Una copia della Magna Carta che invece è originale

L'Università di Harvard l'aveva comprata nel 1946 per soli 27 dollari

La copia della Magna Carta di Harvard (Harvard Law School)
La copia della Magna Carta di Harvard (Harvard Law School)
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Per quasi ottant’anni una biblioteca della prestigiosa università di Harvard, nel Massachusetts, ha conservato quella che si riteneva essere una copia della Magna Carta, il celebre documento scritto in latino medievale e considerato alla base dello sviluppo dell’idea di stato di diritto moderno. Due studiosi britannici hanno accertato che invece è un originale, e in particolare uno dei sette risalenti al 1300 arrivati fin qui.

La Harvard Law School l’aveva comprato nel 1946 per 27,50 dollari, l’equivalente di 450 euro di oggi: essendo un documento di enorme importanza storica, però, potrebbe valerne decine di milioni.

Tutto è partito nel dicembre del 2023, quando David Carpenter, professore di Storia medievale al King’s College di Londra, stava osservando alcune immagini digitalizzate della biblioteca della Harvard Law School durante le ricerche per scrivere un libro. Aprendo un file catalogato come “HLS MS 172” trovò appunto una pergamena della Magna Carta che lo lasciò sbalordito, perché gli sembrò un originale.

Condivise subito le proprie impressioni con Nicholas Vincent, un altro professore di Storia medievale dell’Università East Anglia, poi i due si misero al lavoro per esaminare il documento in maniera più approfondita. Chiesero alla biblioteca di fotografare la pergamena sotto la luce ultravioletta, e per evidenziare elementi e particolari che a occhio nudo sarebbero invisibili impiegarono le tecniche di analisi multispettrale.

Infine confrontarono il documento con gli altri sei originali prodotti nel 1300 e conservati in Inghilterra. Il testo corrispondeva, così come le dimensioni del documento (48,9 centimetri per 47,3) e la grafia della “E” maiuscola e delle lettere allungate della prima riga.

«È la cosa migliore che possa capitare a una bibliotecaria», ha detto al New York Times Amanda Watson, tra le responsabili della biblioteca, dove la pergamena veniva esposta solo di rado. L’università l’aveva comprata da un rivenditore di libri di Londra, che a sua volta se l’era aggiudicata in un’asta di Sotheby’s nel dicembre del 1945. Nell’asta era stata presentata come una copia, peraltro con la data sbagliata (1327) e venduta per 42 sterline del tempo. Non è ancora chiaro se adesso verrà messa in mostra.

La prima Magna Carta risale al 1215 ma ce ne sono anche versioni successive. Fu voluta da un gruppo di potenti baroni del Regno d’Inghilterra, che obbligò re Giovanni a firmarla per tutelarsi dagli strapoteri dei sovrani britannici. Anche se la gran parte del documento era dedicata a questioni di diritti feudali e dettagli della legislazione medievale piuttosto arzigogolati e oggi desueti, per il fatto che delimita chiaramente i poteri del sovrano e i diritti dei sudditi nel tempo è stato considerato un documento fondativo dello stato di diritto, prima in Inghilterra e poi anche negli Stati Uniti.

La Magna Carta fu riprodotta in numerose copie, di cui almeno 25 arrivate fino ai giorni nostri. I documenti erano scritti in latino a mano, utilizzando penna d’oca su pergamena, e avevano il sigillo reale che ne certificava la validità. Dopo averla firmata re Giovanni riuscì a farla annullare, ma il figlio Enrico III e il nipote Edoardo I ne fecero realizzare nuove versioni tra il 1225 e il 1300. Quella di Harvard, come detto, è proprio una delle ultime.

Quasi tutti gli originali arrivati fin qui sono conservati nel Regno Unito, due sono negli archivi nazionali a Washington DC e uno al parlamento di Canberra, in Australia. Un altro era stato venduto nel 2007 per 21,3 milioni di dollari, circa 30 milioni di euro oggi.

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