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  • Lunedì 9 giugno 2025

Costruire una squadra vincente senza spendere un’enormità

È quello che hanno fatto nel basket NBA Indiana e Oklahoma, che ora si stanno giocando le finali del campionato

Il cestista canadese degli Oklahoma City Thunder Shaivonte Gilgeous-Alexander durante una partita contro gli Indiana Pacers, 29 marzo 2025 (William Purnell/Getty Images)
Il cestista canadese degli Oklahoma City Thunder Shaivonte Gilgeous-Alexander durante una partita contro gli Indiana Pacers, 29 marzo 2025 (William Purnell/Getty Images)
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Quest’anno le finali di NBA (il campionato di basket nordamericano e il più importante al mondo) si giocano per la prima volta tra due squadre – gli Oklahoma City Thunder e gli Indiana Pacers – che non pagano la luxury tax, la tassa introdotta nel 2002 per le franchigie che spendono per i propri giocatori oltre il limite imposto dalla lega; e sarà anche la finale da cui uscirà la squadra campione di NBA più giovane degli ultimi 48 anni (sono sull’1-1 in questo momento e si gioca al meglio delle 7 partite).

Sono dati eccezionali, che mettono in discussione l’idea – molto radicata in NBA fino a qualche anno fa – che il modo migliore per vincere il campionato sia investire soprattutto sui giocatori definiti “superstar”, quelli più forti ed esperti, che le squadre spesso comprano a cifre molto alte o, quando hanno un po’ più di fortuna, fanno crescere dopo averli selezionati tra le primissime scelte del draft (l’evento annuale in cui le squadre di NBA selezionano nuovi giocatori dal campionato universitario statunitense o dai campionati stranieri).

Un caso esemplare di questa tendenza furono le finali di NBA del 2012 tra Oklahoma City Thunder e Miami Heat, entrambe con un trio notevole di “superstar”, quelli che vengono chiamati “big three”, i tre grandi: il primo formato da Kevin Durant, Russell Westbrook e James Harden, il secondo dai più affermati Dwyane Wade, LeBron James e Chris Bosh. Vinse Miami, che poi avrebbe vinto anche l’anno dopo contro i San Antonio Spurs.

Gli ingiocabili Miami Heat della stagione 2011-2012

Al contrario, né i Thunder né i Pacers di quest’anno hanno un trio di campioni, né hanno fatto acquisti sul mercato che siano stati particolarmente seguiti. Entrambe le squadre sono state costruite con progetti a lungo termine ed economicamente sostenibili, fatti di scambi mirati, investimenti sui giovani e qualche acquisto tempestivo di giocatori rimasti senza contratto (e quindi senza la necessità di pagare la loro squadra precedente). Anziché puntare su poche “superstar”, Thunder e Pacers hanno investito su più giocatori che si potessero soprattutto adattare bene a giocare insieme.

Oggi comunque entrambe le squadre hanno le loro “superstar”, come Tyrese Haliburton per gli Indiana Pacers e Shaivonte Gilgeous-Alexander per gli Oklahoma City Thunder, ma sono giocatori che hanno acquisito questo status solo dopo essere arrivati in squadra, a dimostrazione della capacità di entrambe di valorizzarli (che Haliburton sia una “superstar”, peraltro, è una cosa ancora molto dibattuta).

Tra le due squadre i Pacers sono quella che è stata costruita nel modo più notevole, dato che non pagano la luxury tax dal 2006 e non prendono al draft una delle prime cinque scelte assolute dal 1988. Negli ultimi anni non hanno nemmeno mai provato a perdere apposta – il cosiddetto tanking – per provare a ottenere le migliori scelte al draft (in NBA le squadre che arrivano ultime hanno più probabilità di ottenerle, in base a un regolamento interno che cerca di tenere equilibrato il livello del campionato).

In compenso in questi anni i Pacers hanno fatto una serie di scelte particolarmente astute. La prima in questo senso avvenne nel 2017, quando il loro miglior giocatore Paul George chiese di essere ceduto: la squadra decise di non scambiarlo con un altro giocatore altrettanto forte, ma con due un po’ meno forti ma comunque di alto livello, Victor Oladipo e Domantas Sabonis. I due poi non fecero benissimo, ma furono comunque molto utili per i successivi scambi, come quello che portò Haliburton ai Pacers nel 2022.

