem Abdul Jabbar. Per palle rubate si intende quando un giocatore intercetta un passaggio oppure sottrae il pallone all’avversario che sta palleggiando, mentre le stoppate sono le azioni che bloccano un tentativo di tiro avversario.

Andando oltre alle pur notevoli statistiche, è anche il modo in cui i Thunder difendono a essere piuttosto peculiare. In primo luogo, grazie agli altissimi Chet Holmgreen (2,16 metri) e Isaiah Hartenstein (2,13 metri) – entrambi di ruolo centro, quello più tradizionalmente difensivo – i Thunder possono difendere bene in modo “verticale”, cioè contrastando i tiri degli avversari o recuperando la palla a rimbalzo, dopo gli errori avversari.

La difesa verticale non è però la caratteristica principale dei Thunder, che preferiscono spesso una difesa più “orizzontale”: non fermano gli avversari cioè solo quando tirano, schiacciano o entrano con il pallone in area (cosa che comunque fanno, e anche bene): difendono in modo molto aggressivo ed efficace prima di farli arrivare al tiro, deviando i passaggi o rubando loro la palla quando ancora stanno palleggiando, spesso da dietro.

I poco aggressivi Thunder

I Thunder cercano quindi, spesso riuscendoci, di non far proprio entrare gli avversari nel “pitturato”, cioè la zona dell’area più vicina al canestro (si chiama così perché è evidenziata con un colore diverso). È una scelta abbastanza rischiosa, perché potrebbe lasciare più scoperta la zona fuori dall’area, da cui si tira da tre punti, ma che riesce molto bene a Oklahoma perché ha giocatori rapidi e intelligenti, che possono quindi tornare a difendere velocemente fuori area e, talvolta, persino anticipare le mosse degli avversari.

A questo proposito Michele Conti faceva notare su Ultimo Uomo che durante la serie di playoff contro i Memphis Grizzlies i Thunder hanno concesso il terzo dato più alto per tiri da tre punti dei playoff (41,5 per cento), ma il terzultimo per percentuale con cui venivano segnati (31,3 per cento), e questo vuol dire che erano per la maggior parte tiri complicati da segnare a causa della pressione difensiva di Oklahoma. Nell’articolo, Conti definiva i Thunder «la perfetta espressione di cosa significa difendere nell’NBA moderna». 

La difesa “orizzontale” è molto efficace per due motivi: si adatta molto bene allo stile offensivo dell’NBA di oggi, basato soprattutto su passaggi rapidi e sulla ricerca del tiro da tre; e consente alla squadra di difendere bene anche quando non ci sono i suoi altissimi centri in campo (una cosa che, secondo il canale di approfondimento Thinking Basketball, praticamente nessuna delle difese migliori della storia si è potuta permettere).

Più che l’altezza dei suoi giocatori, nella difesa dei Thunder ha avuto un maggiore impatto la lunghezza delle loro braccia. Oltre ai centri – quella di Holmgren, per esempio, è di 2,29 metri – Oklahoma ha anche giocatori come Jalen Williams che pur essendo alto poco meno di due metri ha una distanza tra mano a mano con le braccia distese di 214 centimetri, mentre di norma questa misura è più o meno uguale all’altezza di una persona.

Una giocata molto intelligente, sul perimetro

La difesa “orizzontale” contribuisce positivamente anche al loro attacco, perché intercettando e rubando la palla agli avversari i Thunder riescono spesso ad andare in contropiede, quindi ad attaccare in pochi secondi la difesa avversaria, quando è ancora mal posizionata. È un gioco che esalta giocatori di eccezionale talento come il canadese Shai Gilgeous-Alexander, che quest’anno ha vinto il premio di MVP (cioè di miglior giocatore) della regular season e quello delle finali, o lo stesso Jalen Williams, che in gara-5 delle finali ha fatto 40 punti. Sia nella regular season che ai playoff i Thunder sono stati la squadra che ha segnato il maggior numero di punti in contropiede.

