La Lombardia farà controllare le liste d’attesa degli ospedali ai carabinieri
L’obiettivo è ridurre i tempi lunghissimi per sottoporsi a esami e visite, ma i medici non l'hanno presa bene

La regione Lombardia ha firmato un protocollo con i carabinieri dei NAS (il nucleo antisofisticazioni e sanità) per controllare le liste e i tempi di attesa per esami e visite mediche. È la prima regione a farlo. L’obiettivo è ridurre uno dei problemi più sentiti dalle persone, costrette ad attendere diversi mesi prima di sottoporsi a una visita specialistica o a un esame, molto oltre l’attesa massima prevista dalla legge sulla base della priorità indicata dai medici nelle prescrizioni.
L’accordo prevede che i carabinieri si confrontino con la regione e con le ATS provinciali per organizzare controlli mirati e costanti negli ospedali e sui tempi di attesa: in questo modo si potranno individuare eventuali problemi che riguardino sia una singola struttura sanitaria che il sistema in generale. Verranno osservati sia la quantità di appuntamenti messi a disposizione, quindi le agende di ospedali e medici, sia il numero di prescrizioni fatte dai medici di medicina generale.
Il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha detto che l’accordo è stato fatto perché solo un organismo terzo può individuare i motivi di questa situazione anomala: la regione vuole capire perché i tempi di attesa non si riducono nonostante l’offerta di esami e visite continui ad aumentare. «Dobbiamo cercare di capire se alla base ci sia una cittadinanza molto malata o una cittadinanza per la quale vengono fatte magari delle richieste inappropriate o eccessive», ha detto Fontana.
Si punta quindi a ridurre la domanda, cioè le prescrizioni evitabili fatte dai medici. È un intervento che riguarda la cosiddetta appropriatezza prescrittiva. Uno dei fattori che negli ultimi anni hanno incentivato l’aumento delle prescrizioni è la cosiddetta medicina difensiva, ovvero il ricorso a un gran numero di esami e visite per prevenire il rischio di denunce da parte dei pazienti o dei loro parenti. Questo atteggiamento porta inevitabilmente a prescrivere esami senza rispettare i protocolli indicati per gli accertamenti legati a diverse malattie. Fontana ha fatto l’esempio dell’azienda sanitaria di Milano, dove nel 2024 sono stati forniti 62 milioni di prestazioni – tra esami e visite – a fronte di 3,2 milioni di abitanti.
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Secondo Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici di Milano, il ricorso alle forze dell’ordine rischia di fomentare un atteggiamento negativo della popolazione e scaricare la colpa solo sui medici. Rossi ha spiegato che prima andrebbe rifinanziato il sistema sanitario per aumentare l’organico dei reparti e che i medici dovrebbero essere protetti con più efficacia dalle cause ingiuste, e solo dopo i controlli sarebbero efficaci. «Chiamare i carabinieri non è un atto di rigore ma di rinuncia alla responsabilità politica: significa militarizzare la sanità lombarda ed ammettere che il sistema non regge: né sul piano delle risorse, né su quello della capacità di governo».
Negli ultimi mesi ci sono stati confronti tesi sulla responsabilità delle lunghe liste d’attesa che hanno coinvolto il governo e le regioni. Da mesi governo e regioni litigano su un decreto ministeriale, che tra le altre cose prevede l’attuazione dei cosiddetti “poteri sostitutivi”, una sorta di commissariamento della sanità regionale quando non vengono rispettati determinati obiettivi. Il governo insiste, le regioni continuano a essere contrarie, e finora non è stato trovato un accordo.
La scorsa settimana è intervenuta anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che rispondendo a una domanda alla Camera ha attribuito la colpa delle liste d’attesa alle regioni. «Noi ogni anno stanziamo delle risorse per le liste d’attesa, che però vengono gestite da loro», ha detto Meloni. «E allora abbiamo fatto un decreto chiedendo di poter intervenire, eventualmente, con dei poteri sostitutivi. Ebbene le Regioni, devo dire trasversalmente, non sono d’accordo, ma gli italiani sappiano che abbiamo queste difficoltà»: il riferimento era al fatto che anche le regioni governate dalla destra si sono lamentate della misura.
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