I Pacers intuirono le grandi potenzialità di Haliburton e investirono su giovani giocatori selezionati al draft o altri un po’ più esperti, come Aaron Nesmith o Obi Toppin, che potessero adattarsi bene al suo gioco fatto di passaggi rapidi e precisi.

L’unico acquisto dei Pacers che ebbe una certa rilevanza mediatica fu quello del camerunese Pascal Siakam, preso dai Toronto Raptors e con i quali aveva vinto l’NBA nel 2019. Quella di Siakam si sta rivelando la scelta migliore dei Pacers, dato che la sua grande capacità di segnare (ai playoff ha fatto in media più di 21 punti a partita) ha reso ancor più efficaci i rapidi passaggi di Haliburton.

Per tornare agli alti livelli dei primi anni Dieci, anche Oklahoma ha dovuto essere paziente e mettere in fila un po’ di scelte azzeccate. L’inizio della ricostruzione di una squadra vincente si può far risalire al 2019, quando decise di scambiare i suoi due migliori giocatori, Paul George e Russell Westbrook, per l’italiano Danilo Gallinari, qualche giovane giocatore promettente e diverse buone scelte al draft.

In quel caso Oklahoma fu anche fortunata, perché tra i giocatori ottenuti con quegli scambi c’era il canadese Shaivonte Gilgeous-Alexander, che è diventato in pochi anni uno dei migliori giocatori di basket al mondo e che quest’anno ha vinto il premio di MVP della regular season, cioè miglior giocatore della prima parte del campionato NBA.

A differenza dei Pacers, per rafforzare la squadra i Thunder ricorsero anche al più tradizionale tanking, e nel 2022 ottennero la seconda scelta assoluta del draft, Chet Holmgren, tuttora uno dei giocatori più importanti della squadra.

Hanno evitato di investire grosse somme di denaro per accostare ad Alexander giocatori già affermati, preferendo puntare su giocatori giovani e su pochi altri un po’ più esperti per rafforzare i propri punti deboli. Un esempio: per migliorare la fase difensiva, all’inizio di questa stagione hanno acquistato dai Chicago Bulls lo statunitense Alex Caruso, già vincitore dell’NBA nel 2020 con i Lakers. Caruso è stato una delle tante scelte azzeccate dei Thunder, che quest’anno hanno avuto la miglior difesa dell’NBA.

I progetti di Oklahoma e Indiana dimostrano insomma che comprare due o tre  “superstar” non è più l’unico modo per vincere un titolo. Anzi, in certi casi può essere controproducente: negli ultimi anni infatti la lega ha approvato ulteriori restrizioni sul salary cap, il tetto di spesa che ogni squadra non deve superare per pagare gli stipendi ai giocatori.

Per le squadre è così diventato sempre più difficile trattenere a lungo più giocatori affermati con stipendi molto alti: chi ha provato a farlo negli ultimi anni, come i Phoenix Suns o i Brooklyn Nets, non ha né vinto il campionato, né è riuscito a essere competitivo con continuità. Tra i punti di forza delle due finaliste di quest’anno c’è stato anche il fatto di avere a disposizione tanti giocatori di livello simile, oltre ai cinque titolari, in modo da aumentare le rotazioni ed essere sempre competitive quando manca qualcuno.

Diversi esperti, tra cui il giornalista Howard Beck sul sito specializzato The Ringer, hanno associato le sempre maggiori difficoltà a costruire una squadra vincente con giocatori già affermati all’aumento della competitività in NBA, diventata negli ultimi anni più imprevedibile: per capirci, quest’anno ci sarà il settimo campione diverso in sette anni, una cosa che non era mai successa nella storia della lega.

Nonostante siano una delle squadre più giovani della NBA, i Thunder sono considerati sin dall’inizio della stagione tra i principali favoriti per la vittoria dell’NBA e sono stati la miglior squadra della stagione regolare. Attualmente, la serie di finale è come detto sull’1-1 (vince chi arriva per prima a 4 vittorie): i Pacers hanno vinto gara-1 in trasferta con un canestro all’ultimo secondo di Haliburton, dopo essere stati in svantaggio per tutta la partita. La seconda partita, invece, è stata vinta dai Thunder in maniera molto più netta, grazie a una prestazione eccezionale di Gilgeous-Alexander.