In questo senso, un punto di forza di Oklahoma è stata proprio la versatilità dei suoi giocatori. Ai playoff, persino i giocatori più decisivi in attacco –  Alexander e Williams, appunto – hanno rubato in media più di una palla a partita, a dimostrazione di come anche loro fossero coinvolti nel sistema difensivo della squadra.

I meriti della eccezionale difesa dei Thunder, comunque, sono anche dell’allenatore Mark Daigneault, che con il suo approccio analitico ha quasi sempre gestito in modo eccezionale la versatilità dei suoi giocatori e la grande “profondità” della squadra. Per “profondità” si intende la possibilità di far entrare dalla panchina numerosi giocatori che possono fare la differenza in campo, fondamentale in uno sport come il basket dove non ci sono limiti alle sostituzioni  e i titolari si alternano spesso alle riserve.

Per i Thunder questa abbondanza di soluzioni è stata resa possibile soprattutto dal lavoro del direttore generale Sam Presti, che in questi anni – in linea con le idee di Daigneault – ha costruito la squadra puntando molto sui cestisti giovani cresciuti nella squadra e su pochi acquisti mirati, anziché su costosissime superstar.

All’inizio di questa stagione, in particolare, Presti ha preso due giocatori non troppo famosi o spettacolari, ma in fin dei conti fondamentali per la difesa dei Thunder. Il primo è il 31enne Alex Caruso, un giocatore contemporaneamente intelligente e aggressivo, che sa difendere molto bene soprattutto fuori dall’area, un aspetto come detto cruciale nel sistema dei Thunder. Sports Illustrated l’ha descritto come «un fastidioso difensore fisico e manesco, che strappa via continuamente il pallone e fa impazzire gli avversari dalla frustrazione». È un giocatore disposto anche a buttarsi a terra, pur di recuperare il pallone.

Il secondo acquisto azzeccato di Presti è stato il 27enne tedesco Isaiah Hartenstein, che è un centro molto più grosso di Holmgren (pesa quasi 20 chili in più di lui). Giocando in coppia con lui, Hartenstein non ha solo reso più efficace la difesa “verticale” dei Thunder, ma anche quella “orizzontale”. Quando Hartenstein è in campo e fa il centro, Holmgren può infatti essere impiegato come ala grande, che è un ruolo che come il centro agisce vicino al canestro – sia in attacco sia in difesa – ma che è molto più dinamico.

In questo modo i Thunder possono sfruttare su una parte più ampia del campo le braccia lunghissime di Holmgren e, durante i contropiedi, anche le sue capacità di tiro e la sua velocità, fuori dal comune per una persona della sua stazza fisica. Holmgren in questi playoff ha realizzato in media 15 punti, 8,7 rimbalzi, 1,7 stoppate e 0,7 palle rubate a partita.

Holmgren che fa un po’ di tutto

Insieme a loro, hanno avuto un impatto significativo sulla difesa dei Thunder anche due giocatori cresciuti nella squadra: il 26enne canadese Luguentz Dort, ormai stabilmente tra i titolari, e il 21enne Cason Wallace, che quest’anno (il suo secondo in NBA) ha mostrato notevoli progressi difensivi ed è stato sempre più utilizzato, anche durante le finali.

In questi playoff, le uniche squadre che sono riuscite a mettere davvero in difficoltà la difesa dei Thunder sono stati i Denver Nuggets, contro cui Oklahoma ha giocato i quarti di finale, e soprattutto gli Indiana Pacers, che in qualche partita delle finali sono riusciti a imporsi sulla difesa dei Thunder con dei contropiedi veloci e imprevedibili, soprattutto grazie ai passaggi di Tyrese Haliburton. Haliburton si è infortunato durante l’ultima partita.

Uno dei modi con cui si può superare, a volte, la difesa dei Thunder