L’inquinamento acustico delle città è molto sottovalutato

Ormai siamo abituati a fischi, rombi, beeeep e suoni improvvisi, ma ogni anno provocano sofferenze e contribuiscono a migliaia di morti premature

Alcuni scooter davanti a un cantiere della linea Blu della metropolitana a Milano, il 25 marzo 2024 (Emanuele Cremaschi/Getty Images)
Alcuni scooter davanti a un cantiere della linea Blu della metropolitana a Milano, il 25 marzo 2024 (Emanuele Cremaschi/Getty Images)
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Chi ci abita ormai è abituato, ma le città sono piene di rumori ambientali che provocano fastidio. Alcuni sono più evidenti e detestati di altri, come il suono dei clacson e il rombo dei motori delle moto di grossa cilindrata. Altri, come il fischio dei freni e i segnali acustici dei mezzi pubblici, passano più inosservati. Il punto è che tutti questi rumori non sono soltanto fastidiosi, ma anche dannosi per la salute delle persone, come hanno ormai evidenziato numerose ricerche: eppure, spesso l’inquinamento acustico nelle città raggiunge livelli troppo alti, soprattutto a causa del traffico.

L’esposizione prolungata a elevati livelli di rumore ambientale è associata a un aumento dei casi di malattie cardiovascolari, deterioramento cognitivo, disturbi del sonno e acufeni, oltre a problemi di salute mentale. L’Agenzia europea per l’ambiente stima che soltanto in Europa un’esposizione prolungata al rumore ambientale urbano contribuisca a causare ogni anno 48mila nuovi casi di malattie cardiache e 12mila morti premature.

È un problema che riguarda anche l’Italia, dove secondo i dati raccolti da uno studio dell’Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal) pubblicato nel 2022 e ripreso anche dalla Commissione europea, in molte città italiane buona parte della popolazione (spesso anche più della metà degli abitanti) è sottoposta a dei livelli di inquinamento acustico che superano i 53 decibel di esposizione media sulle 24 ore, il limite consigliato dall’OMS.

50 decibel corrispondono più o meno al rumore prodotto da una conversazione in casa: in sostanza, è come se chi abita in città fosse circondato da una specie di brusio continuo che scompensa il proprio corpo, oltre ovviamente a occasionali suoni ben più rumorosi.

La principale fonte di rumore in città è il traffico stradale di auto, moto, camion e mezzi pubblici. Quasi tutti fanno baccano a causa del motore, e in questo i mezzi elettrici sono destinati a migliorare la situazione, dell’attrito delle ruote sull’asfalto, e dei fischi generati dai freni – a frequenze a volte molto alte.

Il rumore di moto e motorini può essere molto fastidioso, a maggior ragione nei casi in cui il proprietario del mezzo modifica lo scarico rimuovendo il silenziatore, a volte proprio per aumentare il suono emesso dal motore quando sale di giri, e far notare a tutti la propria presenza.

Secondo esperti in materia sentiti dal Post a causare particolari danni non è solo l’elevato livello medio dei decibel, ma anche le frequenti variazioni d’intensità del suono, maggiormente percepite dal nostro cervello. Una moto che ci passa vicino, per esempio, oltre a molto rumore genererà anche un notevole sbalzo sonoro. A questo si aggiungono i suoni ad alta frequenza, causati per esempio dal passaggio di un tram: a parità di decibel, cioè di intensità, l’udito umano percepisce questi suoni molto più di quelli a bassa frequenza.

A Milano, per esempio, di tram ce ne sono di diverso tipo, e ognuno fa rumore a modo suo, in particolare nella fase di frenata (che si verifica a ogni fermata).

Anche durante gli spostamenti coi mezzi pubblici si può sentire una serie di rumori ambientali molto utili ma allo stesso tempo ad alto volume, come gli annunci di fermata e i segnali acustici emessi durante la chiusura delle porte.

A questi bisogna poi aggiungere i rumori ambientali causati da cantieri, servizi di giardinaggio e di pulizia urbana, come per esempio il camion dei netturbini quando svuota il cassonetto del vetro, nei casi peggiori anche di mattina molto presto.

Per chi vive vicino a una stazione ferroviaria o a un aeroporto la situazione peggiora notevolmente. Anche se non tutte le città hanno un aeroporto in zone densamente popolate, tutte hanno almeno una stazione ferroviaria: oltre alle fasi di transito, i treni possono essere molto rumorosi anche da fermi; per di più, se la stazione non è ben isolata, chi vive nei paraggi sentirà incessantemente il suono degli altoparlanti che annunciano gli arrivi e le partenze. Un esempio è la stazione centrale di Bologna, che da qualche anno è collegata all’aeroporto da una monorotaia che viene fatta passare all’esterno delle barriere fonoassorbenti: dalle sei del mattino fino a tarda notte, a pochi metri di distanza dalle case, l’altoparlante annuncia ripetutamente e in più lingue l’arrivo della monorotaia.

Trenitalia parla di una «attenuazione notturna» dei propri annunci in stazione, attiva dalle 22 alle 6. A volte rimangono comunque dei problemi. Nel paese ligure di Vernazza, in provincia di La Spezia, quasi tutte le case si trovano entro i 300 metri in linea d’aria dalla stazione, e da anni gli abitanti si lamentano del volume e della frequenza degli annunci, che secondo una rilevazione amatoriale superano gli 80 decibel.

I quartieri inquinati dal rumore degli aeroporti e delle stazioni ferroviarie sono tra i più problematici perché spesso il disturbo può durare fino a tarda sera o iniziare presto la mattina, peggiorando la qualità del sonno. Un esempio ben documentato è l’aeroporto di Schiphol, vicino ad Amsterdam, dove il passaggio degli aerei provoca gravi disturbi del sonno a decine di migliaia di persone: lì la questione è molto dibattuta ed è diventata anche un tema discusso in campagna elettorale.

Lo stesso vale per il rumore generato dal chiacchiericcio delle persone, che magari rimangono per strada fino a tarda notte, a volte anche dopo la chiusura dei locali. Quest’ultimo può diventare un serio problema nei centri storici di molte città italiane, per come sono fatte. Come spiega Marco Masoero, professore di fisica tecnica industriale al politecnico di Torino, vie molto strette chiuse da edifici con facciate lisce e uniformi aumentano la risonanza del suono, che viene amplificato e incanalato lungo la strada, aumentando il disturbo per i residenti.

L’inquinamento acustico in città può derivare anche dalla presenza di impianti industriali, a volte molto vicini a zone residenziali. Stabilimenti che lavorano i metalli o che producono manufatti, per esempio, sono di per sé molto rumorosi; mentre altre fonti di rumore causato dalle aziende possono essere gli impianti di depurazione dell’aria, o il via vai di traffico di automezzi che si crea intorno agli stabilimenti.

La presenza di produzioni industriali a ridosso dei centri abitati è un problema che riguarda molte città italiane. Secondo Silvio Barbieri, consulente ambientale e di sicurezza sul lavoro, la ragione di questo fenomeno si deve in parte a una amministrazione del territorio poco attenta: è capitato, per esempio, che stabilimenti costruiti in zone che nel Secondo dopoguerra erano in campagna siano poi stati inglobati dalle città in espansione, e oggi si ritrovino in mezzo a quartieri molto popolati.