Il governo ha impugnato la legge del Trentino sul terzo mandato
Nonostante la contrarietà della Lega, che sulle questioni regionali ha divergenze sempre più grandi con Fratelli d'Italia

Il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge con cui il 9 aprile scorso il Consiglio provinciale di Trento aveva introdotto la possibilità di un terzo mandato consecutivo per il presidente della provincia autonoma (che si amministra come una Regione). Come prevede la Costituzione, il governo aveva a disposizione sessanta giorni per presentare un ricorso presso la Corte costituzionale, chiamata ora a stabilire se la norma del Trentino sia legittima oppure no.
La decisione è stata preceduta da una grossa polemica politica interna alla maggioranza di destra, dal momento che la Lega è da sempre a favore del terzo mandato: in Trentino peraltro è proprio un esponente della Lega, Maurizio Fugatti, a puntare a un terzo mandato (e non solo in Trentino). In Consiglio dei ministri, secondo le prime informazioni disponibili, gli esponenti del partito di Matteo Salvini si sono espressi in senso contrario.
La scelta del governo è maturata poche settimane dopo il pronunciamento della stessa Corte su una vicenda analoga: il 9 aprile la Consulta – altro nome con cui si indica la Corte costituzionale – aveva stabilito l’incostituzionalità di una legge regionale della Campania che di fatto permetteva al presidente Vincenzo De Luca, del Partito Democratico, di ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo. Quella sentenza della Corte aveva anche risolto una disputa politica che andava avanti da anni: i presidenti di regione non possono ricandidarsi per quello stesso incarico se lo hanno appena ricoperto per due mandati consecutivi.
Proprio nel giorno di quella decisione da parte della Consulta, il Consiglio provinciale trentino, su iniziativa della Lega, aveva approvato un disegno di legge che invece consentiva un terzo mandato consecutivo (Fugatti è al suo secondo mandato consecutivo). La motivazione usata per giustificare questa scelta stava nello statuto speciale della provincia di Trento: la tesi dei favorevoli era che la provincia potesse disciplinare a modo suo questa questione delicata, essendo un ente a cui su molte materie è riconosciuta un’ampia autonomia.
Questo portava con sé un altro problema: e cioè il fatto che anche le altre regioni a statuto speciale avrebbero potuto introdurre nel loro ordinamento il terzo mandato.
Per questo il governo ha deciso di impugnare la norma: d’altra parte la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il suo partito Fratelli d’Italia sono da sempre contrari a questa ipotesi. La decisione è stata presa peraltro in un giorno particolare: appena dopo il ballottaggio con cui il centrodestra ha vinto le elezioni amministrative a Bolzano con Claudio Corrarati, dopo un periodo di trent’anni in cui la città era di fatto sempre stata governata da giunte progressiste. Un’impugnazione prima del voto avrebbe invece probabilmente generato risentimenti tra gli elettori bolzanini, e in particolare tra i sostenitori della Südtiroler Volkspartei, affezionati alla loro autonomia.
In ogni caso, la decisione di Meloni è con ogni probabilità destinata ad acuire le già profonde divergenze tra Fratelli d’Italia e Lega sulle questioni regionali. Innanzitutto in Friuli Venezia Giulia, altra regione a statuto speciale il cui presidente, Massimiliano Fedriga della Lega, ha più volte manifestato la propria intenzione di ricandidarsi per un terzo mandato.
Proprio domenica, il giorno prima del Consiglio dei ministri, le tensioni interne al centrodestra friulano erano emerse improvvisamente a seguito di un’intervista del ministro per i Rapporti col parlamento Luca Ciriani, pordenonese e di Fratelli d’Italia: le dichiarazioni di Ciriani sulla sanità locale sono state prese come pretesto dalla Lega e da Fedriga per aprire una crisi di giunta, con vari assessori che hanno rimesso il proprio mandato. L’esito di questa crisi è ancora incerto.
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