Il viaggio di Trump in Medio Oriente è un viaggio d’affari
Il presidente statunitense non ha grossi obiettivi diplomatici, ma vuole raccogliere miliardi di investimenti dalle monarchie del Golfo

Nella sua visita in Medio Oriente, il primo grande viaggio di stato del suo secondo mandato, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non ha grossi obiettivi diplomatici, ma è interessato soprattutto a fare accordi economici. È una cosa inusuale, visto che praticamente tutti i suoi predecessori avevano dato priorità a questioni politiche nei loro viaggi nella regione, considerata da moltissimo tempo centrale per la politica estera americana. Trump è partito lunedì e visiterà in quattro giorni Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, mentre non andrà in Israele, e questo è il più importante messaggio politico del suo viaggio. Il governo israeliano l’ha preso come un segnale piuttosto sorprendente di allontanamento da parte dell’amministrazione Trump.
Secondo il New York Times, Trump ha detto ai suoi collaboratori che intende portare a casa accordi economici e promesse di investimento per un totale di mille miliardi di dollari. Gli accordi potrebbero riguardare la costruzione di centrali nucleari, vendite di armi, investimenti nell’intelligenza artificiale, criptovalute.
L’Arabia Saudita ha già promesso di investire negli Stati Uniti circa 600 miliardi di dollari in quattro anni, mentre gli Emirati Arabi Uniti 1.400 miliardi di dollari in 10 anni. Sono cifre ritenute esose e troppo elevate, anche per stati molto ricchi come le monarchie del Golfo.

Un viaggio di Trump in Arabia Saudita nel 2017, con il presidente dell’Egitto Abdel Fattah al Sisi (a sinistra) e il re saudita Salman (al centro) (Saudi Press Agency via AP, File)
Al contrario dei suoi predecessori, peraltro, Trump non sembra intenzionato a usare gli accordi economici per portare avanti obiettivi politici.
L’amministrazione di Joe Biden, per esempio, aveva tentato per anni di negoziare un accordo con l’Arabia Saudita secondo cui i sauditi avrebbero ricevuto il necessario per costruire per la prima volta centrali nucleari a uso civile, e in cambio avrebbero riconosciuto lo stato di Israele: sarebbe stata una svolta diplomatica eccezionale nella regione, che è fallita con l’inizio della guerra a Gaza. Ora Trump sembra pronto a riprendere i negoziati, ma senza imporre il riconoscimento di Israele come condizione.
Durante il viaggio Trump potrebbe anche accettare dal Qatar il dono di un aereo Boeing 747 del valore di 400 milioni di dollari (360 milioni di euro) da usare al posto dell’Air Force One, l’aereo presidenziale. Se Trump accetterà l’offerta, che ancora non è stata formalizzata, l’aereo potrebbe essere il regalo più costoso mai accettato da un presidente.
Peraltro l’aereo, dopo la fine della presidenza, non rimarrebbe a disposizione dello stato americano, ma di Trump, che potrebbe continuare a usarlo privatamente: un tema che sta provocando grosse polemiche negli Stati Uniti. Lunedì Trump ha rigettato le accuse di conflitto di interessi e ha detto che bisognerebbe essere «degli stupidi» per rifiutare «un aereo gratis».
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Trump e la sua famiglia hanno già grossi interessi economici personali nel Golfo, soprattutto con l’Arabia Saudita: molte attività economiche di Trump hanno ricevuto miliardi di dollari di investimenti negli ultimi anni.