L’esercito israeliano ha sparato colpi d’avvertimento contro un gruppo di diplomatici in Cisgiordania
C'era anche il viceconsole italiano a Gerusalemme: Antonio Tajani ha convocato l'ambasciatore israeliano

Mercoledì soldati dell’esercito israeliano hanno sparato colpi di avvertimento contro un gruppo di diplomatici di una trentina di paesi che stava visitando il campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, per cacciarli dalla zona. Nessuno è stato ferito. Nella delegazione c’era anche il viceconsole italiano a Gerusalemme, Alessandro Tutino: il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha convocato l’ambasciatore israeliano in Italia per avere chiarimenti.
Tajani ha detto che Tutino sta bene, dopo aver parlato con lui al telefono, e che «le minacce contro i diplomatici sono inaccettabili». Tutino è tornato a Gerusalemme. Il gruppo si stava avvicinando a un posto di blocco dell’esercito israeliano, che controlla militarmente diverse parti della Cisgiordania, e stava facendo delle riprese.
L’esercito israeliano ha sostenuto che i soldati abbiano sparato in aria, e che lo hanno fatto perché la delegazione si era allontanata dal percorso concordato andando in una zona per cui non era autorizzata. Ne facevano parte, tra gli altri, ambasciatori e diplomatici di Regno Unito, di 14 paesi dell’Unione Europea (tra cui Spagna e Francia), ma anche di Cina, Russia, Egitto e Giordania.

Soldati dell’esercito israeliano a Jenin, il 21 maggio (EPA/ALAA BADARNEH)
In un comunicato l’esercito ha detto che è «rammaricato per l’inconveniente causato» e che farà un’indagine interna: cioè la cosa che promette ogni volta che è coinvolto in episodi problematici, anche assai più gravi. La radio dell’esercito ha sostenuto anche che i soldati non sapessero che era una delegazione di diplomatici.
Oltre all’Italia hanno protestato anche il governo spagnolo, quello francese e Kaja Kallas, l’Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri (cioè la capa della diplomazia europea). Kallas ha definito «inaccettabile» l’incidente e che potrebbe essere una violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, a cui Israele aderisce, che vincola i paesi a garantire la sicurezza dei diplomatici stranieri.
La Cisgiordania è un territorio che secondo la comunità internazionale appartiene ai palestinesi, ma che da decenni è in gran parte occupata militarmente in maniera illegale da Israele, e in misura limitata è governata dall’Autorità nazionale palestinese (ANP), un organo con competenze ridotte, fortemente osteggiato da Israele e molto impopolare presso la popolazione palestinese.
Jenin fa parte delle zone amministrate dall’ANP, ma l’esercito israeliano le sorveglia strettamente e conduce periodicamente vaste operazioni militari al loro interno. I campi profughi come Jenin, o Jabalia (nella Striscia di Gaza), esistono da oltre 70 anni e non hanno tende o baracche ma somigliano a città con strade ed edifici, anche se spesso fatiscenti: mancano molte infrastrutture di base e le condizioni di vita, già estremamente precarie, sono state aggravate dai bombardamenti e dalle frequenti incursioni dell’esercito israeliano.
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