Un altro anno di proteste contro Israele all’Eurovision
Si è visto poco perché l'ente organizzatore della competizione non le ha trasmesse, ma urla, fischi ed esibizioni di bandiere ci sono stati

Giovedì sera durante la seconda semifinale dell’Eurovision Song Contest, la più seguita competizione musicale europea che quest’anno si tiene a Basilea, in Svizzera, si sono sentite urla di protesta all’inizio dell’esibizione di Yuval Raphael, la cantante che rappresenta Israele. È il secondo anno che la partecipazione di Israele è contestata alla competizione e il motivo è sempre lo stesso: la guerra nella Striscia di Gaza.
I fischi durante la diretta si sono comunque sentiti poco e, anche se da alcuni video pubblicati sui social si vedono delle bandiere palestinesi fra il pubblico, non sono state inquadrate dalle telecamere ufficiali dell’evento: dall’anno scorso la European Broadcasting Union (EBU), l’ente che riunisce le tv pubbliche di decine di paesi del continente, fa di tutto per limitare le contestazioni politiche durante la trasmissione, specialmente riguardo alla Palestina.
Le proteste maggiori si erano comunque tenute qualche ora prima, durante le prove generali, quando diverse persone avevano esposto bandiere palestinesi e avevano accompagnato con dei cori e dei fischi l’esibizione di Raphael.
Dopo molte critiche sul divieto dell’anno scorso, quest’anno l’EBU ha ammesso la presenza di bandiere palestinesi nel pubblico, sebbene i messaggi politici sul palco continuino a essere vietati. Giovedì però ha detto che sei persone erano state espulse durante le prove perché esibivano delle bandiere palestinesi più grandi delle dimensioni consentite (1 metro per 70 centimetri) e fischiavano. In alcuni video circolati online si vedono quattro persone con delle bandiere palestinesi (di dimensioni simili ad altre nel pubblico) venir scortate fuori dalla folla, ma non si sa chi siano le altre due espulse.
Mercoledì sera a Basilea circa 200 persone avevano marciato in silenzio in sostegno della Palestina e per protestare contro la partecipazione di Israele all’Eurovision. È stata una manifestazione comunque più piccola di quella tenuta lo scorso anno a Malmö, la città svedese in cui si teneva il concorso, a cui avevano aderito più di 5mila persone. Nelle scorse settimane inoltre diverse emittenti televisive in Spagna, Irlanda e Slovenia (alcuni fra i paesi europei più solidali alla causa palestinese) avevano chiesto un dibattito sul coinvolgimento di Israele all’Eurovision, senza però ottenere granché.
Raphael è una sopravvissuta agli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023 ed è considerata una delle favorite per vincere l’edizione di quest’anno con la sua canzone “New Day Will Rise”. Poche settimane fa in un’intervista data a BBC aveva detto di essersi allenata a cantare con dei rumori di disturbo per prepararsi ai fischi che si aspettava di ricevere durante la sua esibizione, come era successo alla concorrente israeliana dell’anno scorso, Eden Golan.